Le Gavroche, uno dei monumenti alla gastronomia mondiale, ha visto in meno di un anno la scomparsa dei suoi piรน grandi interpreti, i fratelli Michel e Albert Roux. Aperto dal 1967 al civico 43 della Upper Brook Street, nel quartiere di Mayfair di Londra, ha segnato la gastronomia mondiale e il mondo della critica in maniera sostanziale. Oltre che Michelle e Albert, nelle sue cucine hanno transitato Marco Pierre White, Gordon Ramsay e Pierre Koffmann. Le candidature per un lavoro fioccano settimanalmente e fregiarsi dellโesperienza a Le Gavroche รจ un passaggio considerevole per il migliorare il proprio curriculum. Tuttavia, per poterlo fare, la regola impone un periodo minimo di un anno.
Tra gli chef italiani che hanno avuto questa opportunitร e che possono raccontare come funziona Le Gavroche cโรจ Damiano Ferraro del ristorante Capitolo Primo di Montallegro (in via Trieste, 1), un delizioso rifugio di sette camere con ristorante a pochi minuti da una delle spiagge piรน belle dโItalia. Con Damiano abbiamo ripercorso alcuni passaggi e delle motivazioni che lo hanno portato a Londra.
Damiano, quando hai sentito parlare dei fratelli Roux?
Circa 25 anni fa. Ero in Svizzera da tre anni. Avevo fatto alcune bellissime esperienze, lo Spinne di Grindelwald, un magnifico giocattolo acquistato da Willy Bravand, ex AD della vecchia CIGA Compagnia Italiana Grandi Alberghi, diceva โper tenersi attivo durante la pensioneโ; lโOlden di Gstaad, un altro โsvago alpinoโ di proprietร di Bernie Ecclestone, ex magnate della F1; e lโHermitage di Zurigo. In quel periodo, nel 1997, ero al Grand Hotel Park di Gstaad. Un nuovo trasferimento era giร nei miei programmi perchรฉ mi ero prefissato un percorso formativo che includesse lโInghilterra. In svizzera lโalta cucina รจ molto influenzata da quella francese, ma il nome dei fratelli Roux era giร leggenda, significava avanguardia e classicitร . La critica li aveva sotto i riflettori da tempo.
Come li hai agganciati?
Mandai un curriculum, accompagnato da una telefonata del mio chef, che โ a sua volta โ aveva lavorato con Anton Mosimann. Mosimann era uno chef svizzero che aveva lavorato al Hotel Dorchester di Londra, uno splendido cinque stelle lusso, e lรฌ aveva ottenuto due Stelle Michelin. Ma non mi presero perchรฉ la cucina era completa. Decisi di andare a Londra lo stesso. Entrai proprio al Dorchester, dove cucinava lo chef Willi Elsener. Al terzo mese di lavoro circolรฒ la voce che Le Gavroche cercava personale immediatamente. Durante un giorno libero andai con mia moglie Adriana e chiesi di incontrare lo chef, specificando che qualcuno aveva preso per me appuntamento, anche se non era del tutto vero.
Quindi ha funzionato!
Mi accomodai nel salottino di attesa e aspettai. Dopo un poโ vidi passare Michelle Roux, andava alla reception dellโhotel al cui interno si trova il ristorante. Lo riconobbi subito, lo seguii e mi avvicinai a lui alla reception. Mi presentai e mi candidai.
Il tutto in inglese, immagino
Assolutamente si. In cucina, con il suo secondo e con qualcun altro, parlava francese, ma per il resto e verso tutta la brigata parlava solo in inglese. Mi chiese quali erano le mie precedenti esperienze, poi mi portรฒ in cucina. Nel mentre parlavamo. Io ero abbastanza intimorito per la situazione, piรน che altro per un fatto sconvolgente: in cucina cโerano 30 persone e regnava il silenzio assoluto. Non si sentiva battere, tagliare, scodellare, niente. Non volava una mosca. Non parlavano nemmeno tra loro. Un affiatamento e un rispetto straordinario. Unโorchestra. Fu molto gentile e capii che sarei entrato.
Immediatamente?
In Inghilterra, in questo settore, il normale preavviso per dimettersi รจ di una settimana e quello chiesi al Dorchester. Presi a Le Gavroche un menรน per capire se cโera qualcosa che sapevo giร affrontare. Ovviamente non funziona cosรฌ ma lo capii dopo. Quello che avevo fatto prima, in quel contesto, non serviva a nulla. Per farla in breve, rassegnai le dimissioni a 7 giorni.
