"Siamo stati il primo Paese a vietarne la produzione e la commercializzazione, ma continuando al contempo a lasciar spazio alla ricerca, che resta una parte fondamentale per l’avanzamento della società, al contrario di come è stato invece erroneamente riportato da qualcuno". Le parole del presidente di Coldiretti Ettore Prandini a Milano Finanza, nell'intervista di Nicola Carosielli, fanno intravedere una timida apertura, o per meglio dire una porta accostata e non chiusa con due mandate, nei confronti dell'unico soggetto ancora attivo in Italia sulla carne coltivata: la ricerca. Si perché, anche se spesso si fa riferimento a centri di ricerca europei, statunitensi o asiatici, anche in Italia esiste e resiste una ricerca dedicata all'agricoltura cellulare.
Coldiretti e la carne coltivata
Un'apertura, quella del presidente Prandini, che però non ribalta la posizione di Coldiretti che anzi, viene confermata anche da alcune frasi che indicano l'Italia come un paese poco appetibile per un'eventuale produzione di carne da agricoltura cellulare. "La mia idea, magari mi sbaglierò, è che questi prodotti non verranno mai realizzati in Italia perché il costo della manodopera, il costo energetico e le produzioni su larga scala non vedono l’Italia come un Paese interessante sotto questo punto di vista". Un'interessante punto di vista che però evidentemente non è condiviso da paesi come Olanda e Germania che, pur avendo una lunga tradizione ed esperienza in fatto di allevamenti, stanno investendo molto sulla ricerca e lo sviluppo di carne coltivata e in progetti di transizione proteica.