Una delle ultime drogherie di Roma, nascosta a Trastevere, è guidata da un uomo di quasi 90 anni

11 Nov 2024, 12:19 | a cura di
L'antico negozio di Trastevere nasce nel 1884, ed è gestito dalla stessa famiglia dal 1947. Una gioia per palato, occhi e cuore

Riduttivo chiamarla bottega, la Drogheria Innocenzi è un'insegna più che storica del Rione dove, fra i suoi residenti più anziani, si parla ancora l'ormai perso e antico dialetto "romano" di una volta. Entro nel negozio da via Natale del Grande ma c'è anche un secondo ingresso su piazza San Cosimato, al civico 66. Nella drogheria più nota di Trastevere mi ritrovo in un luogo fuori dal tempo, un emporio del gusto ospitato all'interno di un locale vintage le cui dimensioni sono difficili da intuire a causa della quantità di merce che ne riempie ogni angolo. È una gioia scoprirlo con lentezza, perdendosi fra scaffali, montagne di caramelle e sacchi traboccanti legumi e frutta secca. E poi quel profumo di caffè e zucchero che la caratterizza. Il negozio ha mantenuto molti degli arredi originali ed è ancora oggi il luogo del cuore di trasteverini e non, il posto dove scovare le migliori ricercatezze. Pilastro di questa attività è la famiglia che da 77 anni ne è proprietaria. In questo paradiso di prodotti uno più straordinario dell'altro, dove l'artigianalità è un valore importante, persino i cartellini dei prezzi sono disegnati a mano.

La storica drogheria trasteverina

Nell'antica Roma augustea il nome latino del Rione XIII era semplicemente trans Tiberim, ovvero "al di là del Tevere", dal momento che la città originava e sviluppava principalmente sulla sponda opposta del biondo fiume. La zona era una grande fetta di campagna coltivata, fin da allora abitata soprattutto da genti provenienti da tutte le regioni conquistate dalla Repubblica Romana e dall'Impero. Nel corso dei secoli, questa è stata la caratteristica di Trastevere: pellegrini, viaggiatori e artisti hanno continuato a confluire e soggiornarvi, dando al Rione quell'atmosfera da paesino inglobato all’interno della città eterna.

E questo è stato il motivo per il quale la Drogheria Innocenzi ha iniziato la sua attività quasi ottant'anni fa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Raffaele Innocenzi con la moglie Imola ha uno spaccio autorizzato di generi alimentari dall'altra parte della piazza, dietro i banchi. La coppia ha due figli, Giancarlo e Giovanni (detto Sandro). Nel 1947 Raffaele senior rileva un antico locale di generi alimentari del 1884 quando la piazza si chiama ancora Prati di San Cosimato. La guerra ormai alle spalle, il negozio lavora bene, sono i seminaristi del Collegio Pontificio al Gianicolo a chiedere sempre più spesso a Innocenzi cibi dei loro paesi che non si trovano a Roma. Raffaele inizia perciò a importare un numero crescente di prodotti esteri ed esotici. La Drogheria, oggi alla terza generazione di Innocenti, resta fedele alle sue origini e continua a vendere specialità provenienti da ogni angolo del mondo. Autentiche prelibatezze difficili da reperire altrove a Roma.

Drogheria Innocenzi ricercatezze

Le rarità gastronomiche

Impossibile elencare tutto, diciamo che fra i prodotti di tutti i generi e provenienze sulle lunghe scaffalature in legno che arrivano fino al soffitto figurano spezie, caramelle, salse e conserve, tè e caffè, yerba mate, frutta secca, cioccolato, riso, svariati curry provenienti da India, Thailandia e Giappone; mille tipi di pasta artigianale, lattine e barattoli d'ogni genere e fattezza. C’è ampia scelta di biscotteria secca come amaretti, ciambelline al vino, e poi lo zenzero candito più buono di Roma. Per non parlare del muro di liquirizia: barattoli su barattoli pieni di varie forme e misure che coprono mezza parete dietro il bancone. Per chi ama il miele, qui c'è un'incredibile selezione, al timo ibleo, lavanda e al castagno, per citarne alcuni. Non mancano i liquori, con una vasta selezione di grappe, amari, e digestivi d'ogni tipo. E poi tutti i dolciumi delle feste, dal torrone e panettoni artigianali, mostaccioli e panforte, agli ovetti, agnellini e colombe di pasta di zucchero e uova pasquali. Per non parlare dei tanti ingredienti per preparare piatti internazionali, motivo all'origine di questa antica drogheria. Ma la cosa più bella di questo invitante paradiso terrestre è l'estrema cortesia delle persone che ci lavorano da sempre.

