Dubai provincia d’Italia. Un vero e proprio trionfo di stelle e menzioni per la cucina del Bel Paese nella prima edizione della Rossa dedicata al paese arabo, che apre la strada per la guida francese nella penisola araba. Dalla premiazione tenutasi stamattina negli Emirati e trasmessa come ormai consuetudine anche online si scopre uno spaccato di mondo molto interessante, dove sullo stesso campo da gioco si alternano piatti e chef asiatici ed europei, spin off di grandi nomi e creazioni originali, in un turbinio competitivo che nell’anno di Expo (rimandata a causa del Covid) dimostra una volta di più come l’economia di questa città-stato sia sempre meno dipendente dal petrolio (ormai segna solo il 20% del PIL) in favore di altre attività, soprattutto il turismo e l’ospitalità di qualità, di cui ora tutti paiono essersi accorti.
Michelin Dubai 2022. Nessun Tre Stelle, Due Stelle per Yannick Alléno e Niko Romito
Partiamo dai semplici numeri: anche qui come in altre edizioni in giro per il mondo (ad esempio Slovenia e Thailandia) al momento del battesimo non vengono assegnate le tre stelle a nessun ristorante. Si arriva massimo alle 2, riconosciute due sola volta, ed in questo caso a parimerito a due grandissimi della cucina mondiale: il Francese Yannick Alléno che ormai ne ha un numero da record in giro per il globo, e che qui vede premiato il suo STAY, e l’italiano Niko Romito che dopo il successo ad Hong Kong replica qui con il suo ristorante presso Bulgari. Un risultato incredibile per un progetto di collaborazione, quello tra la catena alberghiera ed il grande cuoco italiano, che a questo punto risulta senza dubbio tra le operazioni più riuscite nella valorizzazione del made in italy all’estero.
Michelin Dubai 2022. I 9 ristoranti con Una Stella e la Stella Verde
A seguire troviamo 9 ristoranti con l’assegnazione della prima stella, di cui due di cucina italiana: sono Armani Ristorante e Torno Subito, il progetto emiratino di Massimo Bottura. Al loro fianco il ristorante di stile francese Al Muntaha collocato all’interno del 27simo piano del Burj Al Arab, il portoghese Tasca di Jose Avillez, e tanta Asia con il giapponese Hoseki, il cinese Hakkasan e l’indiano Trèsind Studio (dove però troviamo anche un po' d’Italia vista la consulenza del mestro della miscelazione Dom Carella per la parte di cocktail e di pairing). Tra i ristoranti di stampo internazionale e contemporaneo troviamo Ossiano ma soprattutto 11 Woodfire, che recentemente si era invece piazzato in prima posizione nella classifica 50 Best MENA, anch’essa alla prima edizione, dimostrando ancora una volta il discostamento di filosofie tra le due prestigiose classifiche.
Anche negli Emirati c’è spazio per una prima Stella Verde, ed è quella di Lowe che viene premiato per la sua cucina contemporanea e sostenibile
I 14 Bib Gourmand
L’occhio della guida va oltre alle Stelle e comincia il suo consueto lavoro di mappatura per vedere in prospettiva e seminare per le edizioni che verranno: tra i 14 selezionati troviamo il ristorante italiano Fi'Lia, e nel grande mix culturale che anche qui vede cucine francesi e giapponesi affiancarsi all’indiana e alla libanese, troviamo finalmente una segnalazione di un ristorante di cucina degli Emirati, ovvero Al Khayma, e numerosi ristoranti segnalati come cucina del Middle East, a dimostrazione che il processo culturale d’importazione dei grandi maestri della cucina dai quattro angoli del globo non è fine a se stessa, ma legata anche allo sviluppo di una scena locale che crescerà nei prossimi anni
Il confronto con 50 Best e i grandi assenti
Entrano solo come segnalati in guida alcuni dei “big name” della 50 Best MENA: Zuma che nella classifica dei cinquanta era al secondo posto, ad esempio, qui non pare aver goduto di una speciale considerazione, e così anche il più alto degli italiani, ovvero Il Borro. Da notare comunque come tanti progetti nostrani risultino convincenti da queste parti, con 9 ristoranti di bandiera segnalati in tutto (oltre i già citati ci sono Cipriani, Marea, The Artisian e Social by Heinz Beck) e chissà dietro quanti progetti categorizzati diversamente si nasconde uno chef del nostro paese, come il ristorante di pesce Rockfish gestito dal lombardo Marco Acquaroli. Buona la prima per gli Emirati – certo - ma a conti fatti anche per l’Italia che finalmente convince all’estero e si attesta come sempre più apprezzata nel fine dining mondiale.
a cura di Federico Silvio Bellanca