Possiamo decretare ufficialmente – e finalmente – la fine dell’era degli chef celebrità. Va bene, forse non proprio la fine, ma il mito del cuoco è decisamente in calo. MasterChef e programmi simili hanno ancora il loro appeal ma sulla Gen Z non sortiscono grandi effetti: se una decina di anni fa la spettacolarizzazione del cibo in TV aveva spinto i Millenial ad avvicinarsi ai fornelli, oggi le nuove generazioni – con Gen Z si intendono i nati tra il 1997 e il 2012 – si interessano alla tavola in modo diverso. E molto più responsabile.
La Gen Z a tavola: ansia da hangover e convivialità
Parola d'ordine, condivisione. Ci si mette a tavola per stare insieme e si beve anche meno, un po’ per coscienza e un po’ per paura di finire in imbarazzanti video sui social (si chiama hangxiety, ansia da hangover), ma si mangia con più attenzione. Fondamentale è la stagionalità dei prodotti, insieme al benessere animale.
Ne abbiamo parlato con Daniela Fabbi, direttrice Comunicazione e Marketing CIRFOOD, impresa italiana di ristorazione collettiva. Per l’Osservatorio CIRFOOD District, Ipsos ha condotto una ricerca sul rapporto tra Gen Z e cibo, che ha rivelato diversi aspetti dei nuovi consumatori.
Si legge in continuazione che i giovani bevono meno. Ma è davvero così?
La verità è che, mai come ora, uscire a cena è solo una scusa per stare insieme. La maggior parte degli intervistati ha dichiarato di andare al ristorante per incontrare amici o condividere un momento con il partner. Solo per il 7% il pasto fuori casa rappresenta un’occasione per bere alcol all’insaputa dei genitori.
Il vino non piace più come un tempo?
A un bicchiere non si dice di no, ma è vero che tutte le ricerche – non solo la nostra – parlano di una maggiore consapevolezza sul legame tra consumi e salute. Dietro la scelta di bere meno, poi, c’è anche un motivo meno nobile: la paura di finire sui social in video imbarazzanti.
Niente sbronze per non dover affrontare le conseguenze su Instagram.
Esatto. Sono nativi digitali, i social network per loro sono fondamentali ed è normale stare attenti anche a queste dinamiche, cercare di essere più responsabili per non doversi vergognare dopo. Si chiama hangxiety, l’ansia per i postumi della sbornia.
Ma cosa mangia la Gen Z quando va fuori?
Solo un 16% è interessato alle cucine sperimentali e più ricercate. Per il resto, la tradizione italiana vince su tutto: pizzerie, trattorie, ma anche catene italiane di fast food, pub, birrerie. Cibo semplice, classico, con pochi fronzoli.
Piatto preferito?
Pasta e pizza.
Sono ragazzi che ancora non lavorano. Sono disposti a spendere per mangiare?
Il prezzo è sicuramente un fattore che guardano prima di scegliere la location. Sono studenti, il portafoglio è limitato.
E in casa cucinano?
Il lockdown li ha fatti avvicinare alla cucina. Per un 24% degli intervistati cucinare è soprattutto divertimento, gioco. Per quanto riguarda eventuali percorsi professionali, i dati Miur parlano di un calo di iscrizioni agli istituti alberghieri. È in calo il mito degli chef e non sono in molti oggi i ragazzi che vogliono lavorare in cucina.
Il trend del veganesimo è confermato?
Loro sono ambasciatori di tematiche green. Si informano, guardano l’intero aspetto del sistema alimentare, controllano l’origine dei prodotti e cercano di essere consumatori consapevoli per salvaguardare l’ambiente. Questo è il vero trend, per il momento, i vegani sono ancora una piccola parte, ma in generale si consuma meno carne e pesce in favore di fonti proteiche.
E la carne coltivata?
Un 21% di loro ha dichiarato di essere disposto a consumarla. La vera attenzione è verso la stagionalità dei prodotti: ci tengono moltissimo.
Tasto dolente. Com’è il rapporto con il proprio corpo?
Siamo riusciti a individuare diverse macrocategorie in questo senso:
- I pacificati (44%), con un rapporto sereno con l’alimentazione
- Gli sregolati (25%), in conflitto con la propria immagine
- I compiaciuti (16%), attenti alla cura del corpo anche attraverso l’alimentazione
- Gli esigenti (15%), prediligono alimenti salutari
Insomma, il movimento della body positivity ha ancora da lavorare.
Sì. Il rapporto con la propria immagine è anche strettamente legato al mondo dei social network, a cui sono particolarmente connessi: molti curano il proprio corpo per poi poter mostrare i frutti del lavoro sui social.
Il cibo è ancora “instagrammabile”?
Moltissimo. Le foto di ciò che si mangia sono immancabili.
Cosa possiamo imparare dalla Gen Z?
A ritrovare il vero piacere della convivialità. I giovani riservano al cibo un momento speciale, instaurano relazioni andando a cena fuori, radunandosi attorno alla tavola. Poi postano anche la foto, ma mentre sono insieme si godono il momento.