Riqualificare la città
Incentivare la nascita di nuovi centri di aggregazione per riqualificare il tessuto urbano. E viceversa, a parti invertite. Quali che siano i ruoli, il rapporto di causa effetto produce lo stesso risultato: un nuovo spazio a disposizione della città e di chi la abita. Per incontrarsi, condividere del tempo di qualità, prendersi una pausa dalla routine. Succede da qualche giorno a Torino, in piazza Gran Madre, a pochi metri da uno dei monumentali simboli della città. Eppure in un'area che di riqualificazione necessitava da tempo, in quel tratto di lungo Po che coincide con l'inizio di Corso Moncalieri abbandonato a se stesso, tra vecchie cabine telefoniche e pavimentazione sconnessa, resti lasciati all'incuria di una vecchia pompa di benzina non più in attività. Dunque c'è voluto l'intervento di un privato, il giovane imprenditore Marco Greco (già titolare di un ristorante sul Corso), per individuare le potenzialità del vecchio chiosco dismesso che giaceva nell'incuria nell'area: con 50mila euro di investimento e la benedizione dell'amministrazione torinese, Greco ha commissionato allo studio di architettura De Ferrari la bonifica dell'area e un progetto di rinnovamento che ripensasse la struttura come moderno chiosco con cucina, adibito alla somministrazione di cibo, ricalcando la forma del basamento del monumento a Vittorio Emanuele I, che campeggia in piazza.
Lumen alla Gran Madre
È nato così Lumen – una “lanterna” per la città - aperto dalle 7 del mattino e fino alle 22: bar per la prima colazione, cucina veloce per la pausa pranzo, ritrovo per l'aperitivo, “distributore” di street food di qualità per tutta la giornata. Tutt'intorno si è lavorato sulla pavimentazione in cemento idrorain, dotando lo spazio di panchine e preparando la strada per l'allestimento di un dehors attrezzato quando arriveranno tutti i permessi e la bella stagione renderà piacevole sedersi per una colazione all'aperto vista fiume. E in fase di progettazione si è pensato da subito a privilegiare la qualità dell'offerta, partendo dalla selezione di prodotti del territorio e non solo, con un piede nella tradizione gastronomica locale e l'altro rivolto ai grandi ingredienti internazionali, dalle acciughe del Mar Cantabrico al salmone norvegese (agevola il lavoro la collaborazione con Selecta).
Nel segno dell'orgoglio locale è il sodalizio con Stratta, storica pasticceria e confetteria di piazza San Carlo (dal 1836), che fornirà croissant e dolci per la colazione. Per il caffè, invece, c'è un accordo con Vergnano. E per uno spuntino veloce si punta sui panini farciti sul momento con salumi, formaggi e specialità regionali. Si consuma al banco, affacciati sulla cucina lasciata a vista da una superficie in gran parte vetrata; o sulle panchine che circondano il chiosco, in attesa che arrivino tavolini e sedie del dehors. Per contro, chi sa bene quanto il crocevia tra ponte Vittorio Emanuele I, Corso Moncalieri e piazza Gran Madre sia perennemente ingolfato dal traffico e dalle macchine posteggiate in doppia fila per una sosta volante al Gran Bar Torino, teme che l'apertura del chiosco possa aggravare la situazione, anziché garantire un'oasi di tranquillità a chi percorre la pista ciclabile.
I precedenti. Il successo dei chioschi gastronomici
La verità è che sulla riscoperta dei chioschi urbani, a patto che siano vissuti con senso civico, molte città stanno facendo affidamento per creare nuovi poli di qualità. E spesso con la complicità del cibo. Sempre a Torino, all'inizio dell'estate scorsa, il chiosco abbandonato di piazza Benefica (dove si svolge un mercato giornaliero) ha ripreso slancio con l'arrivo della famiglia Giammona, che a Catania gestisce da quattro generazioni uno dei chioschi di “acquaioli” più famosi della città, in piazza Umberto. Alla tradizione degli acquaioli, che vendevano in strada acqua aromatizzata al limone o all'anice, si rifà l'attività della famiglia specializzata in bevande rinfrescanti a base di sciroppi e seltz. A Torino, con il sostegno di un finanziatore privato, hanno dato vita al Chiosco Siciliano, dilagando per tutta l'estate con sciroppi al mandarino, al tamarindo, orzata con limone e anice, da frutta prodotta in famiglia. E per continuare a vivere tutto l'anno, l'offerta si è evoluta verso cioccolate calde, frappè e bevande calde più in linea con la tradizione e il clima di Torino. Ma lo stesso discorso vale per città a travolgente propulsione gastronomica come Milano, dove non pochi sono i casi di riqualificazione di chioschi abbandonati; su tutti, spicca il progetto Exit – sotto l'egida di Matias Perdomo e la squadra di Contraste – che in piazza Erculea ha dato vita a un'idea di gastronomia urbana decisamente accattivante, e accessibile. Mentre, fuori dall'Italia, è di qualche mese fa l'iniziativa dell'amministrazione di Bruxelles per finanziare il rinnovo degli iconici chioschi delle frites. Perché anche una friggitoria su strada può essere bella e confortevole.
a cura di Livia Montagnoli