Il forno a microonde è un ricettacolo di batteri potenzialmente pericolosi. A metterlo nero su bianco, sulla prestigiosa rivista scientifica Frontiers in Microbiology, sono stati i ricercatori dell'Instituto de Biología Integrativa de Sistemas (I2SysBio) dell'Università di Valencia e di Darwin Bioprospecting Excellence. Lo studio condotto da Alba Iglesias, Manuel Porcar, Lorena Martínez e Daniel Torrent ha messo in luce come l'ambiente del microonde non è affatto sterile e che, se usato a casa, ha bisogno di una frequente pulizia.
Centinaia di batteri resistenti
Lo studio ha esaminato un totale di 30 forni a microonde, prelevando campioni da dieci forni di uso domestico, dieci presenti in spazi condivisi come uffici e mense e dieci provenienti da laboratori. Con grande sorpresa i ricercatori hanno identificato 101 ceppi batterici, con una predominanza di quattro "phyla" principali: Proteobacteria, Firmicutes, Actinobacteria e Bacteroidetes. Dalle analisi è emerso come la diversità dei batteri fosse minore nei forni a microonde domestici, il cui “microbioma” era più simile a quello di altre superfici della cucina con la presenza di batteri come Klebsiella, Enterococcus e Aeromonas, che sebbene comuni possono rappresentare un rischio per la salute se non gestiti correttamente. Al contrario, i forni a microonde da laboratorio ospitavano una comunità microbica più diversificata e resiliente, simile a quella che si trova in altri ambienti estremi come i pannelli solari, a dimostrazione della loro capacità di resistere in condizioni avverse.
Niente allarmismi
«Non abbiamo rilevato nulla di preoccupante. I microonde domestici hanno una composizione o un profilo microbico molto simile alle superfici domestiche della cucina. C'è poco da fare, ma se si mantiene un'adeguata pulizia dell'habitat, non ci sono problemi di salubrità», spiegano le coautrici dello studio e ricercatrici di I2SysBio Alba Iglesias e Lorena Martínez. A evidenziare la grande differenza tra apparecchiature domestiche e di laboratorio è anche Daniel Torrent, ricercatore della società Darwin Bioprospecting: «A differenza di quelle domestiche, in quelle da laboratorio abbiamo osservato che hanno molta meno materia organica, quindi abbiamo trovato gruppi batterici tipicamente resistenti alle radiazioni così come ad ambienti estremi come il deserto o in generale superfici fortemente esposte al sole».
D'altronde l’irradiazione con microonde è utilizzata da decenni per ridurre la presenza di microrganismi negli alimenti e prolungarne la durata di conservazione. Il riscaldamento del cibo al microonde, che avviene tramite l'applicazione di un'onda elettromagnetica nell'intervallo da 300 MHz a 300 GHz, genera un calore tale che uccide la maggior parte dei pericolosi microrganismi come Escherichia coli, Enterococcus faecalis, Clostridium perfrigens, Staphylococcus aureus, Salmonella e Listeria.
Le microonde non sterilizzano
Mentre studi precedenti hanno trovato comunità distinte di microbi in elettrodomestici da cucina come lavastoviglie e macchine per il caffè, questa è la prima volta che il forno a microonde è stato analizzato per capire se ha un proprio microbioma. Le microonde, che utilizzano radiazioni non ionizzanti per riscaldare gli alimenti, non hanno la capacità di alterare direttamente le strutture cellulari. Tuttavia, la temperatura raggiunta può essere sufficiente per uccidere i batteri, anche se non così efficacemente come si potrebbe pensare. Questo può portare alla formazione di comunità microbiche al loro interno, che variano in modo significativo tra i forni a microonde domestici e quelli da laboratorio.