Un recente studio della Northwestern University ha scoperto che il patrimonio genetico di un individuo ha un impatto importante sulla capacità di mantenere una dieta vegetariana. La ricerca è stata pubblicata il 4 ottobre sulla rivista Plos One e si tratta della prima indagine che esamina l'associazione tra genetica e vegetarianismo. Uno studio innovativo che pone la genetica come fattore plausibile che influenza le preferenze alimentari al di là delle considerazioni morali e religiose, e apre la strada a una comprensione sfumata della dieta e della genetica.
Cosa hanno scoperto gli esperti
Sebbene il vegetarianismo sia stato praticato per millenni in varie società, i suoi seguaci rimangono una piccola minoranza di persone in tutto il mondo e il ruolo della genetica nella scelta di una dieta vegetariana non è ben compreso. Le scelte alimentari implicano un'interazione tra gli effetti fisiologici degli alimenti, il loro metabolismo e la percezione del gusto, tutti fortemente influenzati dalla genetica. Analizzando i dati genetici di oltre 5.000 vegetariani rigorosi con 329.455 controlli, i ricercatori hanno identificato geni significativamente associati al vegetarianismo che influenzano il metabolismo lipidico e la funzione cerebrale. Lo studio ha identificato tre geni legati al vegetarianesimo e altri 31 geni potenzialmente associati. Molti di questi geni, tra cui due dei primi tre (NPC1 e RMC1), sono coinvolti nel metabolismo dei grassi e nella funzione cerebrale.
Perché la maggior parte delle persone mangia carne?
Le considerazioni religiose e morali sono state le principali motivazioni alla base dell'adozione di una dieta vegetariana, e recenti ricerche hanno fornito prove dei suoi benefici per la salute. Sebbene il vegetarianismo stia aumentando di popolarità, i vegetariani rimangono una piccola minoranza di persone in tutto il mondo. Ad esempio, negli Stati Uniti i vegetariani rappresentano circa il 3,4% della popolazione. Nel Regno Unito, il 2,3% degli adulti e l'1,9% dei bambini sono vegetariani. Ciò solleva la questione del perché la maggior parte delle persone preferisca ancora mangiare prodotti a base di carne. Il fattore che determina la preferenza per cibi e bevande non è solo il gusto, ma anche il modo in cui il corpo di un individuo li metabolizza, ha detto Yaseen. Per esempio, la maggior parte delle persone che provano l'alcol o il caffè per la prima volta non li trovano piacevoli, ma con il tempo si sviluppa un gusto dovuto al modo in cui l'alcol o la caffeina fanno sentire. "Penso che con la carne ci sia qualcosa di simile. Forse c'è una certa componente - ipotizzo una componente lipidica - che ne fa sentire il bisogno e il desiderio. Sebbene le considerazioni religiose e morali giochino certamente un ruolo importante nella motivazione ad adottare una dieta vegetariana, i nostri dati suggeriscono che la capacità di aderire a tale dieta è limitata dalla genetica. Speriamo che gli studi futuri portino a una migliore comprensione delle differenze fisiologiche tra vegetariani e non vegetariani, permettendoci così di fornire raccomandazioni dietetiche personalizzate e di produrre migliori sostituti della carne" ha dichiarato Nabeel Yaseen, professore emerito di patologia alla Northwestern University Feinberg School of Medicine e autore della ricerca.