David Munoz. Da Madrid a Barcellona
David Munoz apre un ristorante a Barcellona. Com’è possibile nella città dove ristoranti e locali sono ormai chiusi da qualche giorno per arginare la nuova ondata di contagi? Nel capoluogo della Catalogna, proprio in queste ore, si discute sull’opportunità di riaprire al pubblico gli esercizi di ristorazione, e sulle restrizioni da applicare per evitare un ulteriore deteriorarsi della situazione. Ma lo chef madrileno - come pure altri celebri colleghi spagnoli, da Quique Dacosta a Dani Garcia - ha trascorso gli ultimi mesi a perfezionare un format di food delivery ribattezzato GoXo (resta la desinenza che accomuna i brand del gruppo, da DiverXo a StreetXo). E dunque il nuovo progetto, anticipato da una serie di indizi pubblicati a mezzo social che hanno alimentato la curiosità dei fan di Munoz, sarà incentrato proprio sulla consegna a domicilio dei piatti ideati per la linea GoXo. Però in trasferta, per la prima volta a Barcellona (città che Munoz non fa mistero di aver già preso in considerazione, in passato, per aprire una nuova attività), dove lo chef esordirà con un pop up dedito al delivery, che potrebbe confermarsi anche quando sarà cessata l’emergenza.
GoXo. Il ristorante delivery di David Munoz
Proprio nel debuttare in Catalogna, anzi, GoXo acquista una forma più strutturata, per non avere nulla da invidiare alla proposta di un ristorante convenzionale, specifica Munoz nell’illustrare un progetto più agile nel menu e contenuto nei prezzi, ma comunque incentrato sulla concentrazione di sapori studiati “per sorprendere”. Secondo la formula già perfezionata a Madrid, i piatti di GoXo dovranno essere ordinati con un giorno d’anticipo, e saranno disponibili in numero limitato, per garantire un’esecuzione impeccabile. A Barcellona, Munoz potrà contare sulle cucine del Gruppo NH, catena alberghiera che a Madrid ospita la casa madre DiverXo. E a seguire le preparazioni ci sarà parte dello staff fatto convergere dai ristoranti di Madrid e Londra, con la responsabilità di gestire quella che Munoz considera a tutti gli effetti la cucina di un ristorante, “e non semplicemente un laboratorio di produzione: siamo ossessionati dalla perfezione”. Tutto per circa un mese a partire dai primi giorni di novembre, con la possibilità di estendere il periodo di servizio fino a Natale, con il supporto di Glovo, che metterà a disposizione la sua piattaforma per gli ordini e i suoi rider.
Una formula replicabile?
La spesa media, per un pasto, dovrebbe aggirarsi sui 30 euro, e l’esperienza di Barcellona potrebbe rivelarsi una fase di transizione per verificare la tenuta del format e le sue possibilità di essere replicato in diverse città della Spagna. Il buon riscontro del pubblico a Madrid, dove i piatti di GoXo sono ordinabili dallo scorso maggio, fa ben sperare sulle potenzialità dell’idea: “La nostra è una carta breve, stagionale, i piatti ruotano di continuo… E i clienti ogni volta si dispiacciono di non poter più ordinare la pietanza uscita dal menu”. Buon segno. Tra i piatti già visti in menu, un gazpacho di pomodori verdi con jalapenos, emulsione di tartufo nero, edamame, pomodori confit e uova di pesce volante, udon alla carbonara di zafferano con gamberi alla brace e uovo pochè, Cocido tra Hong Kong e Madrid, lasagna Mumbai, con besciamella di cocco e cardamomo, ragù alla bolognese masala e pani puri croccante; ma anche cocktail ready to drink, come la Piruleta, a base di Amaretto, gin, vermut, ananas, amarena e granatina. E non è raro che Munoz si diverta a illustrare come gustarli al meglio sulla pagina Instagram di GoXo. Ancora una volta, quindi, la crisi aperta dalla pandemia potrebbe trasformarsi in opportunità per avviare business paralleli alla ristorazione convenzionale (in Italia, uno dei casi più sorprendenti è quello di Esko, il delivery di ispirazione asiatica nato nelle cucine del Desco di Verona, oggi ben avviato e dotato di una sua autonomia). Intanto il ristorante DiverXo resta ancora chiuso al pubblico: alla fine di settembre, dopo aver riscontrato alcuni casi di positività nello staff, era arrivata la decisione di fermarsi per preservare la salute di tutti. Per riaprire si attende che il futuro sia meno incerto.