Lasciare gli Stati Uniti sarebbe «un errore», ma il clima di guerra commerciale che si è creato tra Usa e Ue impone all'Italia di trovare mercati alternativi. Il ministro e vice premier Antonio Tajani è stato molto chiaro a Roma: sebbene una delegazione tecnica del ministero degli Esteri sia già stata inviata a Washington per cominciare ad affrontare la questione dei dazi, bisogna «tutelare l'export delle imprese italiane». Nasce da questi presupposti il Piano d'azione per l'export italiano, presentato venerdì 21 marzo, a Villa Madama.
Gli obiettivi del Piano di Tajani
Lo scopo del piano è l’accelerazione dell’export grazie a una strategia di promozione integrata tra i vari attori del Sistema Italia (Ice, Simest, Sace e Cassa depositi e presiti), focalizzata su Paesi ad alto potenziale e settori di punta del Made in Italy. Vino e agroalimentare compaiono tra quelli considerati strategici. Sono previsti il potenziamento delle attività fieristiche, la stipula di accordi con grandi catene della Gdo e player dell'e-commerce, l'apertura di nuove sedi estere dedicate da parte delle agenzie che fanno capo al "Polo dell'export", un numero di telefono di pronto intervento e informazioni per le imprese. Secondo il piano, le esportazioni italiane potranno aumentare rilanciando la produzione attraverso, in primo luogo, l’abbattimento del costo dell’energia. Ma non solo.

Il tetto dei 700 miliardi entro fine legislatura
L'Italia è una potenza dell'export mondiale, la sesta. Le vendite estere pesano per il 40% sul Pil nazionale. Con 623,5 miliardi di euro nel 2024 (-0,4%), per via di una contrazione dell'area Ue e dal record verso l'extra Ue (305,4 miliardi di euro, +1,2%), la bilancia commerciale ha registrato un avanzo di 54,9 miliardi (+61%) per meno importazioni e un calo del deficit energetico. L’obiettivo del Maeci è arrivare a 700 miliardi di export entro fine legislatura (2027). Nell'elenco generale dei mercati target, considerando tutti i settori del made in Italy (dalla chimica alla moda, dall'agroalimentare-vino alla farmaceutica e alle tecnologie avanzate) compaiono India; Messico; Brasile (più in generale, Mercosur e America Latina); Turchia; Emirati Arabi e Arabia Saudita (Paesi del Golfo); Paesi Asean (Thailandia, Vietnam, Indonesia e Filippine); alcuni Stati dell’Africa (Sudafrica e Algeria), Balcani Occidentali (in particolare Serbia) e Asia Centrale. Senza dimenticare i mercati maturi, tra cui gli stessi Stati Uniti.
La strategia con gli Stati Uniti
«A fronte dell’annuncio di dazi da parte dell’amministrazione americana - si legge nel piano del Maeci - occorre rafforzare ulteriormente i rapporti economici con gli Stati Uniti, anche in un’ottica di riequilibrio del surplus della bilancia commerciale». Il surplus commerciale italiano con gli Stati Uniti vale 38,8 miliardi di euro. Secondo il ministro, è possibile una strategia transattiva, con maggiori importazioni e accordi su gas (Gnl) e difesa. «È importante preservare la presenza delle nostre imprese nel mercato americano, perché se uscissero i costi di rientro sarebbero molto alti». La reazione dell'Ue ai dazi di Donald Trump, per Tajani (che si è detto d'accordo con il rinvio delle contromisure Ue), deve essere proporzionale, mantenendo aperti «dialogo e confronto costruttivo». Mercoledì 19 marzo, Tajani ha incontrato i vertici dell'Uiv sul tema dello stralcio del pacchetto vino e alcolici dalla disputa con la Casa Bianca.

Donald Trump, presidente degli Stati Uniti
Strumenti di sostegno e mercati ad alto potenziale Extra-Ue
Il piano prevede il potenziamento del sostegno del governo al Made in Italy nel mondo e, in particolare, l'integrazione di diversi strumenti di promozione: sviluppo di missioni di diplomazia della crescita; nuove configurazioni dei Fondi 394/81 e 295/73 per il sostegno ai progetti infrastrutturali e la crescita delle Pmi tramite equity; il piano per la generazione di contatti commerciali OpportunItalia, gestito da Ice e lo sviluppo della push strategy di Sace.
Scorrendo il documento del Maeci (ministero su cui sarà presentato a breve un piano di riorganizzazione, con una sezione politica e una economica), nell’area extra Ue, i Paesi emergenti indicati come quelli a più alto potenziale per le esportazioni italiane di tutti i settori sono: Turchia (17,6 miliardi di euro, +23,9%), Emirati Arabi Uniti (7,9 mld, +19,4%), Messico (6,6 mld, +7,4%), Arabia Saudita (6,2 mld, +27,9%), Brasile (5,8 mld, +8,1%), India (5,2 mld, +1%), Algeria (2,9 mld, +2,7%), Sudafrica (2,2 mld, -0,6%), Paesi Asean (10,7 mld, +10,3%), Vietnam (1,5 mld, +25,8%), Indonesia (1,2 mld, -9,9%), Filippine (0,9 mld, +10,4%), Balcani occidentali (6,5 mld, +13,4%), Serbia (2,7 mld, +17,4%) e Asia Centrale (2,16 mld, +11,3 per cento).
I Paesi target per l'agrifood
Considerando solo l'agrifood, per ogni settore strategico del Made in Italy, il Piano d'azione per l'export italiano ha individuato una serie di mercati target. Per il agroalimentare e vino, tra i Paesi considerati emergenti ci sono Emirati, Arabia Saudita, Messico, Brasile, Balcani occidentali, Africa, la macro regione Asean, la Cina. Mentre, tra quelli maturi, compaiono gli Usa, il Canada, la Svizzera, il Regno Unito e il Giappone.

Piano d'azione per l'export italiano - Maeci 2025