“Una grande occasione di confronto e inclusione multiculturale” dice il comune di Bologna. “Un atto di violenza gravissimo” controbatte la Lav, la Lega antivivisezione. Si tende sempre a dire che la verità sia nel mezzo, ma non è proprio così. Le mense scolastiche hanno il dovere di diventare più inclusive su tutti i fronti, dieta vegetale compresa.
La carne halal arriva (un po’ alla volta) nelle scuole
Quello che sta accadendo nelle mense delle scuole bolognesi, dove dal 2 ottobre si può avere – su richiesta – la carne halal, dovrebbe far riflettere non solo gli animalisti, ma soprattutto gli istituti. Il comune parla di “passo avanti”, ma si tratta di un progetto ancora in fase sperimentale, limitato a soli cento pasti, a cui potrebbero prender parte tra i 600 e gli 800 studenti. Questa piccola rivoluzione (ancora agli inizi) coinvolge 72 scuole e 11 istituti comprensivi, che possono proporre la carne halal una volta a settimana. Inclusività? Un po’, ma la strada da fare è ancora lunga. Ben venga, naturalmente, un’offerta più ampia che vada incontro a esigenze alimentari diverse dettate da fattori culturali e religiosi, ma che ne è delle scelte etiche di ogni individuo?
Cos’è la carne halal e perché fa arrabbiare gli animalisti
Intanto, chiariamo cosa si intende per halal. Una parola conosciuta perlopiù per il cibo ma che si applica anche ai comportamenti e alle interazioni tra le persone all’interno di una comunità. Letteralmente significa “lecito” ma non esiste una lista di alimenti consigliati dal Corano, piuttosto una serie di norme per regolamentarne la produzione. Per la carne si parla di “benessere dell’animale”, a cui deve essere garantita una vita sana fino al momento della macellazione, che avviene però con il totale dissanguamento. Il sangue è proibito nella dieta halal, va eliminato del tutto prima della vendita: un taglio netto recide trachea ed esofago dell’animale cosciente, una tecnica dalla Lav giudicata “ancora più atroce rispetto alla già terribile macellazione con stordimento”. Ma il punto è un altro: se è vero che spesso i musulmani fanno ancora fatica a trovare cibo halal in Italia, lo stesso vale per persone di altre culture, oltre che per i bambini vegetariani, vegani o con intolleranze alimentari. “Nella violenza degli abbattimenti degli animali non può esserci né civiltà, né messaggio positivo di integrazione, né educazione per i più piccoli” dice la Lav.
I passi verso una dieta più inclusiva devono esserci, ma devono riguardare tutti. Risale allo scorso aprile la petizione dei cittadini europei per richiedere l’introduzione di un’opzione vegetale in tutti i luoghi in cui avviene somministrazione di cibo, e chiedere alla Commissione europea un atto legislativo che garantisca un futuro più semplice per chi ha compiuto una scelta diversa. A maggio, invece, era arrivato un deciso no dal Parlamento per l’introduzione delle bevande vegetali nelle scuole. Chi stabilisce la priorità delle diverse esigenze alimentari? Inclusività, sì, ma solo a metà.