Scoppia un caso di antisemitismo nel mondo della ristorazione romana. In particolare, sono i titolari del ristorante kosher Bellacarne, aperto una decina di anni fa al Ghetto di Roma da Alberto e Alessandra Ouazana, a lanciare l'anatema su Facebook: «Abbiamo interrotto con effetto immediato il rapporto di fornitura con la Bernabei liquori Srl. La decisione è stata presa a seguito delle affermazioni esternate sui social network da parte di uno dei punti di riferimento della società e della famiglia Bernabei, Serena Bernabei, la quale ha dichiarato di essere "fierissima" di essere antisemita: "Fate schifo come popolo e come persone", oppure "Chiamatemi antisemita. Ne andrò fierissima". Sono frasi deplorevoli che hanno indotto la nostra azienda a cessare il rapporto con la Bernabei Liquori Srl».
Bernabei: ci dissociamo da quelle frasi
Le esternazioni sarebbero state espresse da Serena Bernabei - a quanto riporta lo stesso ristorante - sulla sua pagina Instagram, ma essendo il profilo privato non è possibile leggere il post. I titolari di Bellacarne, il grill-restaurant nel cuore del Ghetto di Roma (in via del Portico di Ottavia) non sono reperibili al telefono. Alberto Ouazama è convalescente. Ma i responsabili del locale romano si dichiarano del tutto consapevoli della scelta aziendale e la supportano senza se e senza ma.
Il clima è rovente anche nell'Enoteca Bernabei di Testaccio, l'insegna più grande della famiglia che storicamente è una delle protagoniste del mercato del vino a Roma. Camillo Bernabei, che abbiamo cercato al telefono, non ha dubbi né remore: «Piango da 24 ore - esclama al cellulare - Stiamo preparando un comunicato della società e di tutta la famiglia in cui ci dissociamo completamente dalle affermazioni di Serena. Purtroppo siamo stati coinvolti in una faccenda che non ci riguarda, ma che poi alla fine ci riguarda perché vede protagonista un membro della nostra famiglia che ha fatto affermazioni su cui nessuno di noi è d'accordo. Sono la persona più addolorata per questa cosa. Il mio migliore amico è ebreo e davvero mi viene da piangere...».
La famiglia: puniremo Serena
Ma che ruolo ha Serena Bernabei all'interno del gruppo? La famiglia prenderà provvedimenti anche verso di lei? «Lei - risponde Camillo che di Serena è il cugino - ha un ruolo di agente all'interno del gruppo, segue diversi clienti in particolare nel mondo dell'hotellerie. Certo, stiamo prendendo provvedimenti anche verso di lei. In famiglia siamo tanti e purtroppo la possibilità che tra di noi ci sia qualcuno che commette errori inaccettabili - esclama Camillo in preda alla costernazione e alla rabbia per quanto accaduto - Ma devo dire che anche lei ha avuto una tirata di orecchi morale molto forte e importante e credo che in futuro saprà riflettere meglio...».
"Innanzitutto le nostre scuse"
Dichiarazioni pubbliche, istituzionali, da parte di un gruppo che non ha intenzione di mettersi contro mezza Roma che per altro, per quanto riguarda la cucina e la gastronomia, ha nella comunità di tradizione, cultura e religione ebraica un cuore importante. Anzi, fondamentale. Ma cosa direbbe Camillo Bernabei ad Alberto Ouazama se potesse incontrarlo ora, faccia a faccia? «Stiamo cercando di contattarlo. Io e tutta la famiglia siamo aperti a qualunque tipo di confronto e ovviamente la prima cosa che vorremmo fare è scusarci per quelle affermazioni in cui davvero nessuno di noi può riconoscere. Ma è anche vero che siamo tutt'ora scioccati per questa vicenda. Vorrei con tutto me stesso che non fosse mai successa».
Il marito di Serena: scossa anche lei
Nella vicenda entra anche il marito di Serena Bernabei, Francesco Giontella. «Mia moglie è profondamente dispiaciuta - scrive anche lui via social - Ha usato parole che sono considerate anche da lei stessa di una gravità assoluta. Ma quel giorno era molto scossa per via dei video che costantemente girano in rete riguardo il conflitto israelo-palestinese. Chiedo scusa da parte sua a tutti quelli che si sono sentiti offesi». In tutta questa vicenda, comunque, una cosa è certa: la potenza dei social si evidenzia con sempre maggior forza. E in situazioni di conflitto le emozioni corrono spesso in libertà. In fondo, ci fa piacere credere alle scuse di Serena. Le farebbero onore.