David Ranucci è un imprenditore che da Milano ha cominciato a costruire un brand focalizzato sulla pizza romana, Pizzottella, affidata all’estro di Jacopo Mercuro; Paolo Bianchini è un ristoratore viterbese (Al Vecchio Orologio); Mirko Zuffi è un imprenditore dell’horeca (EGO service). Parlando, in questi giorni di preoccupazione e di frenetici contatti, hanno notato come di tutto si parlasse sui media ufficiali, tranne che della ristorazione, fiore all’occhiello del marchio Italia e grande traino del Pil del nostro Paese e della filiera agroalimentare. E hanno deciso che fosse ora di far qualcosa.
Flashmob del 28 aprile: riapertura simbolica dei ristoranti
Nel giro di due giorni hanno raccolto oltre migliaia di imprenditori del mangiare fuoricasa e hanno lanciato un’iniziativa: battere un colpo. Per dimostrare che la ristorazione italiana è viva e vuole continuare a vivere. Così alle 21 del 28 aprile per la prima volta dopo quasi due mesi di chiusura forzata i ristoranti italiani alzeranno le loro saracinesche, accenderanno le luci e apparecchieranno un tavolo di fronte alle loro insegne. Una sorta di flash mob nazionale per riportare l’impresa del mangiare fuoricasa (ristoranti, pizzerie, bar, gastronomie, gelaterie, pasticcerie…) di cui molto poco si parla, all’attenzione di tutti, media e politici in primis. “Invece di abbassare le saracinesche come avviene di solito nelle proteste dei commercianti” dice Bianchini “noi le alzeremo invitando il Governo a prendere subito in considerazione misure a sostegno di uno dei comparti della nostra economia tra i più strategici, onde evitare che tanti di noi non avranno più la possibilità di alzarle di nuovo perché falliti”.
Gli fa eco Pasquale Naccari, autore del video virale in cui si rivolge a Giuseppe Conte, frontman di Ristoratori Toscana e rappresentante di M.I.O: "La Nostra strategia è essere positivi e propositivi e voglio intendere in modo positivo anche l'intervento di Conte di domenica. Poi, certo, il problema è che il decreto va eseguito, applicato...È necessario manifestare e non certo solo con Conte, ma anche richiamando l'attenzione dell'UE. Io ho 30 dipendenti di cui 24 in Cig. Ci stiamo confrontando con un collettivo di architetti e esperti per vedere come eventualmente si possa riaprire in totale sicurezza. Considerando che ancora non è certa la riapertura poiché prima dovremo attendere i risultati di questa prima fase, ci auspichiamo una maggiore attenzione alle categorie che vivono questa incertezza. Certo, la protesta non si può abbandonare, anzi, altrimenti si cade nel dimenticatoio. Visto che si governa a botte di decreti, basta prendere Conte e fargli fare un decreto con le nostre richieste (affitti, bollette, tasse), che sono uguali per tutti noi e far rispettare . Poi ci pensiamo noi a prendere i politici, di maggioranza e di opposizione e a fargli approvare il Decreto in Parlamento! Noi ringraziamo il Comune di Firenze e tutti i nostri colleghi a livello nazionale che rappresentano M.I.O e che si sono spesi per realizzare tutto questo e quelli a livello locale che stanno contribuendo al successo di della manifestazione di oggi, martedì, alle ore 21".
Una protesta al limite delle norme visto che uscire di casa per andare a tirar su simbolicamente la clèr non può essere una attività così facilmente autocertificabile. Ma per una protesta simbolica i ristoratori hanno deciso evidentemente di correre qualche piccolo rischio. "Il giorno dopo i ristoratori di tutta Italia andranno a consegnare le chiavi dei loro locali ai rispettivi sindaci in segno di richiesta di aiuto e di sostegno, affinché l'accensione delle luci della sera prima non sia l'ultima".
Solidarietà di mondi del vino&olio
Le adesioni all’iniziativa sono cominciate a fioccare via Facebook e nel giro di poche ore sono diventate migliaia, oltre mille sono in arrivo dalla Puglia e altre dalle Marche e centinaia e centinaia da tutt’Italia continuano ad aggiungersi al gruppo associazioni e movimenti locali di imprenditori della ristorazione: un mosaico di storie e di preoccupazioni che raccontano bene il caleidoscopico mondo del mangiare fuoricasa italiano, fatto di storie, di passioni e oggi - in tempi di Coronavirus - di preoccupazioni e ansie legate all’incertezza per il futuro (che ancora non si riesce a vedere) e al rischio di soffocamento delle loro imprese che non riescono a sostenere i costi di una chiusura infinita. La manifestazione è stata fatta propria da M.I.O. (Movimento Imprese Ospitalità, che raccoglie tutte le decine di associazioni e i gruppi nazionali dei cuochi e degli imprenditori della ristorazione e dell’Horeca) e si svolge dunque sotto la sua bandiera unitaria e nazionale.
A sottolineare l’importanza e la coralità dell’iniziativa, il fatto che siano molti i produttori e le associazioni legate al mondo del vino e dell’olio ad aver aderito, consapevoli che la ristorazione è un traino importante per tutta la filiera. “Supportiamo tutte le iniziative che auspicano la ripartenza in tempi brevi e portano all’attenzione le difficoltà che le imprese del settore ospitalità e food & beverage devono e dovranno affrontare” spiega Emiliano De Venuti, CEO di Vinòforum “Ristoranti, pizzerie, enoteche, alberghi sono una parte fondamentale del tessuto economico e sociale del nostro Paese. Non possono e non devono essere dimenticati: è fondamentale che le istituzioni sostengano con risorse immediatamente disponibili un comparto che rappresenta oltre il 30% del PIL Nazionale”.
