Con le scuole, chiudono anche le mense
“Quegli aiuti alimentari sono un insulto alle famiglie che li hanno ricevuti”. Così, Boris Johnson prende le distanze dall’ennesima polemica che travolge l’esecutivo inglese nelle settimane in cui tutti i nodi vengono al pettine, a seguito della definitiva uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La questione, in realtà, fa riferimento a un problema extranazionale, causato dalla pandemia: la chiusura delle scuole in gran parte del mondo, nell’ultimo anno, ha privato gli studenti meno abbienti dell’unica possibilità di consumare un pasto vero e proprio, durante la giornata, alla mensa scolastica. Nel Regno Unito, anzi, a differenza dei Paesi che hanno interrotto il servizio scolastico in presenza da tempo, il problema si è posto solo nelle ultime settimane, a seguito del giro di vite predisposto per placare l’impennata di contagi.
Gli aiuti alimentari per i più piccoli in Inghilterra
Per far fronte al disagio, amplificato dall’incremento esponenziale delle situazioni di povertà e indigenza, il governo inglese – affidando alle scuole il compito di sottoscrivere appalti con società private – ha dunque predisposto la distribuzione di pacchi alimentari, consegnati a domicilio per consentire alle famiglie di difficoltà di provvedere al fabbisogno alimentare dei propri figli. Primo motivo di disappunto dell’opinione pubblica, la soglia di reddito massima per accedere agli aiuti, fissata a 7400 sterline l’anno, che finisce per escludere dal sussidio numerose famiglie che comunque faticano a portare un pasto in tavola. Ma la controversia precede la situazione d’emergenza, essendo questa una prerogativa già in vigore per determinare quali studenti possano beneficiare dei pasti gratis nelle mense scolastiche (circa 1 milione e 400mila bambini della scuola primaria, tra i 4 e i 7 anni di età, nell’anno scolastico 2019/2020).
Lo scandalo dei pacchi alimentari insufficienti
L’argomento più caldo, invece, tiene banco in questi giorni, a seguito della pubblicazione delle foto che alcuni genitori hanno condiviso sui social network, per dimostrare la scarsa qualità e la quantità insufficiente di cibo recapitato a casa, come da programma di aiuti alimentari. Foto che mostrano senza timore di smentita l’inadeguatezza del piano, per giunta sotto accusa per l’ammontare di una spesa pubblica ingiustificata a fronte della misera fornitura proposta alle famiglie. Ecco perché il premier inglese (e con lui il ministro della famiglia Vicky Ford), oggi, prende le distanze dall’accaduto, puntando il dito contro Chartwells, tra le società che hanno assunto l’impegno di assemblare e distribuire i pacchi alimentari finanziati dalle casse pubbliche. Le foto incriminate mostrano infatti qualche fetta di pane in cassetta e formaggio, un sacchetto di pasta secca, frutta e verdure in minima quantità (e un pomodoro di numero per condire la pasta!), una latta di fagioli in scatola e qualche snack dal dubbio valore nutritivo. Prodotti che – spiegano i genitori – dovrebbero coprire un fabbisogno di dieci giorni, dal valore modesto e invece compensati con un importo in denaro molto superiore a Chartwells (che a propria volta si difende, spiegando che il pacco equivale a soli cinque giorni di pasti in mensa, ma facendo ammenda, e promettendo che rimborserà le scuole, oltre a fornire la colazione gratis ai bambini).
Garantire il diritto al cibo
Secondo il programma, le scuole che hanno predisposto il servizio in cambio di incentivi statali si impegnano a fornire pasti sani e bilanciati, prestando attenzione ai bambini che necessitano di una dieta speciale. Niente di più distante dai pacchi ricevuti negli ultimi giorni. Dunque, travolto dalle critiche, il governo si appresta a cambiare strategia, già a partire dalla prossima settimana, quando i pacchi alimentari saranno sostituiti da food voucher che permetteranno alle famiglie di acquistare personalmente il cibo, come del resto era avvenuto durante il primo lockdown, la primavera scorsa. E mentre, ovunque nel mondo, si discute di diritto alla scuola negato, l’Unicef torna a lanciare l’allarme sull’impatto che la chiusura delle scuole sta avendo sulle famiglie indigenti: “Per milioni di bambini quello a scuola è l’unico pasto che ricevono giornalmente. Senza pasti scolastici, i bambini sono affamati e la loro nutrizione sta peggiorando”.