Il recente documentario Food For Profit della giornalista Giulia Innocenzi, che abbiamo intervistato prima dell'uscita, ha contribuito a mettere in luce come quasi l'80% dei fondi della Pac siano destinati ad allevamenti intensivi poco sostenibili dal punto di vista ambientale ed etico. Una vera e propria assurdità se si pensa che le tendenze alimentari degli europei si stanno evolvendo in tutt'altra direzione. Un sondaggio pubblicato nel novembre dello scorso anno da Smart Protein Project, pensato come seguito al rapporto del 2021 "What Consumers Want", ha evidenziato come gli europei stiano gradualmente cambiando l'approccio al consumo di carne. Il 51% dei partecipanti ha dichiarato di aver ridotto l'assunzione di carne convenzionale, con un aumento rispetto allo stesso studio di due anni fa. La motivazione principale che spingerebbe le persone a ridurre il consumo di carne convenzionale è in primis la salute per quasi la metà degli intervistati, ma anche il benessere degli animali (29%) e l'ambiente (26%). Se si analizzano, però, singolarmente le tendenze di consumo di carne si ha un'idea più chiara su chi sta guidando un cambiamento nelle abitudini alimentari. Abbiamo analizzato i dati emersi dalle ricerche su Italia, Francia, Germania e Regno Unito.
Le rilevazioni del Crea nel 2023 in Italia
Lo scorso settembre il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) ha pubblicato, sulla rivista scientifica Nutrients, i dati di un'indagine sul consumo di carne in Italia. Inaspettatamente da quello che possiamo definire il "sentire comune" i risultati hanno mostrato come il 57% degli italiani ha ridotto la carne in primis per motivi ambientali. «Il campione ha mostrato di accettare come alternative alla carne gli alimenti tipicamente raccomandati nelle linee guida dietetiche italiane (84% legumi, 82% uova, 77% pesce, 72% formaggi e 69% frutta secca in guscio), mentre altri cibi come gli insetti sono stati fortemente rifiutati dal 67% della popolazione», ha dichiarato a tal proposito Laura Rossi, dirigente di ricerca del Crea Alimenti e Nutrizione e coordinatrice dello studio.
Gli ultimi dati sul consumo di carne in Francia
In Francia le ultime rilevazione sul consumo di carne pro capite segnano una diminuzione di quasi il 6% evidenziando come i francesi mangino meno carne di un tempo, soprattutto quella di manzo, anche se il consumo è ancora troppo elevato rispetto alle linee guida dietetiche nazionali. I dati diffusi dal dipartimento di statistica del ministero dell'Agricoltura e dall'ente pubblico FranceAgriMer mostrano che il consumo di carne pro capite è diminuito del 5,8% dal 2003 al 2023. Sebbene il consumo complessivo sia aumentato nell'arco di 20 anni, l'incremento è stato più lento rispetto alla crescita della popolazione, il che indica che ogni cittadino francese sta, in media, mangiando meno carne. Il calo ha interessato in particolare la carne bovina che è diminuita del 19% rispetto al 2003. Di fatto, il consumo di carne bovina e suina in Francia ha raggiunto i livelli più bassi degli ultimi 20 anni.
La situazione in Germania
Dal 1989 il Ministero dell'Agricoltura tedesco ha iniziato ad analizzare le abitudini alimentari della popolazione per valutare quali fossero le tendenze e gli eventuali cambiamenti. Secondo i dati del Centro Federale di Informazione sull'Agricoltura, nel 2023 il consumo di carne in Germania è sceso ai livelli più bassi dall'inizio delle registrazioni nel 1991. Il consumo di carne pro capite è sceso a 51,6 chilogrammi, lo 0,8% in meno rispetto all'anno precedente. "Uno dei motivi del calo del consumo di carne è probabilmente il cambiamento delle diete", ha scritto l'Ufficio federale per l'agricoltura e l'alimentazione in un comunicato stampa. «I tedeschi prestano maggiore attenzione alla loro salute, all'impatto sull'ambiente e al benessere degli animali quando si tratta della loro dieta», ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura Cem Özdemir. Da un recente sondaggio condotto tra i cittadini tedeschi è emerso che il 10% della popolazione si dichiara vegetariano, mentre il 55% si definisce flexitariano, cioè continua a mangiare carne e derivati animali, ma in quantità ridotte.
L'importante calo dei consumi nel Regno Unito
A spingere il trend flexitariano e "pro-veg" nel Vecchio Continente è il Regno Unito. Qui, secondo gli ultimi dati governativi del Dipartimento per l'Ambiente e gli Affari Rurali pubblicati nell'ottobre scorso, il consumo di carne pro capite è diminuito del 14% tra il 2012 e il 2022. Questa tendenza porta il consumo totale di carne al livello più basso da quando sono iniziate le registrazioni negli anni Settanta. Un trend che riguarda tutti i tipi di carne, con un'enorme riduzione del 26% nel consumo di carni come maiale, manzo e agnello dal 2012, e un calo dell'11% nel consumo di pollame. In questo contesto si nota una costante crescita di vendite di prodotti a base vegetale: un rapporto pubblicato da Straits Research all'inizio del 2023 ha rilevato che il mercato britannico degli alimenti vegani sta crescendo a un tasso del 9,58% annuo.