“La mia azienda, Ione Zobbi produce gli oli monovarietali molto particolari proprio per la ristorazione” afferma Paolo Borzatta, titolare di I&P a Canino “Credo infatti che l’enogastronomia sia non solo un settore strategico e chiave per il nostro Paese, ma uno dei suoi pilastri. L’Italia è una delle due sole superpotenze culturali esistenti (l’altra è la Cina) non solo per il suo patrimonio monumentale e artistico, ma anche per la sua filosofia di vita. Se vogliamo riuscire a far rinascere il nostro Paese dobbiamo cominciare da qui”.
Rischio di incertezza e sfiducia
“Tutto il nostro comparto è in ginocchio. Non c’è luce all’orizzonte e la fiducia in chi ci governa sta venendo meno così come il senso di comune appartenenza all’Europa. Il settore turistico è completamente abbandonato a sé stesso!” esclama Claudio Melis, chef di In Viaggio a Bolzano. “La pazienza sta arrivando al limite e il senso di impotenza logora anche la più ottimistica delle attitudini. Che questa crisi serva almeno per prendere coscienza di uno stato di cose e ci aiuti a far sentire anche la nostra voce. Possiamo filosofare quanto ci pare sul come sarà o sul come saremo, io dico semplicemente quello che vedo non mi piace e non mi sta bene!”.
Gli fa eco Miriam Mareschi, titolare della Piazzetta del Sole di Farnese (VT): “Risorgiamo Italia. Un augurio, un invito, un monito” spiega “Dietro quello che, apparentemente, può suonare come uno slogan dal sapore un po’ retorico, c’è in realtà una preoccupazione ma anche un manifesto propositivo. Un punto fondamentale di partenza: la ristorazione è legata a alla parola 'godimento', qualcosa che il PIL da solo non misura. La ristorazione è sì impresa, ma anche e soprattutto un momento di socialità, di condivisione, di vero e proprio piacere. Parametri che non possono essere misurati matematicamente ma che costituiscono la vera cifra del nostro lavoro. Poi” continua “ci sono gli aspetti economici: se dovranno diminuire i clienti, come potremo sostenere le spese fisse se proporzionalmente non diminuiranno anche quelle? Se avremo il 50% di clienti in meno per garantire il distanziamento sociale, come potremo affrontare tasse, tributi, mutui, oneri vari se questi non verranno adeguati alle future presumibili entrate? Non penso che la ristorazione meriti un occhio di riguardo, ma che debba essere considerata, proprio nell’immediato futuro, come parte di un sistema più ampio che rischia di spegnersi a cascata”.
All’interno del movimento ci sono – ovviamente – anime diverse: da chi vuole contrattare con Governo e con Task Force Colao le misure minime per poter riaprire e per poter affrontare un calo di fatturato (diversi su questo temi i tavoli aperti da parte di diversi gruppi di aggregazione, tra cui i Ristoratori Toscana e i ristoratori marchigiani) e chi invece ha deciso di lanciare una vera e propria guerra al Governo e una sorta di nuova Marcia su Roma spalleggiata molto dai partiti di opposizione (Fratelli d’Italia e Lega in primis). Al di là delle divergenze nel merito, però, il flash mob di martedì 28 alle ore 21 ha lo scopo principale di rimettere la drammatica situazione della ristorazione al centro dell’attenzione sia della pubblica opinione, sia dei politici e degli amministratori, nazionali e locali.
La situazione nel mondo dell'ospitalità
Gli operatori del settore ragionano sul futuro del comparto: qualcuno, come Gino Sorbillo, paventa la chiusura dei suoi locali, qualcun altro – Davide Oldani – annuncia la fine di un'epoca, nella quale abbiamo vissuto una bolla ormai esplosa e prevede il ritorno a una maggiore concretezza, mentre altri - Ciccio Sultano e Ilario Vinciguerra - sono convinti che la voglia di sedersi a una grande tavola tornerà alla fine dell'emergenza. Sono riflessioni che si rimpallano da una parte all'altra della Penisola e non solo: in tanti, in tutto il mondo, riflettono su come affrontare il dopo Covid-19, campioni d'incassi come David Chang e mostri sacri come Andoni Luis Aduriz o Joan Roca.
Nel frattempo, in Italia, la Commissione Colao per la riapertura assegna un livello di rischio “medio basso” ai ristoranti, cosa che potrebbe far ripartire il comparto in tempi non troppo dilatati; anche se qualcuno chiede a gran voce di attendere che i tempi siano maturi.
Sicuro è che questa pandemia segnerà uno spartiacque: molte cose cambieranno, per questo anche le associazioni di categoria cercano di tracciare i contorni di un possibile futuro, definendo un Manifesto orizzontale dell’ospitalità e della tavola che individua i 5 valori centrali per la rinascita dell’enogastronomia; è un discorso che non riguarda solo i ristoranti – che pure hanno precise richieste da sottoporre al Governo - ma tutto il settore dell'ospitalità, i bar, gli alberghi, gli agriturismi, ognuno con esigenze specifiche.
a cura di Stefano Polacchi