‘+Quarantaquattro tempeste di vento e grandine in meno di 24 ore. È il primo bilancio del maltempo che ha colpito il Nord Italia tra il 24 e il 25 luglio, con danni incalcolabili nelle campagne, oltre che nelle città.
“La prima conta dei danni di queste ore è inquietante, in tutti i settori dell’agricoltura, in un periodo nel quale la frutta, gli ortaggi, i seminativi e gran parte delle produzioni sono al massimo del rigoglio”. È la prima ricostruzione del Governatore del Veneto, Luca Zaia, che per il settore primario ha avanzato la richiesta di stato di calamità al Governo “in particolar modo” – ha detto – “si chiede che si intervenga con fondi per far fronte a questi danni, ma anche con tutta una serie di moratorie e aiuti per le aziende agricole rispetto alle scadenze e alla fiscalità”. Richiesta subito appoggiata da Coldiretti che, in queste ore, è impegnata sul campo per calcolare i danni reali.
In particolare, il maltempo si è abbattuto su Lombardia, Veneto, Friuli e Piemonte dove le forti grandinate con vere e proprie palle di ghiaccio hanno colpito le produzioni di grano, ortaggi, barbabietole, frutta e vigneti.
In Veneto, le aree più colpite risultano quelle di Conegliano, Asolo, Valdobbiadene, Vittorio Veneto, Godega, Gaiarine, Colle Umberto, Pieve di Soligo, dove si produce Prosecco Docg.
In Valpolicella, dove i tecnici stanno facendo un giro di ricognizione proprio in queste ore, è la parte Sud-Est della denominazione quella più interessata dal maltempo, ma il Consorzio parla di “situazione sotto controllo”, con danni sotto al 10%.
Critica anche la situazione nel Bresciano: tra le aree vitivinicole più colpite c’è Sirmione e San Martino della Battaglia (frazione di Desenzano).
Un vero fulmine a ciel sereno, a poche settimane dell’inizio di una vendemmia, che già si preannunciava compromessa a causa delle malattie della vite – peronospora e oidio su tutte – generate a seguito delle abbondanti piogge del mese scorso.
La nuova calamità si chiama “grandine” e, come ricorda Coldiretti, è “l’evento climatico avverso più temuto dall’agricoltura in questa fase stagionale per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni. I chicchi, infatti, colpiscono i frutti in modo da provocarne la caduta o danneggiandoli in modo tale da impedirne la crescita o lasciando deformazioni tali da renderli non adatti alla commercializzazione”.
Foto di Luca Zaia
E mentre il Nord è alle prese con questi eventi eccezionali, il Sud sta letteralmente bruciando a causa delle altissime temperature (sempre nella giornata nera del 25 luglio è stato chiuso e poi riaperto l’aeroporto di Palermo avvolto dalle fiamme).
Anche nel caso delle ustioni, spiega Coldiretti “si prevedono perdite del raccolto che in alcune aziende arrivano al 90%, dai peperoni ai meloni, dalle angurie all’uva, dai pomodori alle melanzane. La soluzione è anticipare la raccolta quanto possibile o provvedere al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere, per cercare di salvare almeno parte della produzione”.
“L’ondata di calore africana” – sottolinea la Coldiretti – “è la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo 2023 che è stato segnato, fino ad ora, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature ed infine dal caldo torrido di luglio con danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali che supereranno i 6 miliardi dello scorso anno, dei quali oltre 1 miliardo solo per l’alluvione in Romagna”.
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