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Medio Oriente

Make hummus not war: quel piatto in bilico tra guerra e pace

Tamimi, chef palestinese, racconta la sua amicizia con il collega israeliano Ottolenghi: la storia di una piatto, di una cucina, di una tavola comune che unisce anche quando c'รจ la guerra...

  • 23 Dicembre, 2023

Da bambino uno dei compiti che gli assegnava mamma Naama era di recarsi nella bottega di fiducia a prendere lโ€™hummus. Il piccolo negozio si trovava non lontano dalla loro casa nella cittร  vecchia. Il giovane Sami portava con sรฉ un piatto vuoto e poco altro. Una volta arrivato lo consegnava al titolare del negozio che lo prendeva e lo riempiva con la salsa cremosa. Sami ripercorreva la strada da dove era venuto, a tratti correndo, a tratti camminando. Saliva in casa, lo metteva in tavola. Un compito prezioso che ripeteva con grande abnegazione perchรฉ la sua famiglia potesse mangiare quella salsa cremosa di ceci, tahina fatta di semi di sesamo e aglio a colazione. Erano gli anni Settanta. E la cittร  vecchia era quella di Gerusalemme.

Hummus, piatto comune a Gerusalemme

Lโ€™hummus a casa dello chef palestinese Sami Tamimi รจ stato probabilmente uno dei simboli dellโ€™unione familiare. Per altri, invece, รจ oggetto di rivendicazioni e discordia. Non cโ€™รจ piatto, tra quelli comunemente chiamati โ€œmediorientaliโ€ e piรน diffusi in Occidente, che generi dibattiti come lโ€™hummus. Anche oggi, con la ripresa feroce delle ostilitร  tra Israele e Hamas, si discute quale sia la cultura a cui appartenga questo piatto. Chi lo ha inventato, come รจ stato creato, chi รจ stato il primo a schiacciare i ceci e a mescolarli con la pasta di sesamo e quando. รˆ tutto un citare testi sacri, tradizioni, miti. รˆ entrato prepotentemente nella nostra cultura gastronomica popolare: lo ordiniamo all’aperitivo, si prepara in casa, si trova nei supermercati, ce ne sono decine di varianti. รˆ un piatto tanto diffuso quanto conteso.

Tamimi-Ottolenghi: una collaborazione formidabile

Sami Tamimi insieme al suo amico e collega Yotam Ottolenghi due decenni fa sono stati in grado di trovare un terreno comune nella cucina, abbandonando le rispettive rivendicazioni. Anche sull’hummus. Palestinese il primo e israeliano il secondo, sono gli artefici della ribalta della cucina del Medio Oriente nel mondo occidentale. Il loro libro di ricette, Jerusalem, uscito nel 2012 con Ten Speed, รจ divenuto un caso editoriale anche per le loro origini apparentemente in conflitto. Una formidabile collaborazione tra Ottolenghi, cittadino londinese ma nato e cresciuto nella parte Ovest di Gerusalemme, editorialista del New York Times e del Guardian, e il collega Tamimi, originario della parte Est della cittร , chef, socio di Ottolenghi in sette ristoranti a Londra.

Nel loro riuscito tentativo la cucina รจ diventata paradigma di come un punto di incontro sia possibile. ยซEravamo due chef e migliori amici, entrambi provenienti dalla stessa cittร  e dallo stesso paese, ci siamo resi conto di avere molto in comuneยป, dice Tamimi al Gambero Rosso. Tuttavia, questa sintesi gastronomica รจ stata fatta fuori dal loro paese di origine: ยซLa realtร  delle nostre culture a Gerusalemme non avrebbe mai permesso a un palestinese e a un israeliano ebreo di diventare amici, di avviare un’attivitร  insieme o addirittura di pubblicare un libro di cucina sulla gastronomia della cittร ยป.

Origine e data di inizio (che non ci sono)

Le discussioni nazionalistiche e politiche intorno a questo piatto negli anni sono state quasi compulsive. Secondo il libro Hummus: A Global History di Harriet Nussbaum, scrittrice che si รจ occupata spesso del cibo nel mondo antico, non esiste una data o un luogo preciso della sua invenzione. Si pensa che l’hummus bi tahina, o hummus con tahini, sia stato preparato per la prima volta nel Levante nel Diciottesimo secolo, durante il periodo dell’Impero Ottomano, prima che molti degli odierni confini nazionali venissero tracciati.

Una teoria, invece, attribuita a Meir Shalev, scrittore, conduttore televisivo e umorista israeliano, sostiene che lโ€™hummus sia stato menzionato per la prima volta nellโ€™Antico testamento. Nel libro di Rut, dedicato interamente alla storia di una donna pagana, verrebbe menzionato un antesignano del piatto conteso: mentre Rut si trova in un campo di grano per procurarsi un poโ€™ di cibo, incontra Boaz, il proprietario del campo. Lโ€™uomo le offre del cibo dicendole: ยซAvvicinati qua e mangia un poโ€™ di pane e intingi la tua fetta nellโ€™acetoยป. Il termine โ€œacetoโ€ รจ un errore di traduzione, dice Shalev. La parola originale in ebraico antico sarebbe โ€œhometzโ€ che suona un poโ€™ come โ€œhummusโ€, ma ricorda anche la parola โ€œhimtzaโ€, il nome ebraico dei ceci.

Unione e discordia

L’hummus รจ un punto fermo, con variazioni regionali, in Libano, Palestina, Siria, Giordania, Israele ed Egitto. Ma lo si puรฒ mangiare anche in Turchia e Grecia. Si bisticcia animosamente su chi lo faccia piรน buono. Ognuno sa dove andarlo a mangiare, cioรจ la miglior tavola calda, il miglior negozio all’interno dei mercati (nel caso degli israeliani la migliore โ€œhummusiyaโ€).

