L’altra fiera del tartufo bianco
L’altra fiera del tartufo bianco piemontese si celebra per la sessantaseiesima volta a Moncalvo, sulle colline del Monferrato fra Asti e Casale. Se Alba ha lo status di fiera internazionale, quella di Moncalvo è nazionale, e proprio per questa ragione è uscita libera dalle maglie del nuovo dpcm del governo. La prima giornata è andata in scena il 18 ottobre, si replicherà domenica 25. Il bilancio del giorno del debutto è positivo con una buona affluenza di pubblico, nonostante il contingentamento delle presenze, il controllo delle temperatura all’ingresso e le altre routine di attenzioni a cui ci si è abituati in tempi di Covid. “Non abbiamo potuto far entrare più di mille persone contemporaneamente e nel corso della giornata abbiamo avuto circa 8mila visitatori, la metà di un’edizione normale, ma in questo momento è già un successo non aver annullato la manifestazione e riuscire a dare comunque visibilità al territorio” spiega Christian Orecchia, sindaco di Moncalvo. A fornire altri numeri è Michele Rampone, presidente della Commissione che si occupa dell’organizzazione della fiera: “Nonostante il momento non facile, i commercianti di tartufo hanno risposto in una ventina, con provenienza prevalentemente regionale, ma anche da Marche, Piacentino e Lombardia. In totale gli espositori sono 65 su una media di 130-160 delle annate migliori e pur se siamo solo a un mese dall’inizio della raccolta abbiamo avuto circa 3 chili di prodotto esposto in mostra e in gara.” Prezzi? “Sui 150 euro l’etto in media.”
Il respira tartufi anti-Covid
Il vantaggio della fiera di Moncalvo è che la mostra-mercato si svolge all’aperto, sotto i portici di piazza Carlo Alberto, all’interno del perimetro dell’antico castello costruito all’inizio del Trecento e in gran parte abbattuto nel 1878. Gli espositori, tutti formati in precedenza, sono tenuti a rispettare nuove regole per la vendita e per il contatto con i clienti. In particolare non è più possibile portare al naso gli esemplari di tartufo. Per ovviare, visto che l’acquisto di una “trifula” nasce da una intensa esperienza olfattiva oltre che visiva, qualcuno è ricorso all’uso del cosiddetto “respira tartufi”, che ha fatto il suo debutto anche a Moncalvo, dopo Alba. “Si tratta di un brevetto del Centro nazionale di studi sul tartufo di Alba – racconta il direttore Mauro Carbone - sponsorizzato dalla Regione Piemonte: in pratica un contenitore di vetro con un tappo morbido di silicone bucherellato premendo il quale il venditore munito di guanti fa sprigionare il profumo”. Nella migliore delle ipotesi questo evita ogni contatto fra standista, prodotto e cliente. Nel caso di contatto si provvede a sostituire contenitore e tappo e al loro lavaggio.
Valorizzare il tartufo a tavola
Nel mese di novembre partirà anche le 35° edizione della rassegna gastronomica, con otto ristoranti che proporranno piatti in abbinamento al tartufo, accompagnati da vini di un produttore locale. Intanto c’è già chi, come la Locanda del Sant’Uffizio di Cioccaro di Penango, pochi chilometri da Moncalvo, con la firma di Enrico Bartolini e il talento dell’executive chef Gabriele Boffa propone un percorso tipicamente stagionale, con il tartufo che esalta piatti come L’albese, nocciole e croccante ai funghi, il Cardo gobbo con Raschera d’alpeggio, i Tajarin al burro d’alpeggio o il classico uovo al tegamino.
A Moncalvo si pensa positivo e si sta già lavorando anche all’altro grande evento dell’autunno. A dicembre, pandemia permettendo, la “Fiera nazionale Sua Maestà il Bue Grasso” spegnerà ben 383 candeline. La rassegna zootecnica dei giganti bianchi è prevista il 9 dicembre, ma dal 5 al 13 sono in programma tutti gli eventi collaterali dalla rassegna gastronomica – che mette al centro la carne piemontese e in particolare il bollito misto - alle visite alle stalle, alle cantine e agli uliveti.
A cura di Dario Bragaglia