Stesse condizioni economiche?
No. Rinunciai allo stipendio di Junior Sous Chef che avevo al Dorchester, inquadrato e sindacalizzato, di 1670 sterline al mese, esclusi extra. Il nuovo contratto prefigurava il ruolo di primo commis a 607 sterline al mese. Lโesperienza che mi accingevo a fare era molto importante per me, ma se si considera che lโaffitto era di 135 sterline a settimana e che la travel-card costava poco piรน di 50 sterline al mese, si comprende bene il dramma. Il nuovo stipendio bastava appena per le spese, non avrei potuto acquistare nemmeno un sandwich. Per farla breve, accettai e Adriana trovรฒ un lavoro, senza il quale non avrei potuto proseguire.
Al Dorchester la presero bene?
Inizialmente non tanto. Una mattina, dopo il meeting che facevamo con lo chef, Willi Elsener, rimasi solo con lui in ufficio. Presentati la lettera di dimissioni scritta di pugno e gli spiegai che volevo fare questa esperienza a Le Gavroche. Lui prese la mia lettera, la stracciรฒ lanciandola sul tavolo, e mi disse che lโhotel voleva investire su di me.
E tu cosa hai fatto, allora?
Io gli risposi che tutti i giovani chef fanno cosรฌ per imparare, cosรฌ come aveva fatto lui prima di me, e lโincontro si chiuse. Dopo un paio di ore mi richiamรฒ e mi disse che aveva compreso la mia scelta, soprattutto alla luce dei miei 22 anni, e che Le Gavroche era la migliore opzione, che sarebbe stata importante per il mio futuro. Mi augurรฒ il meglio e mi disse che, se volevo, potevo andare sin da subito. Ma rimasi sino alla settimana successiva.
Comโera il nuovo ambiente?
Splendido, il concetto di eleganza e del lusso sono estremi, dalla qualitร delle stoviglie, alla mise-en-place, ai bicchieri, agli ambienti. Alle pareti cโerano quadri di Chagall, Mirรฒ, Picasso. Non era un semplice ristorante, ma un Tempio della ristorazione e della ospitalitร . Ma sotto il profilo del lavoro era durissimo.
Che vuoi dire?
I rimproveri fioccavano. Venivamo ripresi per qualsiasi ragione, anche se non era di nostra stretta competenza. Tutti dovevano sapere tutto e dovevano essere parte del successo del locale, nellโottica della crescita, anche personale. La direzione era quella della ricerca della perfezione. Questo ti plasmava e diventava il tuo modo di essere. Rimasi a Le Gavroche per 15 mesi, da maggio del 1997 a fine agosto del 1998. Si noti che a Le Gavroche chi superava lโanno aveva diritto alla menzione nel curriculum.
Gli orari di lavoro?
Si iniziava alle 5.45 del mattino del lunedรฌ, dopo due giorni di chiusura. Londra nel weekend si svuotava, niente facoltosi, industriali, alta finanza, diplomazia, tutta la gente che orbitava attorno a Le Gavroche. Dopo il servizio del venerdรฌ sera, si ultimava la pulizia generale del fine settimana e i frigoriferi delle cucine venivano sanificati e spenti. Poi, da martedรฌ al venerdรฌ, ci concedevano unโora di benefit, lโorario iniziava alle 6:45. Il lunedรฌ, quindi, iniziavamo tutto daccapo, partendo dalle basi. Serviva tempo. Lo stile di cucina era dโimpronta francese e le preparazioni lunghe.
Che posizione avevi?
Il mio primo incarico riguardava legumi e vegetali. Poi, passai come assistente allo chef poissonier, colui che si occupa del pesce. Venti giorno dopo il mio arrivo, il poissonier andรฒ via e io passai lรฌ. Come รจ facile immaginare, era una cosa normale, lo stipendio era risicato e il turnover altissimo. Molti non avvisavano nemmeno di aver lasciato il lavoro. Ce ne accorgevamo perchรฉ lโarmadietto negli spogliatoi era improvvisamente vuoto. Il rituale prevedeva, tornando in cucina, la frase โAnother one gone, another one bites the dustโ, con chiaro riferimento alla canzone dei Queen. A questo punto, per cinque minuti, tutta la brigata iniziava a cantare la canzone. Alla fine della mia esperienza ero chef saucier, mi occupavo delle carni, carni in umido, al salto, ai brasati e salse.