Quando si parla di Israele il cibo diventa simbolo del conflitto politico. L’ubiquitร  dell’hummus puรฒ farlo eleggere a piatto simbolo di una forza unificante, o viceversa a protagonista di un’appropriazione culturale. La scrittrice palestinese, Reem Kassis, nota per i suoi libri di cucina, in un articolo pubblicato sulla rivista-libro The Passenger (Palestina, il titolo del volume) sostiene che Israele si sia appropriato della cultura gastronomica palestinese: ยซNel tentativo di creare uno stato per il popolo ebraico e una nuova identitร  ebraica nel territorio storico della Palestina tra lโ€™inizio e la metร  del XX secolo, il cibo fu tra gli elementi utilizzati per suscitare un sentimento nazionalista israelianoยป, ha scritto Kassis.

ยซPresentare piatti di provenienza palestinese come โ€œisraelianiโ€ non solo nega il contributo palestinese alla cucina israeliana, ma cancella la nostra stessa storia ed esistenzaยป, ha scritto. Anche gli israeliani lo sentono parte della loro cultura gastronomica. Lโ€™hummus, con pita e falafel, รจ al centro dei menu di moltissimi ristoranti, come quello dell’Hakosem di Tel Aviv, del cuoco israeliano Ariel Rosenthal, che allโ€™hummus ha dedicato un intero libro โ€“ Hummus. On the Hummus Route โ€“ scritto insieme a Orly Peli-Bronshtein e Dan Alexander.

Se la cucina trova il punto in comune

La cucina ha la straordinaria capacitร  di colmare divari culturali in tempi di conflitto. ยซAttraverso il cibo, gli individui possono intraprendere conversazioni significative, abbattendo barriere e trovando punti in comune, anche in situazioni difficiliยป, dice Tamimi. Purtroppo, perรฒ, ยซnon รจ il caso di Israele e Palestinaยป, tiene a precisare. ยซQuando gli israeliani affermano che lโ€™hummus รจ un loro piatto, dobbiamo porci la domanda su come una nazione che esiste solo da 75 anni possa effettivamente rivendicare un piatto che รจ stato preparato e consumato per centinaia di anni da molti paesi del Mediorienteยป.

Certo รจ che la sua esperienza con Ottolenghi rimane una fiammella accesa su quell’idea, a tratti romantica, di come la cucina, di un piatto come hummus, possa essere unificante e non divisivo; di come la storia del Levante, crocevia di geografie, รจ stata caratterizzata da un insieme di culture che hanno plasmato una cucina ricca e strepitosa, rendendo addirittura difficile stabilire le origini di ogni piatto.

Anche il Libano ha rivendicato la paternitร  dell’hummus. Ad ottobre 2008 alcuni imprenditori libanesi hanno chiesto il riconoscimento della denominazione di origine protetta, ma senza riuscirci. A questa guerra dell’hummus ha cercato di rispondere il registra Trevor Graham con il documentario Make Hummus not War, per riportare l’attenzione sull’aspetto unificante e non divisivo.

Un successo straordinario (in numeri)

รˆ innegabile che negli ultimi decenni l’hummus abbia raggiunto un successo globale. Esiste persino una Giornata internazionale, il 13 maggio. E il mercato รจ ormai enorme. Nel 2020 le vendite hanno raggiunto i 2,62 miliardi di dollari, con una previsione di crescita fino al 2028 di 6,60 miliardi, secondo i dati del Market Research Report 2021.

Uno dei fattori piรน rilevanti che ne hanno determinato il consumo globale รจ lโ€™aspetto nutrizionale: รจ un piatto considerato salutare, ricco di vitamine e proteine. Si รจ diffuso in tutto lโ€™Occidente soprattutto negli ultimi due decenni, anche impacchettato in contenitori di plastica. La ricetta classica proveniente dal West Asia รจ stata affiancata da diverse varianti: lโ€™hummus si fa con le patate dolci, la barbabietola, i piselli o le carote, le lenticchie o i fagioli. La nutrizionista statunitense Makenzie Marzluff ne ha inventato una versione dolce durante una festa del Super Bowl e grazie alla quale รจ nata la sua azienda Delighted By. Sul sito del Gambero Rosso potete trovare anche la versione del nostro Giorgione.

Meglio Lina o Taami?

Sami ormai รจ adulto. Ha 54 anni, vive tra Londra e l’Umbria. I tempi in cui andava a rimediare l’hummus per conto della mamma sono lontani. Ma quanto torna a Gerusalemme per visitare la sua famiglia o per lavorare trova anche il tempo per imboccare un angolo nascosto in uno dei quartieri del mercato della cittร  vecchia. Lรฌ tra l’odore di spezie e datteri, lรฌ dove oggi camminare per strada รจ divenuto pericoloso e angosciante, c’รจ un vecchio ristorante a conduzione familiare gestito dalla seconda e dalla terza generazione della famiglia che lo ha fondato. ยซFaccio sempre una sosta nel mio posto preferito per l’hummus chiamato “Lina” per assaporare una porzione di questa prelibatezza cremosaยป, dice Tamimi. Si discute anche su questo. Se l’hummus piรน buono di Gerusalemme fosse quello di Taami, ristorantino chiuso quattro anni fa quando il suo proprietario se ne รจ andato per sempre, o quello di Pinati, o quelli di Abu Hassan o della tanto amata Lina.

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