Ha fatto trascorrere belle serate d’estate a tanti gruppi di amici alla ricerca di un cocktail in città, quando la maggior parte dei locali sono chiusi. Ha trasformato una zona di Milano praticamente abbandonata, in un’area riqualificata per i residenti. Ha fatto molto per la città, ma non ha avuto lo stesso trattamento.
Un bando perso per cosa?
A raccontarci cosa è successo al mitico Sugar Milano in Ripa di Porta Ticinese a due passi dalla movida, chiuso praticamente da un anno, è colui che ha creato il chiosco-chiringuito, facendolo diventare parte integrante del quartiere, Ivan Raviele: «Il mistero è solo perché non riapra, perché tutto il resto è molto chiaro. Io ho avuto in gestione il locale per dodici anni, ma alla scadenza della concessione non mi è stato rinnovata, ma è andato a bando come chiedono le direttiva europee. Avevo avuto rassicurazioni che sarebbe stato un proforma. E, invece, il bando era di quelli economici e quindi la mia offerta pari a 35mila euro l’anno è stata battuta da un nuovo concessionario, che ha vinto con i suoi 66mila euro all’anno per 12 anni. Ho provato a chiedere il diritto di prelazione, ma nulla è servito ai fini della gara».
In concessione il chiosco, non il mitico Sugar
Una grande delusione per Ivan che in quel chiosco, onestamente, ci ha messo tutto sé stesso. E adesso ha perso l’entusiasmo per reinvestire così tanto in un nuovo progetto: «Ho gestito per oltre dieci anni quel locale — spiega Raviele — l’ho visto crescere, ho visto crescere il quartiere intorno, grazie anche al nostro impegno e alla nostra volontà di far ritrovare alla comunità un bel luogo dove vivere. Sono nate altre imprese, la via è diventata pedonale, il verde è stato sistemato. Insomma, un gran lavoro. Il problema, forse, è che chi ha comprato, non sapeva che avrebbe comprato solo un chiosco di 15 metri quadrati, non il Sugar Milano. La licenza, infatti, è mia e io ho smantellato tutto, e chi arriverà dovrà ricominciare tutto da capo».
E continua: «Devo dire che da una città come Milano non me l’aspettavo. Anche perché, al di là di me, chi ci perde è anche la comunità intorno. Il chiosco non ha aperto e per l’estate ormai dubito che aprirà. Quindi se ne riparla alla stagione prossima. Forse il Comune dovrebbe spiegare meglio perché ha permesso che una zona riqualificata venisse messa a repentaglio in questo modo».
Nuovi progetti
E mentre vede il suo progetto svanire, Ivan intanto con i suoi soci lavora all’ombra dello Stadio Meazza, dove il Chiringuito Milano è un’altra istituzione: è stato tra i primi a nascere, negli anni Novanta: «Per questa estate va bene così, sono tornato dove sono nato e ho preferito non ricominciare subito con un altro posto, cosa che farò nel futuro senz’altro. Nel frattempo, starò qui a San Siro dove abbiamo i due chioschi, il Chiringuito e a fianco l’Ortobello Hamburger & Joy».