Vaccino, ovino, caprino e di bufala, tutte tipologie casearie che conosciamo, parte della cultura alimentare dello Stivale. Che sia un bicchiere di latte o del formaggio, caratterizzano da millenni la dieta mediterranea, presa ormai a modello, un vero e proprio archetipo cui guardare. Ma, in certi casi, alcuni popoli ne hanno fatto a meno godendo di produzioni casearie differenti, frutto di altre specie animali, allevamenti compatibili con determinate condizioni geografiche e climatiche, spesso più ostili. E così, mettendo per un attimo da parte l’epicentro europeo, si potrebbero considerare dei tipi caseari di cui noi siamo perlopiù ignari, come quello di alpaca. Avete presente il quadrupede simile a un lama ora super popolare sui social? Ecco, quello. Vediamo di scoprirne insieme qualcosa.
Gli Alpaca: habitat e curiosità
Al momento spopolano su Instagram, un vortice social che potrebbe ascriversi al fatto che qualcuno li ha iniziati ad allevare in Italia, lontano dalle loro terre di origine. Dei camelidi provenienti infatti dal Sudamerica, presenti sin dall’antica civiltà Inca che viveva l’altopiano andino. Sarà una casualità magari, ma l’habitat degli alpaca è proprio quello: i pascoli delle Ande peruviane, cilene e boliviane, a più di 3000 metri. Questi mammiferi dalla groppa sporgente sono animali ruminanti ed erbivori, degli ungulati gregari, inclini a stare in gruppo, caratteristica che non li rende semplici da addomesticare. Per quanto oggi compaiano in video come fossero animali da compagnia (o addirittura domestici), complice la loro natura docile, rappresentano storicamente una fonte rilevante di lana — peculiare per la sua morbida struttura lanolina che non infeltrisce — e pure di latte.
Produzione casearia: latte e formaggio di Alpaca
Nella regione montuosa andina, le condizioni climatiche si rivelano da secoli difficili. Le mucche, per dire, sarebbero state allevate con scarsi risultati. Per la soddisfazione delle genti del luogo e, prima ancora, di popoli antichissimi, gli alpaca hanno mostrato nel tempo una certa adattabilità ponendosi come risorsa fondamentale per il sostentamento. Si pensi che in paesi come il Perù la loro importanza è tale che hanno deciso di dedicarvi una giornata nazionale. L’animale appartenente al genus dei cammelli viene allevato da almeno 6000 anni per soddisfare il fabbisogno giornaliero, trasformato in carne e derivati del latte, tra cui lo yogurt. Secondo i costumi degli Inca, il latte di alpaca — adoperato persino a livello cosmetico — portava alla guarigione dell’anima quale simbolo di purezza e abbondanza. Anche se non di semplice mungitura, le comunità autoctone hanno imparato a sfruttare la sua produzione, tirandone fuori un formaggio di lunga conservazione, al gusto ricco e spiccatamente sapido, dalla consistenza poco comune. Praticamente un prodotto di nicchia, che riempie talune varianti di empanadas e si può trovare solitamente presso qualche mercatino locale.
Il latte di alpaca oggi
Adesso, del latte si riconoscono le non trascurabili proprietà nutrizionali e l’altissimo contenuto vitaminico. In effetti, oltre a un numero infinito di vitamine, contiene ferro, calcio, magnesio, potassio, fosforo, zinco e selenio. Ne va poi sottolineata una qualità che oggi potrebbe lanciarlo sui mercati internazionali: il basso contenuto in lattosio e la maggiore digeribilità rispetto a quello vaccino. Un toccasana per gli intolleranti. In termini culinari invece, i suoi usi sono vari: a colazione per esempio, con i cereali o bevuto “al naturale”, oppure inserito come ingrediente in frullati, dessert o pane. Chissà se questa versatilità non possa diventare presto uno dei segreti del suo successo, e non solo in America Latina. Tanto, sia in Italia che in giro per il mondo, gli allevamenti di alpaca non sembrerebbero mancare.