La donna che da 25 anni vive in una favela: "Si ama anche con l’educazione alimentare"

28 Mar 2025, 13:03 | a cura di
Lascia Milano per trasferirsi a Rio de Janeiro e iniziare una nuova vita dedicata ai bambini della favela. È la storia di Barbara Olivi e del suo progetto “Il sorriso dei miei bimbi”

Ho conosciuto Barbara durante una visita della favela Rocinha, fra quelle che si possono visitare a Rio de Janeiro con un tour specializzato nonché una delle più grandi al mondo. Ci incontriamo al Garagem das Letras, il primo caffè letterario della favela gestito proprio da lei e suo marito Julio, uno spazio di aggregazione per promuovere cultura e conoscenza. Nella sala un bancone da bar e poi centinaia di libri per tutte le età di cui ogni parete è tappezzata. Siamo qui per una grigliata conviviale e come se ci conoscessimo già da sempre Barbara ci racconta perché 25 anni fa ha deciso di cambiare vita dopo aver lavorato in un’agenzia immobiliare: «nonostante io abbia amato molto la “vecchia” Milano, non mi vedevo più in quella che era diventata una città troppo consumistica, troppo dell’apparenza, troppo del guadagno. Mi aveva abbruttito insieme a lei e ho fatto il possibile per realizzare un sogno che avevo nel cassetto: lavorare nel turismo. Rio per me rappresentava il giusto compromesso fra una città cosmopolita, diversificata e… con una bellissima temperatura! Mi si è aperto un nuovo scenario, mi sono lasciata andare senza schemi, finché non mi sono fatta conquistare dai bambini di strada. Era un momento in cui Rio ne aveva veramente tanti ed era impossibile ignorarli. Questo è il motivo per cui vivo da 25 anni in una favela con mio marito Julio».

Nutrire e amare

Andare a vivere in favela è stato il primo passo per avvicinarsi alla gente del posto, pur accettandone le condizioni precarie. Rocinha oggi è più ricca, ma continua a soffrire di scarse condizioni igieniche, inquinamento e cattiva alimentazione. A patirne le conseguenze sono spesso i giovanissimi, con alti tassi di obesità e diabete. Ecco perché uno dei primi progetti di Barbara è stato proprio quello di insegnare a cucinare, sfruttando gli spazi di un asilo col quale collaborava. Col tempo ha persino convinto gli educatori a usare burro e olio d’oliva al posto della margarina: «l’olio d’oliva è un patrimonio mondiale, non può essere solo retaggio di noi italiani. È chiaro che sia molto più caro della margarina, anzi fra poco forse sarà irraggiungibile per noi, ma faremo il nostro meglio per trovare delle alternative. Magari all’inizio i bambini non capiscono questi piccoli gesti, ma lo ricorderanno quando saranno grandi. Poco alla volta, ad esempio, hanno acquisito l’abitudine di chiedere acqua invece delle bibite zuccherate quando hanno sete. Sono degli accorgimenti che non rappresentano solo educazione alimentare, ma affetto, dignità e buon esempio sociale».

Garagem das Letras - credit foto ilsorrisodeimieibimbi.org

Le iniziative spaziano dalla musica alla lettura, fino alla botanica e all’alimentazione col progetto degli orti urbani. In una scuola pubblica è stato creato un orto in cui crescono melanzane, zucchine, maracujà, banane, manioca e patate dolci che i bambini raccolgono e mangiano. Si preparano insieme merende, si sperimenta con i semi di cacao, si cucinano anche gli spaghetti o semplicemente riso e fagioli, per migliorare l’apporto proteico. E poi c’è l’allevamento di lombrichi, dove viene prodotto compost organico naturale da regalare a chi ne ha bisogno per fertilizzare i campi.

Turismo responsabile

I numerosi progetti di Barbara e Julio sono possibili grazie alle donazioni, all'aiuto dei volontari, alle collaborazioni con altri enti, ma soprattutto grazie alla loro attività di guide turistiche, che svolgono con una condotta ben specifica e che si scontra con il fenomeno di poverty turism. «Una volta ho sentito dire da un turista che era venuto per vedere gente povera.» - racconta Barbara - «Purtroppo non possiamo interferire con la coscienza di chi viene, ma facciamo di tutto per suscitare la riflessione e il rispetto all’ambiente, allontanando ogni forma di voyeurismo o sensazionalismo. Il 90% di popolazione della favela lavora duramente per mantenere viva la comunità e continua comunque a essere sfruttato ed emarginato. Eppure loro sono lì e sorridono, celebrano la vita».

Il panorama dall'alto di Rocinha - credit foto ilsorrisodeimieibimbi.org

Quando le chiedo dopo tutti questi anni cosa le dia ancora la conferma di essere nel posto giusto nonostante le difficoltà che riserva una vita in favela, Barbara si commuove. Questa missione che l'ha scelta non ha alternative, glielo si legge negli occhi. «Se noi abbiamo successo come associazione è perché condividiamo la quotidianità con i nostri ragazzi: abbiamo paura durante le sparatorie, rimaniamo senza luce infinite volte. Eppure ritengo di aver avuto la fortuna di una vita eccezionale, perché quando esco di casa ci sono decine di bambini che mi salutano, che poi diventano grandi e portano i loro figli da noi. E allora capisco che tutto è andato a buon fine».

Sul sito ufficiale è possibile informarsi sui tour guidati a Rio de Janeiro e sui modi per sostenere Il Sorriso dei miei bimbi.

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