Da nemico a compagno di viaggio, Confagricoltura lancia la coltivazione agricola del sale

29 Set 2023, 13:19 | a cura di
Nasce il Coordinamento tra gli imprenditori agricoli e del sale italiani: promosso da Confagricoltura, è il primo passo per dare il valore di attività agricola primaria alla produzione di sale marino, a partire dalle possibilità di attività agrituristiche e di valorizzazione dei territori

Tradizionalmente è stato sempre visto come un nemico: per rendere sterile un campo, ci si buttava il sale! Oggi la percezione cambia. Tanto che Confagricoltura lancia la proposta per rendere concreta la coltivazione agricola del sale. Obiettivo: riconoscere il valore primario di "un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale". spiega l'organizzazione degli agricoltori. Un po' come ha fatto la Francia 4 anni fa, quando ha inserito la “saliculture” tra le attività agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima. Una linea che aveva già indicato lo stesso Piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala che fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali.

saline di Trapani

Le saline di Trapani. In alto, foto di Luca Bravo/Unsplash

I protagonisti della filiera del sale

Il progetto è stato presentato il 27 settembre scorso in un incontro cui hanno partecipato anche i partner di Confagricoltura che hanno dato vita al coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani: Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell’Italia hanno formalizzato una collaborazione dettata dai molti punti in comune tra l’attività agricola e la coltivazione del sale marino. A firmare l’intesa, insieme a Confagricoltura, cinque partner: Atisale Spa che, con le saline di Margherita di Savoia (Puglia), tra le più grandi di Europa con 4.500 ettari in produzione, e di Sant’Antioco (Sardegna), si configura come il maggior produttore di sale marino italiano; Saline Ing. Luigi Conti Vecchi, nella Laguna di Santa Gilla a due passi da Cagliari, con quasi 2.800 ettari in produzione; Sosalt Spa con le saline nella fascia costiera tra Trapani e Marsala, circa 1.000 ettari in produzione e maggior produttore di sale marino in Sicilia; il Parco della Salina di Cervia, oltre 800 ettari di estensione, fulcro dell’economia del Ravennate e della Romagna per oltre 150 anni, che tanto ha fatto per la valorizzazione del sale marino italiano; Isola Longa, la maggiore salina di mare del Trapanese, situata nell’omonima isola dell’arcipelago dello Stagnone, che produce oltre 23.000 tonnellate di sale ogni anno. Ai soggetti firmatari si aggiungono inoltre, come sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa ed Isola di Calcara.

I protagonisti della filiera del sale alla firma del patto per il riconoscimento della salicoltura come artività agricola

I protagonisti della filiera del sale alla firma del patto per il riconoscimento della salicoltura come artività agricola

Obiettivi e attività legate al sale

L’intesa prevede la realizzazione di iniziative nei territori delle saline e attività di valorizzazione di tutti gli aspetti legati alla salicoltura e alla multifunzionalità delle saline, che sono attrattiva anche turistica nelle rispettive regioni. Il che significa possibilità di organizzare attività agrituristiche e legate all'agroalimentare con i relativi finanziamenti e incentivi. Un progetto che culminerà con gli Stati generali della salicoltura italiana, il prossimo anno.
Il sale marino è coltivato in modo del tutto naturale tramite evaporazione dell'acqua. In Italia la produzione di sale marino corrisponde a poco meno del 30% della produzione totale: mediamente quasi 1,2 milioni di tonnellate l'anno su un totale di oltre 4 milioni di tonnellate. In Europa, invece, la produzione di sale marino è circa il 10% della produzione di sale totale. I principali Paesi produttori di sale marino nella UE sono la Francia e l’Italia, seguiti da Spagna e Grecia.

Le saline: veri e propri parchi naturali

Le saline di mare sono vaste aree naturali di acqua di mare nelle quali si pratica la salicoltura, ovvero la gestione da parte dell’uomo sia del suolo che dell’acqua controllando l’azione evaporante degli elementi della natura (vento e sole) con lo scopo finale della raccolta del sale. La salicoltura, infatti, è l’attività di "raccolta" del cloruro di sodio contenuto nell’acqua di mare fatta evaporare in aree appositamente dedicate attraverso la movimentazione lungo percorsi tesi ad esaltare l’azione evaporante del sole e del vento. "Come per l’agricoltura praticata sulla terra, quindi, questa attività segue il ciclo delle stagioni ed è soggetta al clima ed ai fenomeni atmosferici", affermano i promotori del Coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino.
Le saline oggi sono parchi naturali poiché nei loro ambienti, controllati dal lavoro umano, si sono creati speciali areali di ripristino e salvaguardia di ecosistemi particolarmente adatti ad una flora ed una fauna eccezionali creando interessantissimi luoghi di biodiversità e di attenzione e salvaguardia del territorio italiano. Da un punto di vista naturalistico, quindi, le saline marittime rappresentano aree privilegiate per l’avifauna. La vita microscopica dei bacini fornisce nutrimento per fenicotteri, trampolieri, ibis e altri uccelli acquatici. Isolotti e argini ricoperti di vegetazione all’interno dei grandi bacini offrono agli uccelli posti in cui nidificare e riposarsi e li proteggono dai predatori. "Come gli agricoltori, i salicoltori hanno un ruolo di primaria importanza come conoscitori e difensori dell’ambiente".

 

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