Nel gergo comune si sta diffondendo con sempre maggiore insistenza il termine debunking, ovvero l’opera di sfatare false informazioni, talvolta radicate nella cultura popolare, provandone la loro inesattezza. Il New York Times ha provato a fare qualcosa di simile, mettendo in discussione alcuni “miti” relativi alla pasta e alla sua cottura. Un argomento tutt’altro che agevole e che, infatti, ha scatenato diverse discussioni nei commenti relativi all’articolo, firmato dalla critica culinaria Julia Moskin.
La prima convinzione da sfatare, secondo Moskin, è quella relativa al tempo di cottura della pasta. L’articolo spiega come in Italia, sua patria per eccellenza, essa venga «cotta due volte: prima in acqua bollente, e poi di nuovo con i condimenti o la salsa», ciò renderebbe «sensato» lasciare gli spaghetti leggermente al dente. Tuttavia, secondo la critica culinaria, non esistono regole scritte nella pietra, e i tempi di cottura si adattano al tipo (lunga o corta) che si impiega e ai gusti personali dello chef.
Se, scorrendo tra le righe, l’orgoglio italiano dei lettori è stato ferito o anche solo punto, in loro soccorso è arrivato Maxwell “Max” Alexander, il giornalista e scrittore statunitense che alcuni ricorderanno per la sua partecipazione alla decima edizione di MasterChef Italia, tenutasi nel 2020, dove conquistò le simpatie dei telespettatori e classificandosi al nono posto. «Gli italiani non cuociono davvero la pasta due volte», l’incipt del chiarimento di Alexander nei commenti relativi all’articolo, che specifica come tale regola si applichi per salse più «liquide», mentre, per diverse altre, la pasta venga servita subito dopo essere stata scolata. «In entrambi i casi», chiosa l’ex concorrente di Masterchef, «è difficile immaginare come molti italiani (o asiatici) apprezzino la pasta molle e spappolata».
L’articolo prosegue prendendo in esame altre tradizioni legate alla preparazione della pasta. Ad esempio, il fatto che essa vada cotta sempre in acqua bollente: falso, secondo Moskin, che specifica come essa possa andare anche a temperature più basse ma necessiti di essere mescolata ogni minuto in modo da «distribuire le particelle di amido appiccicose, impedendo così la formazione di grumi». Infine, alcune questioni relative al sale: non vi sarebbe un momento specifico in cui aggiungerlo all’acqua di cottura e no, metterne di più non farà cuocere gli spaghetti più velocemente.
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