"Masterchef? Concorrenti scelti perché funzionano con il pubblico". La seconda vita di Dalia Rivolta, cuoca itinerante

9 Set 2024, 17:49 | a cura di
Dopo l'esperienza a Masterchef, l'ex concorrente ha scelto di portare le sue ricette tra la gente, cucinando "i piatti del cuore" lontana dai riflettori televisivi

«Ho un nome difficile, cucino per vivere ma vivo per mangiare». Così sul suo profilo Instagram si presenta Dalia Rivolta, ex concorrente di Masterchef Italia 11. Ma il suo percorso va oltre i fornelli di uno studio televisivo. Torinese, classe 1990, Dalia è una chef, imprenditrice e consulente che ha scelto di portare la sua cucina tra le persone, sulle strade della sua città, dove il cibo diventa pretesto per raccontare storie di vita. Non è raro vederla avvicinare i passanti con una domanda diretta: «Qual è il tuo piatto preferito?». Con questo approccio, è riuscita a reinventarsi dopo la trasmissione televisiva, allontanandosi dalle luci della ribalta per avvicinarsi a una dimensione più intima e reale. Il suo viaggio, però, non si ferma qui. La chef torinese porta avanti un progetto che mescola cucina, etica e impegno sociale, restando fedele a una visione di cucina che, oltre a nutrire, sa ascoltare.

L’ex concorrente di Masterchef e la cucina on the road

Dalia Rivolta ha attratto l'attenzione del pubblico durante la sua partecipazione all'undicesima edizione di Masterchef Italia. La sua esperienza televisiva ha contribuito a costruire un'immagine che, sebbene inizialmente non fosse quella di una concorrente aggressiva, ha colpito per la sua autenticità. «Quando sono uscita, non mi sentivo una vip. Volevo tornare tra la gente, nella semplicità della vita quotidiana», racconta. Questa decisione l'ha portata a reinventarsi come cuoca itinerante. In uno dei suoi video diventati virali sui social, Dalia si avvicina a Paolo, un architetto torinese, e gli chiede quale sia il suo piatto preferito. Dopo aver appreso che sono le orecchiette alle cime di rapa, come da rituale chiede: «Hai mezz'ora di tempo che te lo preparo?». Dalia si reca al mercato per acquistare gli ingredienti e cucina il piatto sul posto. Un format che piace al pubblico perché è  puro e senza filtri (anche se Dalia ha rivelato al Gambero Rosso che ogni tanto deve censurare i racconti troppo intimi delle persone, per proteggerle) e in più, c'è di mezzo una cucina semplice e quotidiana.

“Ciao, il tuo piatto preferito?”

Il format di cucina on the road di Dalia Rivolta è caratterizzato da una forte componente umana. «Quando cucino per strada, il cibo diventa un mezzo per parlare con le persone e comprendere le loro storie», spiega Dalia. In questo contesto, la chef torinese ha anche avuto incontri toccanti, come quello con Maria, una senzatetto incontrata alla vigilia di Natale a cui è molto legata. Questi momenti di solidarietà e di condivisione sono per lei fondamentali: «Il cibo è un linguaggio universale che può unire le persone, anche in situazioni di difficoltà», afferma. La cucina poi, è da sempre parte della sua vita, fin dall'infanzia. Dalia è infatti la figlia di Silvio Rivolta e Diana De Benedetti che nel 1988 aprirono a San Mauro Torinese il Bontan, ristorante che prese la stella Michelin nel 1990. Tuttavia, lei ha scelto un percorso diverso, lontano dalle stelle Michelin e più vicino alla gente comune. «Sono cresciuta nel ristorante dei miei genitori, ma ho deciso di seguire una strada diversa. La cucina stellata (oltre a non essere sostenibile) non mi rappresenta», e rivela, «La cucina del cuore è la più difficile, altro che stellati. Una pasta al pomodoro è più complessa perché tutti l’hanno già provata».

Dopo Masterchef

Sull’esperienza all’interno di Masterchef, Dalia racconta: «È sbagliato pensare che quello sia una classifica degli chef, è un gioco che ha a che fare con la cucina», un programma televisivo anche la narrazione svolge un ruolo fondamentale. «Vengono scelti venti personaggi che funzionano per il pubblico», afferma, lasciando intendere che la qualità del piatto non è sempre determinante per la permanenza o il podio all'interno del programma. Un meccanismo sottile, dove se un concorrente è in difficoltà, gli autori possono «tirarlo su o distruggerlo». Riconosce che la sua personalità riservata, tipica delle sue origini piemontesi, l'ha portata a chiudersi ancora di più di fronte alle richieste di maggiore espressività. «Mi dicevano "sorridi"», racconta, ma quanto più cercavano di provocare una reazione emotiva, tanto più lei tendeva a difendersi. E, per tutto il programma, secondo lei, questa emotività non è mai emersa realmente.

Conclusa l'esperienza televisiva, anche la visibilità mediatica di Masterchef non è stata priva di difficoltà per Dalia. Dopo il programma, ha dovuto affrontare non solo la notorietà, ma anche le critiche e le aspettative del pubblico. Passati ormai più di due anni, la giovane torinese ci ha fatto l'abitudine, anche perché il suo interesse ora è un altro: continuare a lavorare come consulente per i ristoranti e partecipare a progetti sociali, come il corso di cucina che ha tenuto questa estate per donne migranti: «Oltre a insegnare a loro, ho imparato molto anch'io, come ad esempio cucinare degli involtini con le foglie della vite. Sono grata a questi progetti», spiega.

In futuro, Dalia prevede di continuare con i video della sua cucina itinerante, che riprenderà già nel mese di ottobre - dopo una breve pausa estiva - e di esplorare nuove opportunità, mantenendo sempre al centro l’aspetto umano e l’etica del lavoro. «Mi hanno proposto più volte di trasferirmi a Milano, ma io amo Torino e voglio continuare a lavorare qui», conclude, «se mi richiamassero per partecipare a Masterchef all stars, accetterei volentieri. Stavolta per vincere».

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