È una delle diete più in voga degli ultimi anni, ma l’America Heart Association ha parlato chiaro: il rischio di morte per eventi cardiovascolari con il digiuno intermittente è maggiore. L’analisi è stata condotta su oltre 20mila statunitensi adulti, comparando persone che mangiavano meno di otto ore al giorno (digiuno intermittente) ad altre che si alimentavano tra le 12 e le 16 ore.
Gli effetti del digiuno intermittente sul cuore
Le risposte sono state rivelate in un incontro dell’associazione che si è svolto a Chicago, dal 18 al 21 marzo 2024, durante il quale i ricercatori hanno spiegato che un’alimentazione limitata a otto ore comporta diversi rischi, specialmente a lungo termine. Un’altra analisi condotta su persone affette da patologie cardiache aveva già dimostrato che basta un digiuno di 14 ore per avere un rischio maggiore di infarto, ictus e morte. Stesso discorso vale anche per i pazienti oncologici: la dieta «16.8» ovvero quella con digiuno intermittente, è tutt’altro che raccomandabile.
Dimagrire a discapito della salute
«Questo studio è importante perché l’idea di limitare entro poche ore l’assunzione del cibo sta diventando molto popolare da noi» ha dichiarato Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri al Corriere della Sera. Il digiuno intermittente fa dimagrire, è vero, «migliora la sensibilità all’insulina e il metabolismo, ma questi sono gli effetti a breve termine: possono durare qualche mese, forse un anno. E poi?».
«È importante che i pazienti, specialmente quelli con patologie cardiache o cancro, siano consapevoli dell’associazione tra digiuno intermittente e incremento del pericolo di morte cardiovascolare» ha spiegato il dottor Wenze Zhong, professore del dipartimento di epidemiologia e biostatistica alla scuola di medicina Jiao Tong di Shanghai, tra il gruppo di ricercatori dell'analisi. «I risultati del nostro studio incoraggiano un approccio più cauto, che sia in linea con lo stato di salute dell’individuo e con le ultime prove scientifiche».
Una ricerca ancora incompleta
Quanto scoperto dagli scienziati statunitensi non significa «che il digiuno intermittente causi per forza morte cardiovascolare» ma che il potenziale di rischio si alza. I benefici a breve termine non mancano, «ma possono esserci effetti avversi a lungo andare» aggiunge Christopher Gardner, professore di medicina alla Stanford University, California.
La ricerca, comunque, è ancora all’inizio, e mancano diversi dettagli per avere un quadro completo, «come le diete delle persone che si sono sottoposte al test». Sarà fondamentale, poi, «un confronto tra dati demografici e caratteristiche di base tra i due gruppi». Anche Remuzzi concorda nel dire che l’analisi presentata dall’American Heart Association «ha numerosi limiti, non ci dà indicazioni sulla dieta o sul meccanismo biologico alla base delle differenze nella durata di vita dei due gruppi». Di ricerca, ne servirà ancora tanta, e al più presto possibile, considerando che quella del digiuno intermittente è una tendenza sempre più diffusa.