Al Mercante cambia indirizzo e riconferma โ e rilancia โ le doti della buona cucina milanese, in un progetto tutto nuovo a due passi dalla sua sede storica in Piazza dei Mercanti. Era lรฌ da circa un secolo, al palazzo quattrocentesco dei Panigarola, a prendersi cura della vivace quotidianitร di uno dei contesti medievali piรน attraenti della cittร . Indirizzo preferito per pranzi dโaffari e habituรฉ dalle banche intorno, in pausa pranzo o alla sera, era il riferimento gastronomico a Cordusio, per lโatmosfera speciale che sapeva diffondere, oltre ai sapori autentici dei piatti in menu, sempre tanti sempre freschi. Adorato da Carla Fracci e dal mondo intorno al Teatro alla Scala, era da generazioni lโapprodo fisso per appuntamenti a tavola prima e dopo teatro, con lโaura magnetica di una trattoria antica, riconosciuta come Bottega Storica nel 2010. Dโestate i tavoli allโaperto si scorgevano fin dalla strada e la piazzetta era la sala da pranzo urbana piรน accogliente e ambita in pieno centro a Milano.
Il nuovo ristorante nasce nellโonda del cambiamento che ha trasformato la zona di Cordusio negli ultimi anni, dal centro finanziario che era, ad area shopping multi brand per grandi marchi. I bei ricordi che per sempre resteranno incapsulati nella Piazzetta dei Mercanti, hanno preso nuova linfa in piazza Pio XI, una delle zone simbolo di Milano, di fronte la Pinacoteca Ambrosiana. ร qui che Al Mercante, dopo un secolo di attivitร , reinventa la tradizione con una veste piรน moderna e contemporanea e prende il nome di Ambrosiano in onore e gloria dei pregevoli vicini di casa.
Il nuovo concept, ?rmato dal designer milanese Nicola Gallizia, si ispira allโambiente intorno e nasce in stretta relazione con il contesto urbano. Le ampie vetrate lasciano a vista le lesene in pietra dellโedificio su strada, con una relazione esterno-interno diretta e trasparente. Gli interni dal gusto classico, sono giocati con un ritmo in chiaroscuro di grande effetto, di ispirazione caravaggesca, lโilluminazione รจ studiata per esaltare il candore dei tavoli e dunque il cibo, protagonista assoluto della scena. Le boiserie in legno rimandano allโeleganza contemporanea di certo Moderno americano dal fascino newyorkese. Tre opere di Achille Funi campeggiano sulle pareti a segnare le radici della cultura milanese del Novecento.
Rilevato nel โ76 da Corrado e Margherita Romanini, Al Mercante oggi รจ condotto dai ?gli Simona e Claudio che ne portano avanti la storia, tramandando i valori che da sempre hanno caratterizzato il ristorante. Claudio si occupa di ogni aspetto del progetto, dalla vita in cucina allโaccoglienza in sala, a cominciare dalla ricerca delle migliori materie prime in giro per lโItalia, che sia sulle Alpi o in Calabria fin giรน in Sicilia. Il menu sorprende tutti per il numero di pietanze proposte. E perchรฉ un menu cosรฌ lungo? โPerchรฉ siamo pazzi!โ risponde scherzoso Claudio โla passione รจ tale che ormai negli anni abbiamo molti piatti fissi e tradizionali, a cui i nostri clienti affezionati non rinuncerebbero mai. A questi si aggiunge una lista di piatti del giorno ispirati allโofferta del mercato. ร difficile resistere alla freschezza di verdure e ortaggi di stagione o di una cernia arrivata in nottata, il menu si compone da solo, cosรฌ prevedo proposte gastronomiche ad esaurimento giornalieroโ. Le ricette sono semplici e rispettose delle caratteristiche dei prodotti per esaltarne i sapori autentici, con spunti di rivisitazione contemporanea di grandi classici della cucina milanese e mediterranea โCiรฒ che garantisce la qualitร di una materia prima รจ certo la sua provenienza ma anche la giusta lavorazione. Sono sempre in cucina, risultando a volte anche scomodo per chi lavora ai fornelli, ma sono il primo assaggiatore di ogni nuova sperimentazione e provocatore di sfide continueโ.
Quando non al ristorante, il lavoro di Claudio continua fuori, sul territorio, alla ricerca di produttori, fornitori e allevatori che siano in sintonia perfetta con il suo credo gastronomico. Sono nate cosรฌ le strette collaborazioni con alcuni dei nomi del buon cibo italiano, a cominciare da Petra del Molino Quaglia per tutti i prodotti a base di farina macinata a pietra, da agricoltura sostenibile, per il pane e le paste fresche fatte in casa. Per il riso Carnaroli super fino bio sostenibile, il settore salumi e la bresaola di razza Limousine cโรจ la Cascina Gaggioli. La selezione delle carni, mai da allevamenti intensivi e prevalentemente allevata a pascolo, รจ ormai prassi consolidata in collaborazione con la Macelleria Masseroni. I formaggi sono garantiti dalle proposte di Resistenza Casearia a cura di Giuseppe Zen il rivoluzionario di Mangiari di Strada in Darsena. Lโolio evo รจ un bland composto da olivi leccino, moraiolo e frantoiano, classico del Lago Trasimeno, dove lโazienda agricola di famiglia lo produce con il proprio impianto di spremitura a freddo.
Al Mercante ha anche una piccola novitร , il nuovo concept include un piccolo cocktail bar per completare lโesperienza gastronomica accostando sapori e aromi diversi ai piatti della casa. Il banco del bar รจ disegnato in modo da poter accomodare anche un posto tavola casual, estremamente invitante per pasti frugali ma di qualitร .
Chi conosceva il vecchio Mercante avrร sempre con sรฉ la luce e i colori della piazzetta allestita per pranzo, scenario indimenticabile per una esperienza gastronomica a tutto tondo, dai sapori veraci dei piatti, alla attenzione e accoglienza familiare che da sempre hanno distinto lo stile della famiglia Romanini. Saper innovare dalla tradizione e trovare nuove strade per restare se stessi migliorando non sempre รจ facile, Al Mercante oggi รจ il posto da non mancare a Milano, per respirare storia e cose nuove in cucina ogni giorno. Lโaccostamento alla Pinacoteca Ambrosiana ha aperto un dialogo tra arte e cibo, celebrato a tavola, in un percorso votato al senso dellโautentico, in cui le radici ambrosiane si fondono con lโestetica contemporanea di rilevanza internazionale.
Ristorante Al Mercante โ Milano โ Via Cesare Cantรน, 7 โ 02 8052198 โ https://ristorantealmercante.it/it/
a cura di Emilia Antonia De Vivo
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