Con l’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca e il sempre più forte sostegno da parte di Elon Musk, fondatore di Tesla e SpaceX, il quadro dell’influenza politica ed economica negli Stati Uniti si ridisegna. Se da un lato il tycoon Elon si è schierato in prima fila con l’amministrazione repubblicana, che promette sgravi fiscali e semplificazioni normative per le aziende tecnologiche, dall’altro il fratello minore, Kimbal Musk, sembra muoversi in una direzione diametralmente opposta. Imprenditore, chef e ambientalista, Kimbal ha trasformato la sua passione per il cibo in un progetto rivoluzionario, fondando Square Roots, un’azienda dedicata all’agricoltura verticale urbana. E se Elon rincorre il progresso a colpi di automazione e intelligenza artificiale, Kimbal si fa portavoce di una visione più terrena, per un futuro in cui anche le metropoli possano auto-sostenersi con colture fresche, nutrienti e a km zero.
Ecco chi è il fratello-chef di Elon Musk
La differenza di età dei fratelli Musk è di solo un anno, Kimbal è del 1972 mentre Elon è del 1971. I due ricordano spesso nelle loro interviste i battibecchi e le forti litigate che contraddistinguono il legame, come quella volta in cui, racconta al The Times Kimbal, per difendersi da Elon, gli tirò un pugno, costringendolo all’ospedale con diversi punti di sutura. Le tensioni tra loro sono proseguite negli anni, trasposte oggi su un piano professionale. Ma su cosa discutono oggi principalmente? «Tesla», dice secco Kimbal al quotidiano statunitense (lo chef-imprenditore siede nel suo Consiglio di amministrazione). «Abbiamo avuto un dibattito sulla produzione e su come ridurre i costi. E fondamentalmente eravamo in disaccordo su come farlo. Abbiamo avuto una conversazione ed è stata molto accesa. All'una di notte avevo qualcos'altro da dire, quindi ho pensato: "Lo chiamo e basta"», racconta con ironia Musk. Anche ora, la tensione tra i due si rinnova tra idee divergenti su tecnologia e sostenibilità. Ma a differenza del fratello, per Kimbal l’innovazione non si misura esclusivamente con i mezzi hi-tech, ma con la capacità di avvicinare le persone alla natura attraverso il cibo.
La svolta tra food tech e chef di successo
Dopo il primo successo con Zip2, l’azienda di software che Kimbal e Elon avevano fondato insieme negli anni Novanta, Kimbal sente di voler cambiare strada. «Il cibo è sempre stata la mia passione», ha confessato alla Cnn, e decide così di dedicarsi alla cucina in modo professionale, iscrivendosi all’International Culinary Center di New York. È da questa svolta che prende forma la visione di Kimbal Musk come chef-imprenditore. Nel 2004 apre il suo primo ristorante, The Kitchen, a Boulder, in Colorado, un bistrot che celebra l’essenza della cucina stagionale e locale, diventando presto un pioniere del movimento farm-to-table. Ma per Kimbal, la rivoluzione del cibo va oltre il piatto: è la possibilità di restituire dignità e autonomia alle comunità urbane attraverso un’agricoltura che riavvicina le persone ai sapori locali.
L’agricoltura urbana è una sfida titanica, ma Kimbal non si lascia intimorire. Così, nel 2016, fonda Square Roots, un’azienda specializzata nell’agricoltura verticale, cioè nella coltivazione di ortaggi in ambienti indoor controllati e stratificati, con l’obiettivo di portare cibo fresco e locale nelle città di tutto il mondo. Square Roots nasce con una missione chiara: rispondere all’esigenza di coltivare cibo di qualità all’interno delle metropoli, riducendo la dipendenza da produzioni lontane e garantendo trasparenza nel processo produttivo. La particolarità dell’azienda è l’utilizzo di container climatizzati che simulano le condizioni ideali per le coltivazioni, permettendo di produrre fino a 120 varietà di piante, dalle verdure alle fragole, con il minimo dispendio di risorse e senza pesticidi. «Le persone vogliono cibo locale perché hanno perso fiducia nel sistema alimentare industriale che spedisce cibo ad alto contenuto calorico e povero di nutrienti da migliaia di chilometri di distanza, con poca trasparenza su chi ha coltivato il cibo e come», ha dichiarato Tobias Peggs, CEO di Square Roots alla Cnn.
Le super farm del futuro
Con Square Roots, Kimbal vuole dimostrare che l’agricoltura verticale può diventare un’alternativa concreta per la produzione alimentare su larga scala. L’azienda ha annunciato l’imminente apertura di una super farm dotata di 25 container, celle frigo e strutture di biosicurezza. Le super farm sono pensate per rifornire le città di prodotti freschi e sostenibili in modo continuativo, abbattendo i costi e l’impatto ambientale del trasporto. Kimbal non è il solo a scommettere sull’agricoltura indoor: altri investitori di spicco come Jeff Bezos sostengono iniziative simili, ma Square Roots si distingue per l’approccio educativo, formando nuovi agricoltori urbani e offrendo strumenti per coltivare con tecniche come l’idroponica, l’aeroponica e l’acquaponica. «Il cambiamento climatico mette a rischio l’agricoltura tradizionale, ma l’agricoltura verticale è immune alle intemperie», ha sottolineato Dickson Despommier, professore della Columbia University e pioniere del settore.
Il nuovo libro di ricette di Kimbal Musk
A marzo 2024, Kimbal ha pubblicato "The Kitchen Cookbook: cucinare per la tua comunità", un ricettario che riflette la filosofia del suo ristorante The Kitchen, con piatti pensati per celebrare le stagioni e i sapori locali. Secondo Kimbal, «cucinare per gli altri può creare connessioni profonde e significative». Il libro include oltre 100 ricette, dal pollo arrosto alla zuppa di pomodoro, pensate per rendere il cibo uno strumento di aggregazione. Alcune ricette, come il cavolfiore Korma (un piatto tipico indiano) o la bistecca ranch, richiamano influenze globali, ma tutte enfatizzano l’idea di utilizzare prodotti freschi e stagionali, un principio che resta il fulcro della sua visione.
Se Elon corre verso Marte, Kimbal prova a trasformare le città in ecosistemi sostenibili, guardando più alla terra che alle stelle. Con Square Roots e il suo impegno per una produzione locale, Kimbal lancia un messaggio chiaro: il futuro, per lui, non è nello spazio, ma «nella capacità delle comunità di auto-sostenersi e prosperare».