La storica cioccolateria napoletana resa grande da un gentiluomo e sua moglie

15 Dic 2024, 07:34 | a cura di
Il cioccolato napoletano di Gay-Odin ha una storia centenaria, quando arriva nella capitale negli anni Ottanta è subito un cult

Non si può dire che la cioccolateria Gay-Odin sia una rarità. Sette punti vendita a Napoli, uno a Milano e poi il negozio di Roma, aperto negli anni Ottanta nel quartiere Parioli. Una volta luogo d'incontro di signore ingioiellate e diplomatici, oggi sullo stesso marciapiede, l'insegna partenopea è rimasta la sola insieme ad un negozio di complementi d'arredo. Accanto, il cinema Empire – amato da generazioni per quel suo soffitto apribile che liberava la sala dal fumo all'intervallo (mi sono datata con questa ultima affermazione) – ha chiuso anni fa e ne resta solo una spoglia facciata. Ma se si vuole assaporare il gusto unico del cioccolato napoletano a Roma, entrando in una piccola oasi del lusso, non c'è altro luogo che il civico 9 di via Stoppani. Il brand che è nato nel 1894, ha inaugurato la prima sede fuori Napoli nel 1980 e il negozio capitolino propone tutti i classici della sede flagship di Chiaia: i cioccolatini nudi, le praline, le tavolette, le cialde wafer a forma di ghianda ripiene di tenero gianduja. E quella "corteccia" chiamata Foresta, sia fondente che al latte, che incanta chiunque l'assaggi. Dentro i cioccolatini si può trovare crema fondente, liquore inebriante o pezzetti di croccante. Nelle praline, tavolette e cioccolatini di Gay-Odin a Roma c'è tutto il sapore di una Napoli unica. Tutto ha inizio alla fine del 1800, con origini che risiedono però più a Nord: esattamente nella "valle del cacao" in Piemonte.

Un matrimonio combinato

È il 1888 quando dalla Val Pellice, terra d'antica tradizione della lavorazione del cacao, Isidoro Odin si trasferisce alla volta di Napoli in cerca di fortuna. Prima di partire per il capoluogo partenopeo, scrive al rinomato cioccolataio e amico di suo padre, Bartolomeo Gay, per chiedere la mano della secondogenita vista una sola volta e della quale si è invaghito. Bartolomeo gli concede invece la mano della primogenita. È così che Onorina Gay parte alla volta di Napoli e nel 1898 sposa Isidoro, diventando anche sua stretta collaboratrice nel settore vendite. La coppia inizia girando per le vie del centro di Napoli con un carretto vendendo i bon bon di Gay-Odin: un seme di cacao ricoperto di cioccolato fuso, e infine tempestato di codette bianche.

Nasce all'inizio del Novecento il primo piccolo laboratorio in via Chiaia, e – ormai un napoletano acquisito – nel 1920 Isidoro opera due scelte decisive: apre la prima fabbrica di cioccolato alle spalle di Via dei Mille, e poi crea il tronchetto Foresta, brevetto esclusivo Gay-Odin. Uno strato sottile di cioccolato che viene passato attraverso tre rulli fino a diventare una sfoglia impalpabile che il maestro cioccolataio poi ripiega a mano su se stessa per dare l'effetto corteccia d'albero. Una specialità unica che viene ancora realizzata esclusivamente a mano nella fabbrica di Napoli. Qui nasce anche l'idea di inserire lo zucchero necessario a completare le ricette di alcuni impasti classici, creando una pralinatura attorno alla frutta secca. Ed ecco allora che le mandorle di Avola vengono pralinate prima di essere aggiunte alla massa in antiche bassine di rame martellato: in questo modo si conferisce all'impasto finale una texture molto particolare e un sapore unico. Nel 1922 Angelo Trevisan, noto architetto veneto, progetta l'iconica sede di via Vetriera in uno splendido palazzo che anticipa lo stile liberty napoletano che ha poi reso la fabbrica una sorta di monumento nazionale.

Il gentiluomo e la Signora del cioccolato a Napoli

Ma è grazie a Giuseppe Maglietta se Gay-Odin diventa uno dei marchi napoletani più amati al mondo. Infatti, ereditata la fabbrica dagli zii Nino e Giulio Castaldi, proprietari tra gli altri di icone partenopee come Zi’ Teresa, e lo storico Bar Gambrinus a Piazza Plebiscito, Maglietta negli anni Sessanta ha la fortuna di affiancare per anni proprio il fondatore Isidoro Odin, apprendendo tutti i suoi segreti sulla produzione del cioccolato artigianale. Quando Maglietta prende le redini della fabbrica di cioccolato, coinvolge anche moglie e figli: è l'inizio degli anni d'oro dell'azienda, il vero passaggio di testimone. L'universo Gay-Odin a settembre 2024 però perde Marisa Del Vecchio, vedova del compianto Giuseppe Maglietta e storica Amministratrice Delegata dell'azienda.

Lo sceicco pazzo per la Foresta

Un secolo dopo la fondazione del marchio Gay-Odin a Napoli, a Roma arriva la richiesta più assurda: quella di uno sceicco. Il quartiere d'élite costellato di uffici notarili e studi legali, è anche zona di ambasciate. Una storia che raccontano i commessi del punto vendita capitolino vuole che una mattina si sia presentato in negozio un emissario di fiducia dello sceicco del Kuwait, accompagnato da un ufficiale in divisa. Il diplomatico è di poche parole, e indica una scatola di radica di noce decorata con la riproduzione di un dipinto dell'Ottocento raffigurante il Golfo di Napoli, valore 100 Euro. «Ne voglio mille», sentenzia. Una quantità inarrivabile per il piccolo negozio romano. «Non un mio problema, ne ho bisogno entro 3 giorni» è la lapidaria risposta. Per la scelta dei cioccolatini da inserire nelle mille scatole, l'emissario tiene occupato il negozio per più di due ore, fuori si forma una coda lunghissima. Dopo averli assaggiati praticamente tutti, l'uomo sceglie la Foresta. L'ordine viene soddisfatto e il carico prezioso parte dalla fabbrica di Napoli, arriva all'ambasciata ai Parioli e poi prende il volo verso il Golfo Persico a bordo di un jet diplomatico. Cosa non si fa per quella friabile corteccia di cioccolato…

Gay-Odin – Roma, via Stoppani 9 - Tel. +39 06 8069 3023 – Napoli, vico Vetriera 12 - Tel. +39 081 417843 – gay-odin.it

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