Negli ultimi giorni digitando la parola “pesca” su Google come primo risultato non compaiono informazioni sulle pesche dolci o sul divieto di pesca a strascico, a tenere banco è la pesca dello spot di Esselunga che ha fatto molto parlare di sé, tra reazioni commosse e altre più indignate. Uno dei frutti più amati dell’estate è stato infatti il mezzo per affrontare una questione sociale “che non sia importante” (cit.), che riguarda i figli dei genitori separati.
Il cibo come mezzo di comunicazione
Non è questa la sede per sciorinare consigli su come comportarsi in famiglia, giacché quello che vogliamo riabilitare in questo pezzo è proprio la pesca, o meglio, il cibo come mezzo di comunicazione che, va da sé, nella letteratura degli spot televisivi ha fatto la storia. Perché attraverso il cibo (sia benedetto!) si raccontano generazioni, stili, nazioni, storie, per l’appunto, e tutto quello che vi può venire in mente.
Il cibo e i 10 spot che hanno fatto la storia
Dove c’è Barilla c’è casa
Chi meglio di Barilla e Mulino Bianco sa raccontare storie? Armonia e famiglia sono i capisaldi su cui l’azienda ha costruito il suo solido scheletro di emotional marketing. Messi da parte gli spot della “famiglia del Mulino Bianco” che tutti conosciamo, uno in particolare è passato alla storia ed è quello della bambina con l’impermeabile giallo che attraversa la città sotto la pioggia e nel tragitto decide anche di portare un gattino indifeso a casa. Quella casa in cui la mamma, come famiglia tradizionale comanda, sta preparando un buon piatto di pasta per tutti: marito compreso che torna da lavoro.
Philadelphia e il “Poco poco” di Kaori
Nell’epoca del boom della tv commerciale tra gli anni ’80 e ’90, a fare capolino tra gli spot c’è quello di Philadelphia che ci ha raccontato l’inclusività attraverso Kaori, la ragazza giapponese che mangiava “Poco poco!” e che avrebbe trascorso un periodo di scambio culturale, evidentemente, in una famiglia italiana. Forti del successo mediatico, quelli di Barilla hanno pensato di riproporre la stessa attrice, o Kaori per i più affezionati, nello spot del 2000 di Philadelphia Light con nonno e nipote.
Yomo e Beppe Grillo
Lo sanno anche le pietre che Beppe Grillo, quando non faceva il politico, era un comico e si è prestato anche alla pubblicità. Nel 1986 ci raccontava di uno yogurt, Yomo, sano e buono e dei 40 anni spesi dall’azienda a cercare la formula perfetta per renderlo così piacevole. Lo faceva in un bosco, di notte, cercando di convincere un alieno.
Olio Cuore, mangiare bene per sentirsi in forma
Chi non ha provato a fare il salto della staccionata, alzi la mano. Almeno quelli nati dagli anni ’80 indietro. È un leit motiv che l’azienda dell’olio Cuore si è portata dietro per anni, per generazioni di spot. Da Nino Castelnuovo al figlio di Mike Bongiorno sino a Linus, tutto per dimostrare che quell’olio male non fa, anzi ti rimette in forma.
4 salti in padella e il petto o coscia?
Ancora bambini protagonisti degli spot. Questa volta il tenero infante si sveglia di notte e becca Babbo Natale nella cucina di casa sua che si sta preparando 4 salti in padella. “Petto o coscia?”, chiede Babbo Natale offrendogli la sua pietanza, il bambino “sbaglia” e sceglie la coscia ma “peccato, è tutto petto”. È passata alla storia la delusione del piccolo che quella notte non avrebbe mangiato nulla.
Ambrogio e il Ferrero Rocher
“Ambrogio, avverto un leggero languorino”. Chi non ha pronunciato almeno una volta questa frase facendo il verso agli snob dell’alta società? Come la madame di giallo vestita insegna, a volte non è proprio fame quella che sentiamo ma più “voglia di qualcosa di buono”. Ed è così che quella pallina di cioccolato e granella assume le sembianze di tutto quello che dal cibo vogliamo: spezzafame, momento di piacere, tappabuco o fermino.
Maxibon, Two gust s megl’ che one
Un giovane Stefano Accorsi faceva ingresso nelle nostre case con lo spot di Maxibon e il suo motivetto “Pata pata” riconoscibile dalle prime note. La situazione sociale è il classico “abbordaggio” del ragazzo italiano a due straniere (in realtà italianissime) che, con il suo improbabile inglese, prova a declamare il gelato Maxibon con il suo doppio gusto.
Activia
Il bifidus actiregularis ha invaso i frigoriferi di tutti i supermercati, ma anche i nostri televisori. Una pubblicità su come se la passa l’intestino di un personaggio famoso, in questo caso di Alessia Marcuzzi, fa sempre un po’ sorridere, ma è stato proprio questo link a rendere famoso lo yogurt.
Parmacotto e De Sica-Loren
Perché “chi chiede Parmacotto vuole solo Parmacotto”?. Lo chiederemmo a Christian De Sica protagonista negli anni ’90 degli spot di uno dei prosciutti più noti d’Italia, ma anche a Sophia Loren che con un laconico “accattatevill” diventava l’influncer numero uno dei prosciutti, quello che veniva riposto in vaschetta per la conservazione fresco fresco.
Jägermeister, sono fatti miei!
Per l’uomo che non deve chiedere mai, basta un amaro. Era il 1994 e un bellissimo Raz Degan attirava l’attenzione su di lui e, di riflesso, sullo Jägermeister rendendolo l’amaro più figo, più alternativo di tutti i tempi. Da bere snobbando gli altri e con la sicumera di uno che sa di piacere. “Perché bevo Jägermeister? Non so perché. Sono fatti miei!”