Compie 200 anni il Museo Egizio di Torino, il più antico e il più ricco del mondo, e ha una storia straordinaria. Perché è Carlo Felice, re di una piccola monarchia nel cuore della vecchia Europa, che grazie a un Indiana Jones piemontese come Bernardino Drovetti e alla mediazione di un viaggiatore e studioso come Carlo Vidua riesce ad aggiudicarsi per la somma astronomica di 400mila lire – all’epoca una fortuna – una collezione spettacolare di statue, mummie e papiri che neppure il Louvre o il British Museum possono vantare. E quello che sorprende è che il Museo – che si sta rifacendo il look per l’autunno – stia diventando il catalizzatore di un nuovo interesse per l’Egitto anche a tavola. Così come grande interesse e curiosità sono esplosi per i gusti e i piatti degli antichi Romani legati agli scavi di Pompei.
La tavola degli Egizi
Cosa mangiavano gli antichi Egizi? Qual era il loro mondo di aromi e sapori? E soprattutto, è possibile riproporlo oggi?
Il ristorante gastronomico torinese Casa Vicina e la Fondazione Museo delle Antichità Egizie hanno creato un menu dedicato ai 200 anni dell’Egizio. Si chiama Contaminazioni Egizie e si articola in sette piatti. Un menù che, come spiega lo chef Claudio Vicina, «nasce dalla ricerca di sapori che ancora oggi ritroviamo nella nostra cucina – cipolle e selvaggina, spezie, miele e datteri… – e preparazioni e tecniche di conservazione simili».
La storia in 7 portate
Apre la carta l’insalata del Nilo, con lattuga, lenticchie, olive, datteri, erba cipollina, curcuma, gocce di carpione e uova di quaglia: tutti cibi già conosciuti dagli antichi Egizi. Si passa all’enkirotto, ovvero farro monococco Enkir cucinato come fosse riso con quaglia croccante affumicata ai semi di cumino e coriandolo e sfere di birra, bevanda classica nell’antico Egitto. Il baccalà non c’era, ma ha sostituito la tilapia del Nilo: pesce conservato per essiccazione, tradizione degli Egizi viva ancora oggi. E infine i dolci: granita alla melagrana e miele d’acacia, parfait di spezie con salsa ai frutti rossi, focaccia alla frutta candita. Come nell’antico Egitto, dove si preparavano focacce dolci con frutta, uva passa, miele, fichi, datteri e carrube, usati come dolcificante.
Gli ingredienti ritrovati
Come si è arrivati a scegliere preparazioni e ingredienti? Attraverso l’analisi dei vari reperti conservati al Museo Egizio, in particolare quelli trovati nella tomba di Kha e Merit. «Molto materiale organico grazie al clima secco si è conservato nelle tombe – spiega Alessia Fassone, curatrice del Dipartimento Collezione e Ricerca che ha collaborato alla realizzazione del menu – Importanti anche i dipinti: il cibo aveva un ruolo importante nei rituali religiosi e nelle tombe questi “quadri” avevano funzione magica perché dovevano fornire da mangiare e da bere per l’eternità all’anima del defunto».
Da questa abbondanza di ritrovamenti si è arrivati a un percorso legato al territorio: molte verdure, soprattutto cipolla e lattuga sacra al dio Min protettore della fecondità; erbe aromatiche come coriandolo, cumino, e ginepro, leguminose e cereali vari non decorticati per produrre il pane (anche dolce) che era alla base delle offerte alimentari per le divinità e accompagnava il defunto nella tomba.
Massari e i pasticceri-archeologi
E in fatto di dolci, l’Apei, l’Associazione degli Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana presieduta da Iginio Massari, ha presentato proprio all’Egizio creazioni di alta pasticceria realizzate con ingredienti e aromi dell’Antico Egitto. Anche in questo caso l’egittologa Divina Centore – che con il canadese Cédric Gobeil e il tedesco Johannes Auenmuller ha curato il nuovo orto-giardino egizio: un progetto di archeobotanica – ha selezionato le piante con cui i pasticceri hanno creato i loro dolci. Piante spesso sorprendenti che rispecchiano gli aromi degli antichi Egizi e che hanno stimolato la creatività, dalla carota al miele, la mela, il melone, il dattero, ma anche cipolla, porro, sedano: Maurizio Colenghi e Giovanni Cavalleri per esempio hanno creato con la cipolla il dolce “Piramide infinita”, Marco Antoniazzi e Gino Fabbri per “Risveglio” hanno usato il porro, Loretta Fanella e Luca Mannori per “Astarte” il sedano e Kabir Godi e Guido Castagna ha fatto “Ra”, con menta piperita. Alta pasticceria ispirata agli aromi e ai profumi dei Giardini Egizi, una scommessa vinta.