Ma i prezzi a Le Gavroche erano davvero cosรฌ folli? Il ristorante รจ nel Guinness dei primati per aver servito il pasto piรน costoso al mondo, pro capite, circa ventimila euro. I tre ospiti hanno speso oltre 60.000 euro, inclusi sigari, liquori e sei bottiglie di vino, questi extra per un valore 20.000 euro. Era il settembre 1997.
Non esageriamo, il Business-Lunch era alla portata di qualsiasi tasca. Il prezzo, con una mezza bottiglia di vino da 375 cl., costava circa 40 sterline, un tre portate con due portate a scelta, starter, main course e dessert o formaggio; mentre, il dinner con menรน degustazione โExceptionnelโ costava circa 90 sterline, escluso tasse, vini e servizi. Si consideri che il โminimum chargeโ era di 80 sterline, anche si sceglieva un piatto solo. Poi, cโerano delle cose che โ se richieste โ costavano delle cifre stratosferiche.
Cosa si beveva?
I grandi classici dellโenologia, ovviamente Francia. Ogni tanto rientravano delle cose dalla sala che potevamo assaggiare, ricordo delle grandi bottiglie come Chรขteau La Tour, Chรขteau Margaux, Romanรฉe Conti e tanti altri. Il sommelier portava quel che restava della bottiglia al pass e versava delle drops, delle gocce in alcuni bicchieri, giusto per dare lโopportunitร di provare lโebbrezza di etichette irripetibili. LโItalia era rappresentata poco, una ventina di referenze su circa duemila. Era pur sempre un locale classico.
Dopo Le Gavroche che successe?
Andai via perchรฉ volevo fare unโaltra esperienza importante in Italia, piรน precisamente allโAntica Osteria del Ponte di Ezio Santin. Albert Roux fu molto gentile e si offrรฌ di assumere anche Adriana al Park47 come receptionist, il segmento ospitalitร del ristorante. Lei conosceva bene il tedesco per via de periodo in Svizzera, per il ristorante poteva essere una importante risorsa. Ma ormai avevamo deciso e andammo a Cassinetta di Lugagnano.
Le Gavroche ha ricevuto la prima stella Michelin inglese nel 1974, la seconda โ sempre per primo โ nel 1977 e la terza, ancora una volta per primo, nel 1982. Ma le stelle erano davvero importanti per i due fratelli?
No. A un certo punto persero la terza, avrebbero potuto riprenderla quando volevano. Ma non era lโobiettivo. Le scelte erano disinvolte, alla prima impostazione di stretta ispirazione francese se nโera imposta una di rivisitazione. Inoltre si consideri che i coperti che si facevano erano circa un centinaio, perfettamente gestiti, vero, ma per la Michelin, per un โTre Stelleโ, non penso piacesse. Ciononostante รจ un ristorante che ha fatto scuola nel vero senso del termine. Dalle sue cucine sono usciti grandissimi chef. Potrei ricordare Marco Pierre White, Gordon Ramsay, Marcus Wareing, Pierre Koffmann, Bryn Williams, Michael Smith, Konstantin Filippou e Monica Galetti, questโultima una chef neozelandese famosa per essere una dei giudici di Masterchef e proprietaria del ristorante Mere di Londra.
Cosa si impara da un locale come quello dei fratelli Roux?
La cucina francese รจ indubbiamente una bella scuola. Ma, oggi, la cucina moderna ti permette di seguire meglio il tuo istinto e le tue inclinazioni. Quindi, direi, piรน di un piatto o una tecnica in particolare, comprendi il funzionamento e la gestione complessiva di un Grande Ristorante, la sua conduzione.
Tra i loro allievi, quale secondo te รจ stato tra i piรน brillanti?
Marco Pierre White, senza dubbio. ร geniale, รจ riuscito ad avvicinare la cucina classica francese a quella moderna, senza snaturarla. Le sue Tre Stelle non sono state un caso.
Quel periodo non ti manca un poโ?
Si, lo rivivo con nostalgia. Soprattutto ora che i fratelli Roux sono scomparsi entrambi. A fine marzo offrirรฒ un menรน di quattro portate celebrativo di Albert Roux, ero piรน vicino a lui, e di qualche suo allievo. Ho giร qualche idea, penso alla Coquille St. Jacques ร la Coque al profumo di zenzero, allโinsalata di aragosta con mango, avocado, basilico e lime, e al piedino di maiale alla Koffmann. Vedremo.
a cura di Francesco Pensovecchio
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