La sostenibilità è un percorso: non c’è un punto di arrivo, ma una continua evoluzione verso il futuro. E da questo percorso, chi come il Gambero Rosso si occupa da sempre dell’eccellenza agroalimentare, non può tirarsi indietro. Nasce da questa consapevolezza il Global Summit sulla sostenibilità, organizzato dalla Fondazione Gambero Rosso, che si è appena svolto a Villa Necchi di Milano - ripreso anche in diretta streaming - e che ha visto 25 relatori confrontarsi nel convegno “La Sostenibilità fattore di crescita delle aziende del settore agroalimentare”. Quattro i tavoli tematici che si son succeduti per parlare di certificazione, esperienze di impresa, servizi alle aziende e scenari nazionali futuri.
L’impegno del Gambero Rosso e il lavoro con Equalitas per il vino
L’attenzione del Gambero Rosso in quest’ambito viene da lontano, nasce infatti nel 2014 con il Primo Rapporto Sostenibilità del Vino che ha, poi, portato alla nascita di Equalitas, società fondata da Federdoc, Csqa Certificazioni, Valoritalia, Fondazione Gambero Rosso e 3A Vino, che è proprietaria dello Standard per la certificazione della sostenibilità in ambito vitivinicolo. Ma non si è fermato lì, come dimostra l’organizzazione di questo Global Summit.
“Perché siamo qui?” ha esordito il presidente del Gambero Rosso Paolo Cuccia, nell’introdurre i lavori “Perché il Gambero Rosso si è sempre occupato di qualità. Con il mondo del vino abbiamo iniziato delle riflessioni otto anni fa rispetto a una domanda di prodotti sostenibili già esistente. Allora eravamo scettici e preoccupati che questo potesse portare delle nuove incombenze. Oggi, invece, sappiamo che si tratta di un’opportunità, oltre che un’esigenza sempre più pressante. Da qui l’esigenza di certificarla”.
“Da quando sono state poste le basi per la nascita di Equalitas” ha ribadito il presidente Equalitas Riccardo Ricci Curbastro “molta strada è stata fatta, fino ad arrivare a uno standard nazionale del vino che guarda lontano. Ma soprattutto si è creata una cultura della sostenibilità da estendere anche ad altri settori: una strada imboccata perché i produttori e i consumatori ce lo chiedevano. Una strada che continueremo a percorrere ponendoci di volta in volta sempre nuove domande, a cui rispondere con la sensibilità che abbiamo sviluppato in questi anni”.
Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta, ha sottolineato l'impegno ad incentivare una viticoltura capace di tendere all’equilibrio con l’ambiente, valutando gli effetti immediati e futuri di ogni intervento sul territorio sia dal punto di vista ambientale sia economico, privilegiando la scelta di materiali ecocompatibili e le fonti di energia rinnovabili.
A che punto è la certificazione del food?
Se per il vino l’esperienza di Equalitas ha portato allo Standard nazionale, approvato lo scorso marzo dal Mipaaf, per l’agroalimentare il percorso è ancora all’inizio. E il Gambero Rosso vuole esserci per promuovere, sostenere e accompagnare le aziende eccellenti nei percorsi di sviluppi sostenibili. Infatti, le imprese della guida Top Italian Food sono state coinvolte nel sistema di autovalutazione nato in collaborazione con Santa Chiara Next, società benefit spin-off dell’Università di Siena. Per questa prima edizione, sono state 47 quelle che hanno avuto un punteggio positivo di sostenibilità e che sono state annunciate proprio a Milano.
“Abbiamo creato una piattaforma di autovalutazione, in modo che le aziende possano capire quanto siano allineate” ha spiegato il presidente di Santa Chiara Next Angelo Riccaboni “Non è una pagella, ma uno strumento utile per il futuro: se non inizieremo a porci delle domande, difficilmente avremo delle risposte”.
Sugli indici di sostenibilità del food è intervenuto anche Jacopo Schettini di Standard Ethics (società nata nel 2004 per promuovere principi di sostenibilità e governance dell’Ue) per presentare il Food&Beverage Sustainability Italian Benchmark, un’analisi che ha analizzato 50 principali aziende dell’industria alimentare italiana, fino a selezionare le 30 più virtuose (da Ferrero a IllyCaffè, da Campari a Barilla): “Il rapporto ci mostra un livello ottimo raggiunto sulla qualità del prodotto e una discreta consapevolezza sulla sostenibilità ambientale, mentre emerge una certa difficoltà per il raggiungimento della parità di genere nel board e nel tracciamento del codice dei fornitori. La sfida, quindi” ha concluso Schettini “è accrescere la cultura della sostenibilità nell’interesse delle nuove generazioni”.
Dallo standard nazionale del vino alla sostenibilità sociale: il ruolo della politica
“Oggi la parola sostenibilità va molto di moda soprattutto nei talk show politici” ha esordito il sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio, intervenendo all’incontro “Ma io credo che oggi le nostre imprese agroalimentari stiano facendo un percorso virtuoso in questo ambito e non perché glielo chieda l’Europa, ma perché sono loro a volerlo. La politica, in questi anni, ha rincorso proprio il mondo produttivo e a poco a poco si avvicina a quei livelli. In particolare, il vino ha tracciato la strada e, grazie al nuovo Standard nazionale, l’Italia ha anticipato tutti gli altri Paesi europei”.
