Ci ha pensato il noto quotidiano britannico The Guardian a sbattere il mostro in prima pagina nell'edizione cartacea del 28 agosto, segno che il regime alimentare dell'Occidente sta drammaticamente cambiando, a cominciare da quello degli inglesi per arrivare fino a noi. A sollevare il problema dell'imperversare dei cibi ultra-processati sono stati i relatori del meeting annuale della Società Europea di Cardiologia, tenutosi ad Amsterdam in questi giorni, che hanno dimostrato, attraverso due studi, l'elevata incidenza di questi alimenti nelle malattie cardiovascolari e negli ictus.
I due studi che hanno fatto luce sui cibi ultra-processati
A condurre le ricerche sono state l'Università di Sydney e la Quarta Università di Medicina Militare in Cina, che hanno dimostrato come cereali, barrette proteiche, bevande gassate, piatti pronti e fast food in generale aumentino il rischio di ipertensione, malattie cardiache, infarti e ictus. Secondo la ricerca presentata alla Società Europea di Cardiologia, nel Regno Unito e negli Stati Uniti ben oltre la metà della dieta media è ora costituita da alimenti ultra-processati e a essere colpite sono i regimi alimentari delle persone più giovani, più povere o svantaggiate che comprendono fino all’80% di questi cibi. Il primo studio, che ha seguito 10mila donne per 15 anni, ha scoperto che quelle con la percentuale più alta di cibo spazzatura nella loro dieta avevano il 39% in più di probabilità di sviluppare pressione alta rispetto a quelle con la percentuale più bassa. Ciò è avvenuto anche dopo che i ricercatori hanno apportato modifiche alle quantità di sale, zucchero e grassi. Il secondo studio, presentato al meeting della Società Europea di Cardiologia, offre una meta-analisi di oltre 325mila uomini e donne mostrando che le persone che mangiavano più cibi processati erano il 24% più inclini a sviluppare eventi cardiovascolari, inclusi infarti, ictus e angina pectoris.
Lo studio coreano e la correlazione con stati depressivi
A completare il quadro allarmistico sul cibo spazzatura ci ha pensato anche uno studio coreano di quest'anno, pubblicato sulla rivista Nutrients, che ha trovato un legame tra la depressione e un maggiore apporto di cibo spazzatura tra le donne. I ricercatori, che hanno coinvolto 9.463 adulti, hanno scoperto che le donne che consumano il livello più alto di questi alimenti hanno una probabilità 1,51 volte maggiore di soffrire di depressione rispetto a quelle che seguono una dieta ricca di frutta e verdura e con un basso contenuto di grassi saturi, contenuto di zucchero e livelli di sodio nella dieta. In Corea, i tassi di depressione tra il 2016 e il 2020 tra le donne erano del 5,9% rispetto agli uomini del 3,04%, e la percentuale media coreana di apporto energetico da articoli UPF era del 27,49%.
Non sempre tutto ciò che sembra salutare lo è davvero
Ben oltre la metà della dieta media nel Regno Unito e negli Stati Uniti è oggi costituita da alimenti ultra-processati. Sebbene definirli tecnicamente sia complesso, la spiegazione più semplice è che contiene oggetti che normalmente non troveresti in una cucina. A volte questi alimenti sembrano cibo spazzatura, ovviamente artificiale e ricco di sale, grassi e zucchero. Spesso però si presentano sotto forme rassicuranti come zuppe, muesli o yogurt. “Quasi ogni alimento che sulla confezione riporta un’indicazione sulla salute è un cibo ultra-processato”, osserva Chris van Tulleken (medico, scienziato e giornalista che ha lavorato sulle malattie infettive) nel suo libro Ultra-Processed People, uscito lo scorso luglio. In questo testo l'autore scrive che, oltre a farci ammalare, il cibo ultra-processato sta distruggendo il pianeta e sta sradicando le culture tradizionali. Il problema oggi è però che questi prodotti sono stati associati a un aumento di malattie gravi tra cui il cancro e il diabete, ma le persone generalmente non hanno idea di cosa siano e non sanno come riconoscerli. Gli alimenti trasformati potrebbero essere pesce in scatola, carne affumicata o arachidi salate. Un cibo ultra-processato è spesso realizzato con ingredienti già raffinati, come oli vegetali, farine, proteine del siero di latte e zuccheri che vengono poi combinati per creare qualcosa di appetitoso utilizzando additivi come emulsionanti, aromi e coloranti, prodotti che non si possono acquistare in un normale negozio. Secondo van Tulleken, l'obesità non è causata dai soliti sospetti – zucchero, sale, grassi o mancanza di esercizio fisico – ma dai sintetici, dai prodotti chimici e dagli stabilizzanti presenti negli alimenti ultra-processati. Questi mandano in cortocircuito il nostro uso evoluto del gusto, dell’olfatto, del colore e della consistenza per guidare la scelta dietetica, inducendoci a scelte alimentari malsane e che creano dipendenza e al conseguente aumento di peso.
Il parere dell'OMS e il problema del marketing sulle scelte dei bambini
A luglio, l’OMS ha pubblicato nuove linee guida in cui raccomanda ai paesi di attuare politiche obbligatorie complete per proteggere i bambini di tutte le età dalla commercializzazione di alimenti e bevande analcoliche ad alto contenuto di acidi grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri liberi e sale (detti HFSS). “Il marketing aggressivo e pervasivo di alimenti e bevande HFSS è responsabile di scelte alimentari non salutari”, denuncia il dottor Francesco Branca, direttore del Dipartimento di Nutrizione e Sicurezza Alimentare dell’OMS, che aggiunge "Gli appelli a pratiche di marketing responsabili non hanno avuto un impatto significativo. I governi dovrebbero stabilire norme forti e complete". Anche il marketing alimentare è sempre più riconosciuto come un problema relativo ai diritti dei bambini, dato il suo impatto negativo su molti dei diritti sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. Più di un decennio dopo che gli Stati membri hanno approvato le raccomandazioni dell’OMS sulla commercializzazione di alimenti e bevande analcoliche destinate ai bambini, i bambini continuano a essere esposti alla potente commercializzazione di alimenti HFSS e bevande analcoliche (problema emerso anche in Italia), il cui consumo è associato a implicazioni negative sulla salute, come l’obesità, la carie e il diabete. In primis uno degli elementi di grande impatto, per quanto riguarda l'infanzia, è il fatto limitare il potere di persuasione del marketing alimentare, ovvero limitare l’uso di cartoni animati o tecniche che piacciono ai bambini, come includere giocattoli con prodotti, pubblicità con canzoni e sponsorizzazioni di celebrità.