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L’economia circolare delle mosche soldato
Da diversi anni gli insetti vengono impiegati nei processi di produzione, soprattutto in quelli di economia circolare. Uno dei più utilizzati è la mosca soldato, originaria della zona tropicale americana e presente in Italia da circa cinquanta anni, che viene sfruttata nella lotta allo spreco alimentare per via del suo regime dietetico, dal momento che le sue larve si nutrono di materia organica, animale o vegetale in stato di decomposizione. Tramite le black soldier fly, come vengono chiamate in America queste mosche, si possono trasformare le deiezioni animali, in particolare la pollina, in compost di alta qualità da riutilizzare nei campi, in bioplastiche fertilizzanti azotate e in alimenti a elevato valore proteico e lipidico. Negli scorsi giorni Marco Drago, presidente emerito di De Agostini, ha investito nella prima bugsfarm italiana, ovvero Bef Biosystems – che si trova a Castelnoceto, in provincia di Alessandria – fondata da Giuseppe Tresso che ha tra i suoi soci gli imprenditori agricoli Nicola Radice Fossati e Annibale Brivio Sforza.
Come funzionano gli allevamenti?
Le mosche adulte depositano in una teca le uova, circa seicento ognuna, mentre le larve vengono allevate in un incubatore e posizionate su un substrato di pollina addizionato di zeolite, uno scarto di cava. In uno o due settimane (a seconda dei procedimenti adottati) diventano grasse e proteiche e vengono frazionate in proteine, grassi e chitina, ovvero una sostanza con numerose applicazioni industriali, mentre la pollina viene utilizzata come compost fertilizzante. Tra gli effetti collaterali positivi prodotti dalla voracità delle larve ci sono l’abbattimento delle cariche batteriche patogene, degli odori sgradevoli e delle infestanti mosche domestiche. Dal momento che vivono pochi giorni senza mangiare, sono innocue da adulte ma divorano ogni sostanza organica umida nelle due settimane di sviluppo. A seconda dei procedimenti e degli obiettivi, possono essere prodotte bioplastiche fertilizzanti, compost o farine da utilizzare per l’alimentazione di animali.
Bef Biosystems e gli altri progetti
Uno dei primi progetti di allevamento in Italia è quello di Biogest-Siteia – il centro di ricerca interdipartimentale per il miglioramento e la valorizzazione delle risorse biologiche agro-alimentari dell'Università di Modena e Reggio Emilia – che appunto valorizza gli scarti della filiera zootecnica e altri rifiuti organici grazie all'impiego delle mosche soldato che permettono la trasformazione in biomateriali che possano rientrare nel ciclo produttivo agricolo, in ottica di sostenibilità ed economia circolare.
Un altro progetto è Flies4Value – cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo di Sviluppo e Coesione – che sfrutta le mosche soldato per creare mangimi per galline e altre sostanze per il settore agroalimentare. Il processo circolare parte da sottoprodotti della filiera agroalimentare dell’Emilia-Romagna, di tipo vegetale e lattiero-caseario, per ottenere un mangime per galline ovaiole tramite la farina prodotta a partire dalle larve di mosca soldato, che va a sostituire la parte proteica derivante dalla soia d’importazione, proveniente da Brasile, Argentina e Stati Uniti. Si parte quindi da rifiuti crusca, scarti di verdura e scarti di lavorazione del pomodoro e si individua un mix nutritivo e un habitat ideale per le larve, intorno ai 27 gradi centigradi, e si procede con l’essiccatura, tramite cui si arriva alla farina utilizzata per intero nella produzione del mangime.
Bef Biosystems, a circa cinque anni dalla sua creazione, ha inaugurato la sua prima fattoria di insetti a Castelnoceto, dove le mosche soldato vengono sfruttate per creare farina proteica e olio da utilizzare come componente alimentare per i mangimi animali. Nella bugsfarm – composta da una nursery, dove gli insetti passano i loro primi momenti di vita, dalla stanza degli adulti, dove le mosche possono riprodursi e da circa settanta bioconverter – l’azienda si limita ad allevare le larve e a congelarle, mentre l’essiccazione per la produzione della farina e l’estrazione dell’olio vengono poi eseguiti in impianti esterni. Il fulcro dell’impianto sono i bioconverter, innovativi strumenti che ogni settimana vengono riempiti con cinquecento chili di scarti organici specificamente miscelati, di cui si cibano le larve neonate. I bioconverter hanno un alto livello di efficienza a livello di produttività e risparmio energetico e al loro interno hanno parametri ambientali fissati da remoto, impostati per creare le condizioni ideali per la crescita delle larve di mosca soldato.
a cura di Maurizio Gaddi