Rientra nel concetto di sostenibilità – in particolare di sostenibilità sociale – anche la valorizzazione del ruolo delle donne e il superamento del gender gap. Su questo si è focalizzato l’intervento all’evento della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti: “La sfida che abbiamo davanti a noi è chiara” ha detto “costruire uno sviluppo sostenibile, resiliente, inclusivo e che apra la prospettiva del tempo in avanti soprattutto per le nuove generazioni. È il motivo per il quale la parità di genere è e va promossa come leva di sviluppo e di investimento, come abbiamo scelto di fare con il Pnrr, dove la parità è asse trasversale e strategico dell’intero Piano, con la riforma del Family Act entrata in vigore come legge dello Stato il 12 maggio scorso e con la prima Strategia nazionale per la parità di genere. È una visione nuova, integrata e sistemica” ha concluso “per abilitare e valorizzare pienamente quelle energie e quei talenti femminili di cui la Repubblica non può privarsi”.
La survey della Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo
A dimostrazione di come la sostenibilità sia oggi ritenuta estremamente importante anche da un punto di vista creditizio e finanziario il main partner del Global Summit è stata Intesa Sanpaolo. “Grazie al Pnrr che incentiva il processo trasformativo, per le imprese agroalimentari si apre una stagione importante” ha annunciato Anna Roscio, Executive Director Sales&Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo “Il nostro compito, come sistema bancario, è fare in modo che alle aziende arrivino le giuste informazioni e che anche quelle più piccole percepiscano la sostenibilità come un elemento competitivo di crescita”. L’impegno di Intesa Sanpaolo in ambito sostenibile si è concretizzato lo scorso anno con l’istituzione della Direzione Agribusiness che opera all’interno della Divisione Banca dei Territori.
Secondo una survey condotta dalla stessa Banca presso la rete delle proprie filiali, per sostenere la crescita dell’agroalimentare italiano, soprattutto in un contesto difficile come quello attuale (tra guerra, rincari e mancanza di materie come vetro e capsule) occorrerà puntare su un mix articolato di priorità. “Ai primi posti tra gli interventi strategici” ha rivelato Stefania Trenti, Head of Industry Research Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo “spiccano l’intensificazione dei rapporti di filiera, il potenziamento delle esportazioni, gli investimenti in capitale umano, la necessità di un ricambio generazionale (oggi solo l’8% delle aziende agricole italiane è gestito da under 40) e gli investimenti in ottica green e digitale. Inoltre, secondo le stime su un campione di imprese della filiera, le aziende che hanno investito nel biologico hanno realizzato un maggior incremento di Ebitda (+29%) rispetto alle tradizionali”.
“Innovazione, transizione ecologica e digitale sono le attuali sfide”, ha detto al convegno Massimiliano Cattozzi, Executive Director Agribusiness Intesa Sanpaolo. “Per un settore sempre dipendente dalle materie prime, l’unica certezza è rappresentata dagli investimenti. In questo percorso Intesa Sanpaolo c’è, con diverse azioni. Come Direzione Agribusiness nell’arco del Piano d’Impresa 2022-2025 mettiamo a disposizione delle piccole e medie imprese 8 miliardi di euro di nuovo credito a medio e lungo termine con una particolare attenzione ai criteri della sostenibilità e della circular economy”.
L’importanza di comunicare la sostenibilità
Tra gli spunti di riflessione emersi dal Global Summit anche l’esigenza espressa dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini di ripartire da cultura e conoscenza: “Io sono convinto che la sostenibilità riguardi anche la ricerca. Una ricerca finalizzata alla raccolta di nuovi dati. Dati che, poi, a loro volta, devono essere trasformati in informazioni. Ciò che mi preoccupa, a tal proposito, è la miopia dell’Europa. Penso al tema della blockchain che vede Cina e Usa in prima linea con le loro piattaforme, mentre l’Europa sta a guardare”.
Essere sostenibili e saperlo comunicare, insomma. Come ha ribadito anche Fabrizio Failli della direzione Servizi per le imprese Ismea “Il ruolo delle istituzioni è di rendere questo messaggio sempre più invasivo perché siamo consapevoli del ruolo imprescindibile che la sostenibilità ha in termini di competitività, oltre all’inestimabile beneficio per i territori e le nostre comunità. Ben vengano, quindi, occasioni come il Global Summit, perché se sapremo spiegare e divulgare gli aspetti sociali, ambientali, economici e culturali della sostenibilità, consentiremo ai consumatori di essere più consapevoli delle proprie scelte, di cogliere il valore etico del cibo, anche in termini di sfruttamento delle risorse”.
È questo, quindi, il prossimo passo da compiere. Un piccolo passo per un grande obiettivo.
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a cura di Loredana Sottile
foto di Vittorio Giannella