Sale a venti miliardi di euro il valore alla produzione dell'agrifood italiano a marchio Dop e Igp. Un sistema che, stando ai dati del 2022 resi noti nel rapporto Ismea-Qualivita, è cresciuto del 6,4% in un anno, con esportazioni che hanno superato gli 11,6 miliardi di euro, in aumento dell'8,3 per cento, capace di pesare sull'intero comparto agroalimentare nazionale per un quinto del giro d'affari complessivo. L'edizione numero ventuno dello studio, presentato a Roma il 18 dicembre, evidenzia un quadro sostanzialmente positivo, in cui operano 195mila imprese delle filiere del cibo e del vino, con l'occupazione che per la prima volta conta 580mila unità nella fase agricola e 310mila nella fase di trasformazione.
L'export raggiunge 11,6 miliardi di euro
Entrando nel dettaglio del report, a crescere nel 2022 è l'export agroalimentare Dop e Igp, capace di raggiungere gli 11,6 miliardi di euro, con il cibo che vale 4,7 miliardi (+6% in un anno e +66% in dieci anni) e il vino che sfiora i 7 miliardi di euro (+10% sul 2021 e +80% rispetto al 2012). Quasi il 90% dell'export vitivinicolo delle cantine italiane è rappresentato da etichette Dop e Igp. Segni meno, invece, nelle quantità: dopo il forte balzo del 2021, la produzione di vino in bottiglia Dop e Igp perde il 4% e si attesta a 26 milioni di ettolitri.
Crescita malgrado la congiuntura difficile
«Il settore cresce nonostante un quadro congiunturale difficile – ha dichiarato Mauro Rosati, direttore di Fondazione Qualivita e di Origin Italia - ed è un dato indubbiamente positivo. Permangono le criticità, a partire dalle emergenze climatiche che coinvolgono in particolare le produzioni Dop e Igp legate a micro-areali. La riforma europea impone una riflessione su tre punti cardine: governance dei territori, rapporto col consumatore e ricerca scientifica». Altro tema su cui tenere alta l'attenzione è la contraffazione: «Il nostro impegno è attuare anche una visione strategica che impedisca la proliferazione dei marchi di qualità pubblici e l’affermazione di etichette scorrette che disorientano il consumatore», ha sottolineato nel suo intervento Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura.
Il Grana Padano supera il Parmigiano Reggiano
Nel comparto del cibo, il Grana Padano (1,73 miliardi di euro) è quello col più alto valore alla produzione, grazie a un +18,8% che gli ha consentito nel 2022 di rubare il podio al Parmigiano Reggiano (1,72 mld) che lo precedeva un anno prima; terza le filiere più 'ricche' è quella del Prosciutto di Parma; seguono Mozzarella di Bufala Campana, Aceto Balsamico di Modena e Pecorino Romano. Spostandosi al comparto vino, per valore alla produzione dello sfuso, nelle prime tre posizioni si trovano le due denominazioni spumantistiche del Nord Est: Prosecco (1,14 mld) e Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore (239 milioni di euro) seguiti dalla Dop Delle Venezie (che ha in pancia il Pinot grigio), poi Asti e Amarone della Valpolicella.
Oltre 890mila occupati tra agricoltura e industria
Nel settore agricolo, le cifre del rapporto Ismea-Qualivita indicano per la prima volta un numero di dipendenti a tempo determinato di 430mila (211mila nel vino e 219mila nel cibo) e di 50mila a tempo indeterminato (20mila nel vino e 30mila nel cibo), a si aggiungono circa 100mila autonomi, tra imprenditori agricoli e coltivatori diretti. Nel settore industriale, il sistema italiano della Dop economy conta oltre 250mila rapporti di lavoro a tempo indeterminato (210mila nel cibo e 43mila nel vino) e circa 60mila a tempo determinato o stagionali (45mila nel cibo e 15mila nel vino). I dati si riferiscono al numero di rapporti di lavoro, superiore a quello effettivo di lavoratori dipendenti, dal momento che un lavoratore può avere contratti con più aziende.
Dominio territoriale di Veneto ed Emilia Romagna
A livello territoriale, le quattro regioni del Nord-Est (+6% complessivo in un anno) valgono oltre metà del valore nazionale delle Dop e Igp (11 miliardi di euro). Veneto ed Emilia Romagna sono ai primi posti, anche se nel 2022 sono Piemonte e Lombardia (15%) a crescere di più per un Nord-Ovest che ha chiuso l'anno con +12%. Positivi i riscontri nel valore delle produzioni del Centro Italia (+4% a 1,8 mld) e del Sud e Isole (+3%, con tre miliardi di valore grazie a Campania, Sardegna e Abruzzo). Per il secondo anno consecutivo si registra un incremento del valore delle produzioni per 18 regioni su 20. Tra le più importanti, in segno negativo, la Puglia che perde il 16 per cento rispetto al 2021.