Il premio ai titolari meno lungimiranti del mondo - roba che neanche Louis Lumière con il suo “il cinema è un’invenzione senza futuro” -, il Leone d’oro all’incomprensione, l’Oscar all’ottusità, il Nobel alla povertà di spirito, va ai responsabili del locale napoletano dove un allora poco conosciuto Donato Di Caprio girava dei video con il telefonino mentre preparava panini.
Quando dissero: "Basta Tik Tok"
Il 24 luglio del 2022 dissero: “Ora basta, non puoi più girare video in negozio. Hai stufato, siamo presi d’assalto e non riusciamo più a lavorare”. Donato abbassò la testa, avvertendo i fan: “Non mi cercate per foto, non mi cercate per video saluti per cortesia, perché non ne posso fare più. Ci dobbiamo un poco ridimensionare. Non farò più TikTok per quanto riguarda il mondo del mio mestiere”. Sessantasette settimane dopo – poco più di un anno dopo – Donato è un fenomeno social, con i suoi 4 milioni tondi di follower su Tik Tok, e due locali tutti suoi con file vertiginose e un tintinnio di cassa che fa sognare incassi milionari.
Quello di Milano l’ha appena aperto, nella centralissima piazza Diaz, proprio di fianco al Nepentha, mitico locale per paninari e sfitinzie, evocato con accento calabro in Drive In da Sergio Vastano. Domenica sera, con un freddo canino, c’erano un centinaio di persone fuori, in fila, di fronte all’incolpevole e ignaro monumento al carabiniere di Luciano Minguzzi. Fuori da Donato, mica dal Nepentha.
Dentro la postazione di comando, quattro ragazzotti con maglietta del Napoli (sponsor Crypto-Exchange da un lato, la scritta Milano dall’altro) che tagliavano con braccio virile dei lunghi panini dall’aspetto sociale. Nessuna traccia del mitico Donato: “Arriva mercoledì, dovrebbe stare una settimana a Milano”. Avrà preso casa a City Life, vicino ai Ferragnez? Palese la delusione dei ragazzini giunti a frotte per osservare la scena sacra del taglio del panino dal mitico Donato.
La mitica domanda: "Con mollica o senza?"
“Con mollica o senza?”. Una frase banale, una richiesta un po’ cretina, ripetuta ossessivamente. Comincia qui l’avventura di questo Donato. E’ il suo mantra, probabilmente nato per caso, poi maliziosamente ripetuto. Come sono i suoi video? Di una noia allucinante. Tutti uguali. C’è lui che prende un grosso panino e con un coltellaccio, in guanti di plastica neri, lo taglia con decisione. Poi ci schiaffa dentro gli ingredienti. Fette gigantesche di mortadella, provola di Vico, melanzane arrostite, burrata sgocciolante. Nessun guizzo, nessun ingrediente speciale. Il cliente non si vede, è fuori campo. Lui accompagna il rito con qualche parola. Non ha una faccia memorabile, non dice cose memorabili, non fa nulla che non sia tagliare pane e imbottirlo. La violenza bruta della lama seghettata che sventra gli sfilatini. I video sono questa roba qui. Uno schiaffo ai content creator di tutta Italia. L’eterno ritorno dell’uguale. La forza ignorante del tormentone. Con mollica o senza? “Ah, sei un mollicato…”, “Ah oggi siamo smollicati…”.
La figura dell'eroe (del panino)
A proposito, avevamo lasciato il Nostro alle prese con i peggiori titolari di sempre. Dopo aver tagliato panini per 21 anni nella stessa salumeria, Donato la lascia tutto abbacchiato, svillaneggiato dai proprietari. A questo punto compare un eroe, uno che dovrebbe essere presidente di Confindustria giovani: Steven Balasari. Il tratto distintivo è che è il figlio del titolare del Number One, mitica discoteca del bresciano. Steven vede i video, legge che Donato è stato costretto a lasciare e lo chiama. Anzi gli offre soldi, tanti, pare 350 mila euro, per aprire un suo locale. Mica un benefattore, questo Balasari, piuttosto un genio. Aprono il nuovo locale a Napoli e, otto mesi dopo, il 6 ottobre, il secondo a Milano. Ormai Donato è un mito, su TikTok pare ci sia solo lui, in più sa come far soldi e all’inaugurazione regala centinaia di panini. La piazza è invasa, interviene la polizia e fa chiudere tutto: turbamento dell’ordine pubblico.
Le file senza mollica (o con?)
A un mese dall’apertura, le file non accennano a diminuire. Lunedì mattina Donato è a Napoli o a City Life, non si sa. Il ragazzo dietro il bancone non è proprio uguale a lui e non fa video. “Com’è fatto il pane? E’ quasi soffiato. Qui a Milano gli sfilatini sono più croccanti rispetto a Napoli, stiamo cercando un nostro fornitore”. Prendiamo uno Steven, dal nome del socio. Una roba monstre, ci si mangia in quattro: mortadella, stracciata di bufala e crema di basilico. Il tipo chiede: “Vuole la crema di pistacchio?”. La vogliamo e via con una spennellata. Alla cassa saranno 2,5 euro, in aggiunta ai 10 previsti. Ne vale la pena? Bah, è un panino. C’è la mortadella, la bufala. Tutto quel che si è sempre messo nei panini. Normali panini. Niente di rivoluzionario. Niente lievito madre, niente alveolature, niente fighetterie. L’estetica dell’abbondanza, del cibo mostrato, ostentato, ignorante, grezzo, popolare.
Certo, questi sfilatini (sfilatoni) non hanno niente a che vedere con quegli ectoplasmi plastificati che troviamo in molti bar e dei quali sospettiamo una lunga sopravvivenza nel bancone frigo. Questi sono fatti al momento e serializzati. Sfornati in quantità industriale, ma lavorati in modo artigianale. Buonini, alla fine lievemente nauseanti per eccesso di abbondanza. Volendo, ci si può bere una birra Donato (il merchandising avanza, implacabile), a sei euro.
Torniamo a guardare i video di TikTok. Tutti uguali. Ipnotici. Solo poche variazioni, e deprecabili. Come quando Donato dedica un panino al piccolo Nial, scomparso per un arresto cardiaco. Di fianco, la mamma che piange, mentre lui prepara uno “smollicato” con stracciatella di bufala, bresaola e mozzarella.
Povero Quadronno
Pensiamo con affetto a chi fa panini di qualità a Milano. Agli storici del bar Quadronno, al giapponese katsusando di Bentoteca, al nostro preferito di Porco Brado, con carne affumicata in legno di melo e di ciliegia e marinata con le spezie. Qui da Donato non serve nulla: pane, guanti neri di plastica, coltello, fettacce di mortadella, bufala sgocciolante, un video che ti riprende. E uno slogan qualunque. Come il Tommaso Mazzanti dell’Antico Vinaio: “Bada come la fuma”.
Con mollica o senza? La domanda ci rimbalza di notte, rantola insieme ai pistacchi della mortadella e a brandelli di sfilatino. Non c’è una risposta sensata, come si fa a decidere? “Senza”, diciamo nel sonno, “lo voglio senza”.