I video pubblicati sul profilo Instagram di Hannah, @myarfidlife sono seguiti da 832 mila follower, e documentano il suo percorso per contrastare un disturbo alimentare poco conosciuto.
Cos'è l'ARFID
La sigla sta per avoidant/restrictive food intake disorder, ovvero disturbo evitante-restrittivo dell'assunzione di cibo. I soggetti che ne sono affetti consumano quantità molto limitate di cibo o evitano determinati alimenti. Questo porta a conseguenze clinicamente significative.
A differenza dell'Anoressia Nervosa, l’ARFID non è motivato da una percezione di sovrappeso. I fattori scatenanti variano considerevolmente e comprendono difficoltà fisiche, sociali ed emotive. Le cause possono derivare da esperienze negative legate al cibo, come il soffocamento, o il reflusso. Di solito, si manifesta più comunemente nei bambini durante lo svezzamento, ma è riscontrabile anche negli adulti.
I tre tipi di ARFID
La diagnosi comprende una vasta gamma di sintomi clinici che possono variare notevolmente. Sono stati identificati tre profili di questo disturbo. Il primo tipo di ARFID è l'evitamento sensoriale. Alcune persone riescono a mangiare solo cibi con certe consistenze, colori, temperature, o sono molto sensibili alle variazioni di gusto e olfatto. Evitano quindi alcuni cibi perché, in anticipo, pensano di non tollerare certe caratteristiche di quell’alimento.
Il secondo tipo è il disinteresse nei confronti del mangiare. Per i soggetti mangiare è un compito, non un piacere o una necessità.
Il terzo tipo di ARFID è la preoccupazione delle conseguenze negative del mangiare. Ossia paura che un dato cibo possa causare soffocamento, vomito, difficoltà a deglutire, causare diarrea, reazioni allergiche o dolori addominali o al petto. I tre profili possono variare in termini di gravità, ma non si escludono a vicenda.
Non c'è una cura
Al momento, la scienza non ha una comprensione completa di ciò che spinge una persona a manifestare questi comportamenti problematici, poiché non è stata identificata una psicopatologia specifica associata. Con l'aiuto della madre, Hannah sta documentando i suoi progressi su Instagram. Lei è affetta da tutti e tre i tipi di ARFID. Nei suoi video, spiega in termini semplici e concisi cos'è l'ARFID, e come cerca di contrastarlo. Il suo metodo è assaggiare nuovi cibi da potenzialmente introdurre fra i suoi safe foods, cioè i cibi "sicuri" che non le fanno paura.
Non meno di tre bocconi
«Sono molto sensibile all'aspetto, il colore e l'odore di certi cibi», racconta Hannah in un video di presentazione. «A causa dell'ARFID, rischio di dover essere alimentata con un sondino se non aumento di peso e non cresco a sufficienza. La mia malnutrizione mi causa molti problemi fisici ed emotivi. Ho paura di provare cibi che non conosco, perché temo che possa accadere qualcosa di brutto. Ho forti emicranie perché non mangio abbastanza e le emicranie mi provocano il vomito. Sono molto sensibile a certi odori e consistenze e all'aspetto dei cibi. Il mio cervello mi fa automaticamente avere un conato. Quando assaggio un nuovo alimento, mi devo fare coraggio. Anche se l'odore, il colore e il sapore non mi convincono, mi sono imposta di dare almeno tre bocconi prima di scartarlo definitivamente.»
Quando ha assaggiato il melone verde è stata dura
«Ho pianto, ho fatto un po' di meditazione, ho contato ad alta voce e ho fatto dei respiri profondi. Sono orgogliosa di me stessa per averlo fatto, anche se è stato molto difficile. Ho dato il permesso ai miei genitori di pubblicare questo video, anche se si vede che alla fine sto piangendo. Domani è un nuovo giorno e sto facendo progressi ogni giorno.»
Da gennaio ad oggi Hannah ha provato decine di nuovi cibi, fra questi hanno passato il test solo una manciata: pere, banane, fragole ricoperte di cioccolato, biscottini a forma di animali, succo d'arancia, e wafer alla vaniglia. Stop.
Il percorso di guarigione e i cibi "sicuri"
Ci vuole molto tempo per lei per ingoiare ogni boccone e nel mentre il cibo si raffredda e a quel punto non lo mangia più. «Andare al ristorante è molto difficile per la mia famiglia», spiega Hannah, «perché scatena la mia ansia. La maggior parte delle volte, se si tratta di un ristorante che non conosco o che non ha un cibo sicuro, non mangio nulla. Vivere con l'ARFID comporta molte sfide e sto lavorando duramente per sconfiggerlo.» Sono molti i cibi "sicuri" che Hanna mangia, ma sono tantissimi gli alimenti che non ha mai provato. Fra i cibi che Hannah considera sicuri ci sono due formati di pasta, i fusilli e le farfalle al burro e parmigiano, e la Nutella.
«Al momento sono in terapia per superare la mia paura del cibo. Spero che i miei video possano far comprendere cos'è l'ARFID e aiutare coloro che stanno lottando con problemi simili». Importante questo tipo di comunicazione, un valido aiuto anche per i genitori di bambini affetti o che magari non sono ancora stati diagnosticati. Forza Hannah!