"Non serve una legge per vietare prodotti che in Europa, di fatto, sono già vietati”. A parlare è Elena Cattaneo, senatrice a vita e professoressa ordinaria di Farmacologia presso l'Università degli Studi di Milano. Lunedì 6 novembre - giorno in cui il discusso disegno di legge che punta a vietare la carne coltivata è arrivato in aula alla Camera (dopo essere stato approvato in Senato) - il quotidiano La Repubblica ha pubblicato una lunga lettera inviata da Cattaneo. La senatrice a vita definisce il provvedimento “una legge-manifesto dalla doppia inutilità, in grado solo di mortificare per l’ennesima volta l'iniziativa economica e scientifica del nostro Paese, e di relegare, anche per questi prodotti, gli italiani a un mero mercato di consumatori finali” (qui per leggere la posizione del Gambero Rosso).
Perché la legge non serve
Cattaneo spiega che una legge contro la carne coltivata non serve, non solo perché una richiesta di autorizzazione al consumo non è stata presentata in Commissione europea. Ma anche perché nel momento in cui l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) valutasse sicuro questo prodotto e la Commissione li autorizzasse, l’Italia non potrebbe bloccarne l’importazione da altri Stati europei.
Il pasticcio con l’Unione Europea
A tutto questo, si aggiunge un aspetto che, secondo Cattaneo, potrebbe fare del disegno di legge “il paradigma istituzionale di una miope furbizia burocratica, prossima alla menzogna che il governo del Paese utilizza nei rapporti con l'Unione europea”. Lo scorso 14 ottobre, infatti, un articolo del Foglio aveva rivelato che il provvedimento, già notificato alla Commissione europea dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), fosse stato poi ritirato dallo stesso Mimit su impulso del ministero della Sovranità alimentare (Masaf). La revoca era stata motivata dalla necessità di "un approfondimento delle tematiche oggetto del disegno di legge”.
Eppure, sottolinea Cattaneo “nella seduta di quattro giorni prima, le Commissioni XII e XIII della Camera avevano bocciato tutti gli emendamenti presentati e avevano mantenuto il testo tal quale a quello uscito dal Senato”. Ora il testo è in discussione in aula e, secondo quanto deciso dai capigruppo dei partiti, sarà approvato entro il 15 novembre.
La conferma che “l’approfondimento delle tematiche” fosse solo “un espediente burocratico per evitare una bocciatura preventiva”, secondo Cattaneo, emerge dalle parole del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che nel question time alla Camera del 25 ottobre aveva sottolineato l’intenzione di tirare dritto sul provvedimento. La legge, in ogni caso, potrà essere comunque valutata dalla Commissione europea dopo l’approvazione, ma passeranno mesi, se non anni perché sia eliminata dall’ordinamento giuridico.
Cosa accadrà ora
Se, a meno di colpi di scena, il disegno di legge verrà approvato anche alla Camera, l’Italia potrà vantarsi di essere il primo Stato a vietare la carne coltivata. “Resterà invece – scrive la senatrice a vita – solo un Paese in bilico tra scienza e superstizione, pronto a rinnegare la prima, per lucrare un po’ di consenso su paure alimentate da menzogne”.