È tutto pronto ad Hudson Yards
I primi – fortunati, è proprio il caso di dirlo visti i milioni di dollari che ci vogliono per acquistare qui – residenti cominceranno a popolare i lussuosi appartamenti di Hudson Yards già nelle prossime settimane. Ma solo il 15 marzo anche gli spazi pubblici della più ambiziosa impresa immobiliare di rigenerazione urbana concepita nel cuore di Manhattan dai tempi del Rockefeller Center riveleranno finalmente alla città cos'è stato fatto per riqualificare un'ampia area urbana del West Side, tutt'intorno all’affascinante Vessel di Thomas Heaterwick, che dell'impresa sarà il fulcro concettuale e geografico. Allora aprirà al pubblico anche l'edificio commerciale che concentra negozi e ristoranti (un centinaio per parte). Non un mall come tanti altri, ma un luogo di ritrovo all'altezza del calibro dell'impresa, progettato sotto la direzione dello studio Elkus Manfredi, ma variamente suddiviso tra gli attori più in vista della scena gastronomica newyorkese. E non solo, dal momento che proprio il complesso di Hudson Yards segnerà l'esordio in città di chef di fama mai approdati prima in America, come i fratelli Adrià. Ma andiamo con ordine. Da circa due anni, si sprecano le anticipazioni sul parterre di cuochi e imprenditori della ristorazione coinvolti nell'operazione. Solo negli ultimi giorni, però, è stata resa nota la formazione ufficiale, con una dovizia di dettagli funzionale a far salire l'attesa.
Mercado Little Spain
La curiosità si concentra in prima battuta sul mercato spagnolo ideato dal trio José Andres e fratelli Adrià, quel Mercado Little Spain che pronti via rischia di rubare la scena al pur ingentissimo schieramento di big della cucina. All'interno, una colorata rappresentazione dei costumi gastronomici iberici, con il ristorante dedicato al pesce e una scenografica infilata di postazioni per le cotture sul fuoco vivo, che omaggiano la tradizione degli asador e saranno anche nucleo di riferimento per la preparazione espressa della paella. Lo Spanish Diner, invece, sarà quanto di più tradizionale ci si aspetta da un tapas bar dall'atmosfera conviviale, se non fosse che la fama dei suoi creatori decuplica le aspettative; completano il tour due bar dedicati rispettivamente a cocktail (il Bar Celona a la sua selezione di vermouth) e vini spagnoli, e 15 chioschi di street food per raccontare le cucine di strada di tutta la Spagna. Dal 15 marzo, però, solo i bar e il mercato con i prodotti a scaffale, oltre agli stalli dello street food saranno subito operativi, mentre si procederà con cautela prima di avviare l'intera macchina. Vedremo se il Mercado riuscirà a evitare l'effetto dejavù rispetto al cugino Eataly, modello indiscusso in tutto il mondo per le food hall tematiche a indirizzo nazionale. Ma si definiscono pure i dettagli per tutto quello che ruoterà intorno.
Universo Chang
Cominciando con David Chang, che ad Hudson Yards metterà a segno l'ennesima apertura dell'universo Momofuku, sotto l'insegna Kawi, e con la chef Eunjo Park, già a lungo in squadra da Ko, e poi al lavoro da Daniel e Per Se. Menu fusion con molte pietanze ispirate alle origini coreane della chef (a cena solo dal 15 aprile, si parte col servizio del pranzo, dalle 11.30 alle 15.30), immancabili noodle e una finestra per il take away, in stile Bang Bar.
E a completare la galassia Chang anche un corner Peach Mart, sul modello dei convenience store molto diffusi in Asia, per la vendita di un'ampia selezione di snack confezionati (dolcetti al tè matcha, patatine, sfizi alle alghe) oltre a panini di ispirazione coreana e kimbap, nelle varianti mortadella e formaggio, pollo fritto, tamago (l'omelette coreana). Insomma un'aggregazione di insegne che Chang sta sperimentando da qualche tempo, con successo di pubblico e critica, al Times Warner Center di Columbus Circle.
Da Shake Shack a Thomas Keller
Numerosissime, del resto, saranno le opportunità per fermarsi a mangiare in velocità, con proposte già rodate altrove – Shake Shack avrà un negozio anche qui, come pure Fuku, per restare in casa di Dave Chang, che oltre al quartier generale del quinto piano, avrà a disposizione anche un piccolo spazio al secondo, per servire il suo pollo fritto – insegne storiche come la bakery kosher William Greenberg Desserts, in attività dagli anni Quaranta nell'Upper East Side, nuove imprese a tema etnico (la cucina greca dell'Estiatorio Milos, con il Milos Wine Bar, al quinto e sesto piano) o di ristorazione tradizionale. A supervisionare la selezione dell'offerta, la proprietà ha voluto un garante d'eccezione come Thomas Keller, che all'interno del complesso avrà un suo ristorante – su due livelli, al quinto e sesto piano dell'edificio, si chiamerà TAK Room, avrà 200 posti a sedere e offrirà un servizio a prezzi contenuti, per chi vuole avvicinarsi alla storia del French Laundry e di Per Se senza rimetterci un occhio della testa, ma aprirà solo alla fine di marzo - come pure Michael Lomanaco, chef televisivo di grande seguito, veterano della scena newyorkese con il Porter House Bar and Grill del Time Warner Center, che raddoppierà ad Hudson Yards con l'Hudson Yards Grill (quarto piano, aperto solo a cena. Circa 300 coperti per servire un'ampia varietà di carne cotta al bbq, ma anche pollo fritto, pizza, sushi).
Wild Ink, invece, si chiamerà il ristorante di ispirazione asiatica affidato allo chef Peter Jin (con la supervisione di Tien Ho, già da Momofuku): cucina a vista, possibilità di mangiare al banco e una parete interamente vetrata che guarda all'esterno (quinto piano, aperto a pranzo e cena). Lo spazio più scenografico, però, sorgerà in cima al 30 Hudson Yards, l'edificio che sarà completato solo in un secondo momento e svetterà su tutti gli altri. Qui, il nome di riferimento sarà quello di Rhubarb, società londinese che già possiede numerosi ristoranti e caffè nella capitale inglese (e nel complesso gestirà anche il Wild Ink). Il punto di forza, con molta probabilità, non sarà il cibo, ma l'incredibile vista sull'Hudson e sulla città, da uno dei punti di osservazione più alti di New York.
www.hudsonyardsnewyork.com/food-drink
a cura di Livia Montagnoli