Se c’è un luogo dove l’ossimoro “lusso popolare” può trovare corpo, questo è Roma. E il popolare rione di Testaccio né è la concretizzazione più evidente, almeno se lo guardiamo dal divanetto di Lonely Avenue, il minuscolo cocktail bar appena aperto da Christian “Donnie” Comparone con il suo amico, socio e braccio destro Maurizio Bernardini in via Luca della Robbia, alle spalle di una delle insegne più pop della Capitale, Da Felice.
Un cocktail bar da 6 posti
Il lusso è concentrato in quei 4-6 posti in cui accomodarsi proprio sotto al bancone e nelle 50 bottiglie super-premium da cui il bartender romano garantisce la preparazione di almeno 200 grandi classici della mixology mondiale. Il pop, invece, è tutto intorno: non è affatto strano veder entrare nel bar la signora di ritorno dalla spesa serale che si vuole concedere un Campari o uno spritz elaborati dalle mani di una delle promesse del bere miscelato italiano (e non solo). Così, se l’altra sera Christian ha proposto a un cliente americano da anni residente nel quartiere un Old Fashioned da 100 euro aprendo un Caol lla 18 Years Old Islay, mentre eravamo noi nel locale una signora incuriosita dalla riapertura di questa saracinesca si è regalata un Campari and soda al prezzo di 15 euro.
Con tanto di patatine British style (all’aroma di aceto di sidro e sale marino) e mandorle tostate e salate della vicina pasticceria. Ma lo spritz è Prosecco e Aperol o Campari? Cioè come in qualsiasi altro bar? «No, certo – sorride Christian – devo essere coerente con la mia scelta e i miei cocktail sono tutti (eccetto le selezioni particolari) tra i 18 e i 20 euro. Se mi chiede uno spritz le faccio bere un Paper Plan (whisky, Aperol, amaro Montenegro, limone) e se invece vuole un Campari soda le faccio o un Rome with view (Bitter Roma, dry vermouth, lime e zucchero con un top di soda). Sono due “modern classic” che ripresentano quei sapori in un contesto strutturato, piacevole e bilanciato: la tradizione aggiornata alla miscelazione moderna. Del resto, è questo ciò che a me sta a cuore, il modo in cui voglio lavorare e il mondo che voglio raccontare ai miei ospiti». E per le bollicine? Si usa Prosecco o cosa? «Solo Franciacorta – fa lui – Abbiamo anche i formati piccoli!»
I “lupetti” della Roma e le fedi di Benigni
Qui, in questo minuscolo locale di 30 metri quadrati che prende il nome da uno struggente brano di Ray Charles del 1956, una volta c’era la gioielleria della nonna di Christian, anch’essa una vetrina di lusso popolare: era famosa infatti per i “lupetti” dorati della Roma e al tempo stesso ha fatto le fedi nuziali per Benigni e De Sica.
«Qui sono voluto tornare – racconta Christian – dopo aver fatto una serie di esperienze importanti tra Sidney, Londra e Tokyo. Qui ho voluto ricreare quel concetto di hospitality che ho tanto amato in Giappone dove ho lavorato in un club al terzo piano di un condominio: 10 posti in cui gli ospiti erano persone in cerca più di compagnia che di alcol e in cui il bartender diventa un amico, un confidente piuttosto che un semplice preparatore di cocktail. In questo locale possiamo costruire drink sartoriali, realizzati a pennello sui nostri ospiti: fare percorsi tematici, esplorare le migliori glorie della miscelazione internazionale», spiega lui mentre prepara un Cardinale e ne racconta la storia. «Un cocktail che nasce all’Excelsior di via Veneto dall’incontro tra Federico Fellini e il barman Vincenzo Balestra: una celebrazione del ruolo che la Chiesa ha e ha avuto a Roma nel renderla una città in cui l’equilibrio tra borghesia, popolo e nobiltà è sempre stato a un livello umanamente ricco. Ecco, con la gentrification temperata che sta vivendo Testaccio dove trovi accanto l’uno all’altro sia il vecchio residente pensionato che il ricco americano arrivato da poco, ora a Testaccio possiamo parlare davvero di lusso popolare. Le due anime si fondono e si arricchiscono reciprocamente».
Solo etichette di alta gamma
Gli strumenti di lavoro di Comparone sono tutti alle sue spalle. «Sono circa cinquanta bottiglie diverse, tutti spirit scelti attentamente e di qualità superiore – spiega il barman – La base anche per il gin tonic è il Tanquerey Ten, il bourbon è il Bulleit 10 anni e non l’8. Il maraschino è Drioli e non Luxardo: te ne danno la metà al doppio del costo. Il rum bianco è Diplomatico e lo scuro è Zacapa 23 e il vermuth è il torinese Cocchi». Perché scegliere etichette costose e non bottiglie più economiche? Ha un senso vero? «Certo! Nel drink, come nel cibo, è ancora possibile distinguere un prodotto di qualità da un prodotto di scarsa qualità. Saper bere è saper scegliere quei prodotti in maniera tale da poter migliorare la tua serata piuttosto che rovinartela – spiega Christian – Un vemouth da 30 euro a bottiglia ha una complessità di sapori tale da potersi esprimere al meglio anche in un palato poco esperto rispetto a un prodotto da 10 euro a bottiglia che non riesce invece a esprimere una “tradizione”, non riesce a raccontare la complessità di una storia proprio perché destinato a un uso più commerciale e di superficie».
La mission di Lonely Avenue
Questo piccolissimo cocktail bar testaccino nasce in realtà 5 anni fa, a sei mesi dal Covid. Inizialmente era un club privato. Poi è diventato anche un laboratorio dove Christian poteva fare corsi specialistici, consulenze e costruzioni di nuovi drink. «Era un lavoro che mi interessava e che mi permetteva anche di stare a contatto stretto con il mondo del bere miscelato, dopo la mia uscita dall’esperienza al Rhinoceros di Alda Fendi – spiega Christian, evitando di accennare al suo successore lì, inciampato su una improbabile drink list tacciata di razzismo – Poi sono riuscito a prendere una licenza, avventura non semplice qui perché sono contingentate. Ed ecco che abbiamo deciso di aprirci al pubblico, di vivere appieno nel quartiere». Qui la mission della “consulenza” e della formazione diventa quello del racconto, del narrare le storie che sono dietro ai grandi drink e al percorso del bere miscelato, così da accompagnare gli ospiti in un cammino di consapevolezza e conoscenza che permetta sia di bere meglio che di arricchire la propria anima con le storie e i sapori di un mondo affascinante. «È esattamente questo il vero lusso – sorride il barman – Concederci il tempo per scambiarci le nostre storie. Ed è anche il senso più profondo della mixology».
Lonely Avenue - Roma - via Luca della Robbia, 18 - 377 092 9792 - lonelyavenue.it