I protagonisti. Chi sono Stone e Brewdog
Stati Uniti e Scozia si incontrano a Berlino. Nel corredo genetico dei tre Paesi la tradizione brassicola riveste un ruolo importante. E c'è proprio la birra dietro alla triangolazione che ci porta a esplorare gli incredibili spazi dell'ex fabbrica di gas dell'hinterland berlinese, oggi ripensata come impianto birrario con annesso biergarten aperto al pubblico. Però non un sodalizio, e invece una staffetta tra realtà di peso del panorama brassicolo internazionale è quella che ha sancito qualche giorno fa il passaggio di consegne tra il birrificio americano Stone e gli scozzesi di Brewdog, che si accaparrano l'affascinante sede tedesca dei colleghi californiani e mettono in cantiere di consolidare il proprio prestigio (fondata nel 2007, Brewdog si è imposta in pochi anni tra le eccellenze del movimento della birra artigianale, ben oltre i confini nazionali) su una piazza ambiziosa, ma per molti versi difficile.
Un'americana a Berlino. La resa di Stone Berlin
Così devono pensarla in casa Stone, con lo stesso patron Greg Koch impegnato a spiegare i motivi di una resa che arriva dopo poco più di due anni: nel 2016, Stone Brewing Berlin apriva i battenti per coniugare produzione e servizio al pubblico (tap room da 2500 metri quadri con cucina, nella formula bistro e garden, con 5000 metri quadri all'aperto a disposizione) dopo un lungo lavoro di ristrutturazione dello spazio scelto dai californiani come avamposto europeo per rivendicare l'orgoglio della craft beer americana (per 30 milioni di dollari di investimento necessari per sistemare una volumetria oggettivamente - troppo? - enorme). Oggi quel progetto volge al termine, sotto il peso di costi di gestione e responsabilità “troppo grandi, precoci e difficili” da coniugare con la mission aziendale. Il prossimo 30 aprile lo Stone Brewing World Bistro & Gardens svolgerà l'ultimo servizio.
In Germania non si beve birra artigianale?
La difficoltà più onerosa riscontrata in questi anni, spiega ancora Koch nella sua lettera di commiato, è stato il tentativo di far breccia sul mercato tedesco, al cospetto sì di grandi bevitori di birra, ma abituati a spendere poco e a scolarsi prodotti industriali, “nonostante il gran numero di straordinarie realtà artigianali presenti in tutta la Germania”. In realtà la verità potrebbe essere sempre nel mezzo visto che molti osservatori parlano di un approccio sbagliato di Stone al contesto europeo. Ora toccherà a Brewdog fare i conti con il problema. Gli scozzesi hanno le spalle larghe, possiedono già una serie di pub in giro per il mondo, compreso un grande impianto di produzione con DogHouse aperta al pubblico in Ohio.
Brewdog a Berlino. Una nuova DogHouse
L'avventura tedesca, però, è agli inizi: il 1 maggio Brewdog prenderà possesso della struttura, e con i dovuti aggiustamenti si ripromette di offrire ai berlinesi uno spazio conviviale dove respirare la cultura birraria senza filtri, proprio sul modello del birrificio statunitense di Columbus (Ohio). Il contesto architettonico – l'ex fabbrica in mattoni rossi fondata nel 1901 – sicuramente aiuterà a creare un altro spazio unico nel pacchetto Brewdog, che annovera anche uno spazio romano (il Brewdog Bar) proprio di fronte al Colosseo. Per scoprire la novità, però, bisognerà aspettare la fine del 2019, quando il locale berlinese riaprirà al pubblico, in veste di nuova DogHouse. L'auspicio è dei migliori: “Vogliamo essere per la Germania un vessillo della craft beer, contribuendo a risollevare le sorti della produzione artigianale nel Paese”. Anche Koch, alla vigilia del suo progetto berlinese, dichiarava le stesse intenzioni (tutta la storia di Stone Berlin è riassunta nel documentario The Beer Jesus from America). Brewdog è avvisata.