Siamo abituati a veder utilizzare il marchio a fuoco, oltre che alla maniera antica, sui capi di bestiame, sui formaggi e, in particolare, sui prodotti a denominazione, come Parmigiano o Prosciutto di San Daniele, che nella timbratura portano anche informazioni di tracciabilità. Da qualche tempo questa particolare firma è arrivata, come strumento di marketing, nella ristorazione. Va di moda servire hamburger e hot dog con frasi o simboli impressi a fuoco: nella maggior parte dei casi sono i laboratori di panificazione all’ingrosso che personalizzano per i propri clienti le partite di panini richieste, con il logo o il nome del locale. Il passo ulteriore, però, arriva dal mondo pizza: è Alessandro Miele, giovane pizzaiolo napoletano, ad aver lanciato il timbro pizza®, uno strumento di timbratura a fuoco da utilizzare sui cornicioni delle tonde appena uscite dal forno (o sulle pizze fritte appena scolate dall’olio) per firmarle e personalizzarle.
L’invenzione del timbro pizza®
Brevettato nel 2021, il timbro di Miele non altera sapore e consistenza, è un marchio a fuoco alimentare per pizza e panificati. Realizzato da artigiani specializzati nella lavorazione di leghe battute a mano, è un timbro di metallo rovente, saldato a un lungo manico e a un’impugnatura di legno, che può riprodurre lettering, loghi, emoticon e via dicendo.
L’idea ha subito successo, la possibilità di firmare le pizze è un valido strumento di marketing e solletica l'ego dei pizzaioli. Alessandro è giovane e intraprendente e ottiene, tra gli altri, la benedizione di un nume tutelare della pizza napoletana come Gino Sorbillo (che già delle pizze “parlanti” ha fatto spesso un cavallo di battaglia). Arrivano numerose le commissioni per i timbri, non solo in Campania: da Napoli l’idea vola a Edinburgo, a Melbourne, ma è in Lombardia che trova il terreno più fertile.
I professori della Pizza
Oltre a diffondere il suo timbro in ristoranti e pizzerie (soprattutto di scuola napoletana) di Milano e dintorni, Alessandro Miele ha fatto il passo ulteriore aprendo un locale a Corsico, insieme a due giovani soci, Lorenzo e Loris: ha da poco compiuto un anno, infatti, I Professori della Pizza, nel quale l’utilizzo del timbro è reso ancora più scenografico dal fatto che la marchiatura venga fatta in sala, al tavolo.
L’idea spopola tra la clientela che non vede l’ora di immortalare in reel e foto l’opera di timbratura in diretta. Su Tik Tok al claim di «L’hai mai mangiata una pizza autografata al momento?» l’insegna di Corsico – secondo i food creator approdati nel locale - propone «un’esperienza autenticamente napoletana» con tutto il repertorio della napoletanità vista dal Nord: prezzi bassi, tiramisù servito nella caffettiera (non che sia una tipicità partenopea), liquori offerti in tanto di folkloristico cestino di vimini e la pizza tradizionale a ruota di carretto marchiata al tavolo con il nome del locale, ma anche con scritte come “I love Napoli” o “Maradona”. Gli elementi per conquistare il pubblico social ci sono tutti. La pizza è anche buona, ma al giorno d’oggi questo è un dettaglio secondario.