A lanciare l'allarme sulla mancanza di fondi per l'acquisto di carne e pesce per la formazione degli studenti sono stati la Federazione italiana cuochi e la Rete nazionale degli istituti alberghieri che chiedono al ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, di intervenire per sopperire alla mancanza di fondi. Un problema serio per un paese che dovrebbe puntare tutto sulla valorizzazione del made in Italy, e in particolar modo di quello legato al settore agroalimentare. Il rischio è quello di formare studenti che poi non sapranno sfilettare un pesce, tagliare verdure, riconoscere i tagli di carne e fare tutte quelle preparazioni indispensabili da sapere.
La tassa facoltativa e l'assenza dello Stato
A far da voce a questa problematica è stato Rocco Pozzulo, presidente Federazione italiana cuochi e docente ITS, che all'Adnkronos ha dichiarato che "diventa sempre più difficile acquistare pesce, filetto, ma anche ortaggi. Il problema nasce dal fatto che all'istituto i genitori devono pagare due diverse tasse: una obbligatoria, pari a circa 20 euro, che va allo Stato, e una facoltativa, pari a circa 100 euro, che va all'Istituto alberghiero. Proprio quest'ultima spesso non viene pagata, con il risultato che le esercitazioni in cucina sono bloccate per la mancanza di risorse economiche che permettano di acquistare gli alimenti su cui esercitarsi. Lo Stato dovrebbe intervenire per aiutare gli istituti che stanno formando nuove leve in un settore che lamenta la scarsità di figure professionale nelle cucine e nella sale".
Alla sua voce si aggiunge quella di Luigi Valentini, presidente Renaia (Rete nazionale istituti alberghieri), che sempre all'Adnkronos ha dichiarato che del problema è stato attenzionato il ministro dell'Istruzione Valditara, ma che "serve un interessamento che può arrivare non solo dal ministero, ma anche dal mondo del lavoro che ha nelle scuole alberghiere un riferimento certo".
Aziende che riempiono vuoti
La conferma di tutto ciò ci arriva anche dagli stessi docenti che quotidianamente si interfacciano con quella che ormai possiamo definire una problematica endemica e non di recente scoperta. Antonio Stigliano, docente di laboratorio sala e bar dell'IIS Apicio-Colonna Gatti di Anzio, ci conferma che il problema è storico, ma che negli ultimi anni si è ingrandito e si è fatto più evidente. "Dopo la pandemia sempre più famiglie hanno avuto problemi economici tanto da rinunciare al versamento della tassa facoltativa che l'istituto userebbe per l'acquisto delle materie prime. Una mancanza che non riguarda solo l'acquisto di carne e pesce, ma che si allarga anche al vino. In alcune lezioni ci è capitato di usare una bottiglia per una trentina di studenti. La conseguenza è che molti di loro escono da scuola senza sapere come stappare un vino. Per sopperire a queste mancanze dall'anno scorso stiamo cercando di coinvolgere alcune cantine del territorio per donarci bottiglie. Così facendo le aziende si stanno facendo caroco della formazione come investimento anche sul loro futuro. Anche perché degli studenti che escono da qui solo il 20% continua a lavorare nel settore e in questo territorio, mentre il 30% va fuori e circa il 50% cambia totalmente settore".