Il gruppo Alejandro Bulgheroni in Toscana
Chiamarsi Tenuta Meraviglia è una bella responsabilità. Del resto, spingendosi fin sulla sommità della collina che domina le campagne di Bolgheri, dove il gruppo Alejandro Bulgheroni ha avuto l'intuizione di acquistare una vasta porzione di campagna incontaminata, la vista spazia fin sulla costa toscana, regalando un meraviglioso colpo d'occhio sul mare e avanti sino alle montagne della Corsica. La storia d'amore tra l'ingegnere argentino Alejandro Bulgheroni e la campagna toscana risale in realtà al 2012, quando ha inizio il progetto enologico che prenderà forma sempre più concretamente sotto l'etichetta ABFV: in principio fu Dievole, nel Chianti Classico; poi Montalcino, con Poggio Landi e Podere Brizio. Nel 2016 l'interesse si sposta nell'area del Bolgherese, a Castagneto Carducci, dove il progetto per la costruzione di una innovativa cantina improntata all'avanguardia architettonica matura lentamente, quasi fosse un buon vino che non ha fretta di completare l'affinamento in cantina.
La nuova cantina di Bolgheri. Nell'ex cava di Cariola
Dopo la firma del protocollo di intesa (e in attesa dell'approvazione della Regione Toscana), i lavori iniziano con l'intenzione di riqualificare un'area di grande fascino, all'interno dell'ex cava di Cariola, dismessa più o meno nel 1979 e oggi compresa nella vasta proprietà acquistata nel 2016 dal gruppo vinicolo. Il progetto, curato dallo studio Tori di Firenze, arriverà a compimento solo nel 2022, termine previsto per la fine dei lavori, che si preannunciano ingenti: la struttura si articolerà su tre livelli, pur integrata col territorio circostante. Dal tetto dell'edificio (pensato come fosse un tappeto d'erba, come tutte le coperture del complesso), inoltre, si potrà godere della vista sul mare; e non a caso il complesso non sarà solo centro produttivo (con bottaia, tinaia e tinaia cru), prevedendo anche un wineshop con sala degustazione di 120 metri quadri e una struttura destinata all'accoglienza, per sviluppare quel discorso sulla wine experience che la famiglia Bulgheroni ha già avviato con successo a Dievole e nelle altre tenute del gruppo, in Italia e all'estero.
Produzione vinicola di Meraviglia e Le Colonne
Ma la produzione vinicola resta il core business dell'azienda, che alla Tenuta Meraviglia già dispone di 18.5 ettari vitati, per la produzione di Bolgheri Doc e Igt Toscana, oltre ai 15 aggiunti di recente per la produzione di Rosso Igt Toscana. Mentre con la Tenuta Le Colonne – la più vicina alla costa per la denominazione Bolgheri – si aggiungono altri 40 ettari vitati, su una superficie complessiva di 400 ettari. La nuova cantina si svilupperà su una superficie totale di 4500 metri quadri proprio a metà tra le due proprietà, protetta dalla costa rocciosa della cava e affiancata da un giardino silvestre.
L'investimento per la nuova cantina
L'investimento sarà ingente, ma non spropositato. Bulgheroni ha, basta fare una ricerca su Google, delle disponibilità economiche davvero considerevoli, ma questo non vuol dire che le sue avventure imprenditoriali in Italia siano orientate agli eccessi finanziari sconsiderati. Ogni proprietà (Dievole, quelle di Montalcino) fa parte della compagnia ma allo stesso tempo mantiene una indipendenza e una autonomia e dunque tutto deve essere sostenibile. L'investimento nella ex Cava, ad esempio, non dovrebbe superare i 12 milioni di euro. Una bella somma, ma ben distante dalle cifre blu viste in altri investimenti da archistar nel territorio della costa toscana o del Chianti. “La somma per realizzare la cantina vera e propria, che dovrebbe essere in gran parte in calcestruzzo, non è elevatissima” ci spiega l'architetto Tori che in zona ha già realizzato la Tenuta Argentiera anni fa “ciò che invece assorbirà molte risorse saranno la viabilità – visto che la cava ad oggi è raggiungibile solo con una malconcia stradina sterrata – e la messa in sicurezza della cava stessa visto che non possiamo permetterci che le pareti perdano pezzi come sarebbe invece naturale che facessero”. Le procedure autorizzative non sono state semplici perché in osservanza alla legge italiana le cave abbandonate diventano parte del territorio circostante dopo 20 anni dalla cessazione delle attività. Motivo per cui questo lotto era ormai considerato, ufficialmente, bosco. È dovuta passare dunque una variante urbanistica che ora sta definitamente andando in porto. Si tratta, è evidente, anche di un bel precedente che 'fa giurisprudenza' e che dà speranze a molte altre realtà abbandonate che potrebbero riscattarsi. Ci è voluta, come spesso accade, l'ambizione e la visione di uno straniero...