Difficile da definire, Massimo Roscia, eclettico autore-docente-gourmet-narratore-attore, eccentrico inventore di vite parallele e storie immaginifiche. È un performer nel senso che ogni sua azione, e ogni sua parola è performativa, ed è azione in sé. Con quel suo metalinguaggio fantasioso tutto rullii e repentini disvelamenti, apparenti nonsensi fittissimi di significati. Si occupa di lingua e di storie. Denso eppur leggero, di quella levità fanciullesca non priva di erudizione. Stavolta si occupa di Paolo Monelli, influente giornalista e scrittore italiano nato sul finire dell'Ottocento, sposo di Palma Buccarelli, con cui il legame matrimoniale e amoroso si arricchiva di quello intellettuale. E grande gastronomo, amico e sodale di Mario Soldati. Di turismo culturale, enologia, gastronomia e costume si è occupato nella sua florida produzione giornalistica.
Il Signor Emme
È lui, il Signor Emme, ad aver acceso l'interesse di Roscia, che si è gettato a capofitto nel Fondo Monelli alla Biblioteca statale Antonio Baldini di Roma, che di Monelli conserva la vasta produzione letteraria e i frammenti di un'esistenza in bilico tra pubblico e privato. E testimonia una vita spesa al fianco dei maggiori intellettuali del Novecento, la curiosità indomita e la penna vigile, la tendenza a cogliere – nel mondo circostante – indizi per altre possibili perlustrazioni. Questi frammenti disorganici sono i materiali che Roscia impasta con la sua fantasia. Ruba pagine, modifica brani, crea dal nulla, inventa e adatta, con l'arma del vero, del verosimile e del palesemente falso. Fino a ricostruire il suo Signor Emme, e a raccontarlo in un pastiche letterario che prende forma attraverso le gesta di una famiglia bislacca che si mette sulle sue tracce, con l'obiettivo di riabilitarne la figura e salvarla dall'oblio.
La caccia all'uomo sulle tracce del Signor Emme
Un mosaico ricostruito pezzetto dopo pezzetto, con pazienza ed entusiasmo dalla strampalata e allegra brigata. C'è la madre che pare aver ereditato per scienza infusa ideali, estetica e coraggio della generazione Beat, il fratello 1 - bambino P (Prodigio) – e il fratello 2 che “sembra scemo”, ma a ben vedere “è stato toccato da un angelo. Riesce a cogliere la bellezza nei dettagli e nelle sfumature e ha un modo tutto suo di percepire e di comprendere” e anche di esprimersi, un bambino che parla con gli alberi in alberese, ed è l'unico a capire la lingua diBuf - Betaidrossibetametilbutirrato Ureta-nopolibenzenecloroamminometacrilato Formaldeide- tetrametilamidofluorimum. Insieme a loro, zio Giordano (che non casualmente condivide il nome con il Nolano). Sono questi personaggi improbabili a passarsi il testimone del racconto di un'avventura on the road in un continente di fantasia - sconfitto erede di una Europa che “era e non è più...un sogno che si è infranto contro gli scogli della diffidenza, della paura e dell’ostilità” - fattosi mosaico di minuscoli stati sovrani con relativi confini da passare più o meno legalmente, un luogo che trascende il qui e ora, ma è una fitta selva di spunti, incontri, suggestioni che il gruppo attraversa su uno scuolabus trasformato in un camper eretico.
Un racconto on the road
Da lì recuperano, indizio dopo indizio, i frammenti del Signor Emme. Una foto, una pipa – suo feticcio - appunti e stralci di giornali, un diario scritto con l'inchiostro simpatico, lettere, sonetti, ricette, appunti di viaggio: “milioni di parole, una vita”.
Il viaggio continua: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, tornando in Italia alla fine, ma non prima di un ulteriore passaggio in Francia, attraverso i luoghi dell'anima, in quella Parigi conosciuta e immaginata attraverso i libri, popolata dalla presenza quasi concreta di poeti e artisti che accompagnano il viaggio e passano il testimone a figure reali che aiutano a completare il ritratto del Signor Emme, “un personaggio davvero proteiforme che aveva vissuto tante vite in una”.
La produzione giornalistica del Signor Emme
Come inviato speciale e corrispondente all’estero, Monelli aveva collaborato a lungo con i principali quotidiani italiani; mordace, intransigente nella difesa della lingua italiana – per la quale ha speso più di qualche parola – aveva assunto su di sé il compito di educare i lettori al buon gusto. Amante del vino e dei piaceri della tavola, lo vediamo ritratto accanto a Mario Soldati, con il suo inseparabile monocolo.
La letteratura enogastronomica
A lui si deve una narrativa gastronomica e di viaggio di grande raffinatezza, che vale la pena scoprire, nelle “recensioni al fosforo, sempre dotte e mai leziose”. Circa 200 gli articoli a tema enogastronomico che testimoniano il suo approccio omnicomprensivo e lo stile arguto. “Per lui il cibo non era solo ciò che si mangia, ma storia, cultura, memoria, identità e piacere” per questo i suoi scritti non si limitano al racconto del piatto, “ma diventano un pretesto per raccontare antiche tradizioni, riti, ricordi, gesti, paesaggi, sentimenti, simboli e valori, per raccontare, in una parola, la vita”. Roscia ne riconosce la maestria, ne illumina – seppur con uno svolazzo fugace – il tratto: “Ogni assaggio e ogni sorso fanno emergere il suo sapere, la curiosità dell’esploratore, l’acume, la profondità di pensiero, la capacità di mescolare elegantemente diversi stili di scrittura, la prodigiosa abilità descrittiva ed evocativa che stiamo ormai riconoscendo in tutti i suoi componimenti”. Così si legge che una polenta “è come certe zitelle agre, basta maritarla bene perché perda tutti i cattivi umori” o che “sulle paparelle con i fagioli dal colore perso di crepuscolo malinconico accendemmo il sole rosso e ardito del Valpolicella” o infine che “Il pregio essenziale della grappa è l’essere così pretta e nuda, senza lezi, senza svenevolezze. Chi indaghi lo specchio arzente e fermo del liquido costretto nell’orlo del vetro scorge il viso della giovinezza morta, ed inganna il tempo e l’esperienza”.
Pochi stralci lanciati ai lettori, cui lascia il compito e il piacere di scoprire un personaggio tanto originale.
Il dannato caso del Signor Emme - Massimo Roscia – Exòrma - 324 pp. - 16,50€
a cura di Antonella De Santis