I problemi del food delivery. Un mercato fuori controllo?
Sul versante occupazionale, in Italia, il settore del food delivery cerca regole capaci di normare un mercato esploso prepotente negli ultimi anni, e cresciuto quindi facendosi scudo di buchi legislativi e qualche indugio di troppo nel comprendere la portata del fenomeno (solo Deliveroo, uno dei player stranieri più importanti sulla piazza italiana, “collabora” con 7500 rider, diventati il simbolo per eccellenza della gig economy, la cosiddetta economia dei lavoretti). Tra trovate di dubbia utilità – le liste di proscrizione dei vip che non lasciano mance servono a qualcosa? - e sacrosante rivendicazioni che si concentrano sul riconoscimento di una carta dei diritti dei lavoratori. Intanto, però, c'è un mercato che cresce parallelo, corregge e ripensa il sistema. E spesso sono realtà italiane a promuovere idee che sulle premesse del food delivery impostano progetti tagliati su abitudini e gusti del consumatore italiano.
You Cook. Alta qualità e contratti regolari
Tra le ultime startup nate c'è You Cook, “piattaforma online di food delivery dell'alta cucina”, come la definiscono i suoi ideatori, che a Seeds&Chips saranno presenti per rappresentare le buone intenzioni della giovane imprenditoria del food. E le intenzioni in questione evidenziano una distanza sostanziale con le dinamiche cui i più diffusi servizi per la consegna di cibo a domicilio ci hanno abituato. Non tanto per la qualità del prodotto consegnato – ormai non è rara, nelle grandi città italiane, la possibilità di ricevere a casa cibo di buon livello – ma per il tentativo di innovare proprio le discusse strategie di consegna. Formando personale qualificato a consegnare il cibo (in packaging biodegradabile e compostabile), bilingue (italiano e inglese), assunto regolarmente (secondo il contratto della logistica, trasporto merci e spedizioni del CCNL) e dotato di cargo-bike aziendali. Una dichiarazione d'intenti decisamente a fuoco sul presente. Ma l'idea di Francesco Renzullo risale al febbraio 2018, e ha potuto contare sull'investimento di un business angel ugualmente italiano, Luciano Giancotti. L'obiettivo di partenza: valorizzare il food delivery dotandolo di basi professionali solidi, a vantaggio di chi ci lavora (i rider vengono formati anche sulle tematiche della sicurezza sul lavoro, codice della strada, norme igienico-sanitarie) e di chi usufruisce del servizio. Al momento il raggio d'azione è quello di Milano, con preferenza per il food delivery d'ufficio. Il cibo, invece, sarà realizzato da partner selezionati tra i ristoranti e le pasticcerie “di alta gamma” (qualifica, questa, piuttosto generica) di Milano. Ma You Cook è ancora in fase di rodaggio: da maggio a settembre la società apre il capitale a nuovi soci, con l'idea di crescere per tecnologia, strategia di marketing, flotta.
Alfonsino. Il food delivery made in Italy
Intanto, arriva dal Sud la storia di un'altra startup italiana che ce l'ha fatta. Avviata nel 2016 da un gruppo di giovani imprenditori di Caserta, Alfonsino, sin dal nome, ha voluto rappresentare l'alternativa made in Italy ai colossi del food delivery internazionali. Partendo dalla Campania alla conquista del Centro Italia, con la peculiarità di raggiungere piccoli centri di provincia in regioni non sempre servite in modo capillare. E qualche giorno fa, con l'arrivo ad Ascoli Piceno, il gruppo ha toccato quota 100: tante sono le “città” (da Marcianise a Capua, da Francavilla ad Atripalda) servite tra Campania, Abruzzo e Marche, con l'idea di raggiungere presto anche la Toscana. Dietro c'è il lavoro di una decina di persone che operano nel quartier generale di Caserta, sostenute da 15 soci investitori campani. Al lavoro per le consegne, invece, sono circa 200 i rider “firmati” Alfonsino. Gli ordini, al momento, sono evasi via Messenger (“dalla chat a casa tua in 29 minuti” recita il buffo claim che campeggia sul sito web), ma è in fase di sviluppo un'app dedicata. Con l'intenzione di crescere un passo per volta.
a cura di Livia Montagnoli