Dopo la ristrutturazione il ristorante Don Alfonso non conferma la seconda stella Michelin

5 Nov 2024, 14:41 | a cura di
Durante la cerimonia di presentazione della nuova guida Michelin, sul palco una Livia Iaccarino elegante, come sempre, indossa la fatidica giacca con una stella. Ma il dubbio è: il Don Alfonso 1980 perde una stella o ne guadagna una?

Nella Guida Michelin 2025 Don Alfonso 1890 ha perso due stelle per ristrutturazione. Ora che ha riaperto ne guadagna “soltanto” una. La domanda sorge spontanea: il ristorante della famiglia Iaccarino perde una stella o ne conquista una? Domanda che rimarrà senza risposta, immaginiamo. Ad ogni modo, con o senza stelle, il Don Alfonso rimane la "casa degli italiani" grazie alla lungimiranza della famiglia Iaccarino che dopo mesi di un importante restauro ha dato un nuovo volto a questo ristorante con albergo nel cuore della penisola sorrentina. La squadra è sempre la stessa: Ernesto in cucina, il fratello Mario in sala, i genitori Livia e Alfonso a ronzare attorno da grandi padroni di casa. La proposta culinaria è all’insegna di un classicismo stilisticamente perfetto, che non pretende di fare avanguardia nelle scelte tecniche ma alla fine la fa nella incessante ricerca di una felicità attraverso i sapori.

Don Alfosno 1890 in Sant'Agata sui due golfi

Cosa si mangia al Don Alfonso

Qui la tradizione è un punto di riferimento, un altare da omaggiare per poi allontanarsene senza mai perderla di vista e gli ingredienti sono i suoi profeti, soprattutto quelli che arrivano dall’azienda agricola di famiglia nella vicina Punta Campanella. Con queste premesse il menu è un innamoramento continuo dagli antipasti (l’Orto Biologico di Punta Campanella è un campionario di ortaggi ed erbe arricchiti dal gelato di rafano e dalla salsa agrodolce alla curcuma, la ricciola affumicata con farina di scorzette di cedrangolo e frullato di fave elegantissima) ai primi (nota di merito per gli spaghetti aglio, olio e peperoncino con sgombro in carpione, pangrattato, pinoli, cipolla caramellata su salsa di tonno Alalunga) ai secondi (pancia di maiale cotto a bassa temperatura, salsa agrodolce, peperoncino, terrina di patate e carota). Tre menu degustazione: La Tradizione (190 euro), La Degustazione (230) e il Vegetariano (180) che esibisce con vanto una melanzana in tre cotture con chutney di cipolla rossa di Tropea e riduzione di pomodoro acidulo davvero pregevole. La carta dei vini è profonda e rende giusto omaggio al territorio. Il servizio è un paradiso in cui tutti ti vogliono bene.

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