Giancarlo Innocenzi

Foto gentilmente concessa da Emanuele Artenio

La famiglia Innocenzi

La firma stilistica della Drogheria Innocenzi sono i grandi sacchi di cereali e legumi venduti sfusi e accatastati un po' ovunque: vicino alla cassa, impilati sulla porta d'ingresso, e appoggiati al bancone in mogano. «All'epoca si vendeva tutto sfuso, pasta, zucchero, caffè» mi racconta Giancarlo Innocenzi nel retrobottega. Seconda generazione, colonna portante del negozio che fu di suo padre, dove lavora ormai da più di 70 anni. Capelli bianchi, occhi grandi e espressivi, sorriso innocente, come il suo nome. Ottantasei anni ma ne dimostra una dozzina in meno. Solleva scatoloni, balza in piedi per raccogliere un foglio di carta paglia caduto a terra. «Devo muovermi!» contesta a chi gli dice di stare fermo. «Sono giovanile grazie a questo negozio». Cresciuto durante la guerra, insieme al fratello da tutti chiamato Sandro, Giancarlo ha traghettato il negozio del padre attraverso gli anni Cinquanta, il boom economico, e ora ha passato il testimone alla terza generazione, ai suoi giovani figli Raffaele ed Emanuela. Sediamo in silenzio, poi vincendo la timidezza, Giancarlo inizia a pescare nella memoria.

«Quando ero bambino, il Rione di Trastevere era un altro mondo. Un paesino dove d'estate si scendeva in piazza con le sedie di casa e si guardava passare la gente per strada. Papà di nascosto mi portava all'osteria e mi dava "foglietta e palletta", lei lo sa che vor dì?», mi chiede sorridendo. Il romano parlato da Giancarlo è bellissimo, aulico, sembra scritto da Trilussa, è quasi in rima. «Foglietta era il vino sfuso, un dito me ne dava papà, e lo annacquava co' la palletta, che era come dicevamo noi "gassosa"», a causa di quel curioso tappo a sfera della bottiglietta che si premeva per aprirla. Il mercato di piazza San Cosimato all'epoca era uno dei più attivi della città, «pensare che dieci banchi erano solo di pesce e crostacei. Con 10 lire facevi merenda con una cozza cruda con limone spremuto sopra, una delizia». Nella parte bassa della piazza invece c'erano i vignaroli e i macellai che vendevano ortaggi e polli, quarti di bovino, e carne d'agnello. «Pantanella, il vecchio pastificio, faceva le consegne col carretto tirato da un cavallo da traino enorme che pareva un elefante», continua Giancarlo. «Chi come noi abitava al quarto piano faceva la spesa con paniere attaccato alla cordicella. Si girava in bicicletta, i pittori di tutta Europa venivano a ritrarre la nostra piazza. Un luogo bellissimo dove ci si conosceva tutti».

Quando chiedo a Giancarlo come ha conosciuto sua moglie Kumsitha, che spesso siede alla cassa e che ha sempre un sorriso per tutti, lui si commuove. Innamorato come un ragazzino mi racconta che quando sua mamma si è ammalata, «Ha iniziato a venire a casa questa bella ragazza a dare una mano. Lei di giorno studiava per diventare infermiera e imparava l'italiano, di pomeriggio si occupava di accudire mia madre malata. Ha anche lavorato all'Ospedale San Giovanni. Poi ci siamo innamorati», Giancarlo si alza fingendo di aggiustare delle scatole e si asciuga una lacrima di tenerezza. Lo seguo dal retrobottega nel cuore del negozio. Indica e mi descrive ogni specialità con profonda conoscenza dell'argomento, con immenso orgoglio. È la memoria storica del negozio, avendo iniziato a lavorarci a 14 anni. Mentre mi spiega l'origine di tè e infusi, o di come è stato lui il primo a Roma a importare il cioccolato di Modica di Bonajuto, Giancarlo riempie con precisione una bustina di carta, pesando i pinoli, le ginevrine colorate e le lenticchie. Su ognuno mi racconta un aneddoto, una curiosità, una storia. I prezzi sono più che abbordabili considerando la qualità e origine dei prodotti. Sono convinta che parte della qualità delle merci va attribuita a quelle sue dolci parole.

Le vecchie drogherie stanno diventando una rarità nella capitale. Luoghi che sono portali per accedere a un tempo passato. Questa resta una delle ultime eccellenze rimaste a Trastevere. Quell'angolo acuto tra piazza S. Cosimato e via Natale del Grande appartiene alla generosità e alla gentilezza immutabile della famiglia Innocenzi. Uno spicchio di quella Trastevere che non c'è più, ma che parla il romano di Trilussa e profuma ancora di caffè e zucchero.

Drogheria Innocenzi – via Natale del Grande, 31 – Tel. +39 06 581 2725

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