A Napoli se dici bar pensi al caffè. Si, ma sicuri sicuri? La scena dell’’"altro bar", quello da mixology, nel capoluogo campano è certamente partita in ritardo non solo rispetto al resto del mondo, ma anche rispetto ad altre città italiane come Firenze, Roma e Milano, ma sta rapidamente conquistando vitalità e credibilità. Del resto, al di là di ogni oleografia (minaccia questa sempre presente quando si parla di Napoli) sarebbe davvero un peccato (oltre che strano) che quella che è la città dotata di più energia in Italia non fornisse ai locals, oltre agli ormai tantissimi visitatori, la possibilità di bersi un cocktail come si deve.
I migliori cocktail bar di Napoli
L'Antiquario, l'apripista
Il locale che è stato l’antesignano di questa nouvelle vague napoletana dei drink è certamente L’Antiquario (via Vannella Gaetani, 2), che nella classifica del The World’s 50 Best Bars figura stabilmente in buona posizione (nell’ultimo anno occupava la posizione numero 44). Si tratta di un posto di rara piacevolezza, che riesce a unire il classicismo di stile internazionale a un elegante tocco locale. Il bar, che si trova dove un tempo c’era un antiquario, non lontano dalla zona di “spritzerie” di San Pasquale, è non proprio uno speakeasy ma certo gioca a una certa segretezza, nessuna insegna facilmente visibile, ma una porta che richiama e nello stesso tempo separa dal resto del mondo.
L’arredamento è elegante, un po’ azzimato, da jazz bar degli anni Venti (del Novecento) con i bartender e i camerieri in giacca bianca e un’atmosfera buia e rarefatta. Il risultato è che inizialmente non sembra di stare a Napoli ma con il passare del tempo il genius loci fa capolino anche grazie all’eleganza tipicamente partenopea di Alex Frezza, patròn e bar manager. Che parte dal presupposto che in un grande bar sono i classici a fare la differenza, prima di tutto Martini e Negrono (“ma se mi chiedono un Cosmopolitan devo essere in grado di farlo”, sentenzia Frezza) e poi sviluppa una carta di signature dedicata alla città (Napoli Capitale), tra i quali il Cristo Velato, uno “stir&strain” con Bourbon, vermouth, liquore alla ciliegia e assenzio.
Ad Anthill il podio del pairing
L’Antiquario ha aperto la strada ad altri bar interessanti. Uno degli ultimi aggiuntisi alla lista, ma già pensando in grande, è Anthill (via Toledo, 177), che fa parte del progetto Luninist voluto dallo chef Giuseppe Iannotti alle Gallerie d’Italie, che comprende anche il ristorante gastronomico 177Toledo, un bistrot e un coffee bar. Anthill è un luogo vivace ed elegante, nel quale i drink preparati dalla bravissima ed efebica Anna Garuti si sposano alle tapas di Iannotti, portando il concetto di pairing a un livello perfettamente compiuto.
I cocktail sono illustrati nel bugiardino di una scatolina da medicinali che viene consegnata ai clienti e in essi non viene specificato lo spirit usato, ma gli altri ingredienti. Il cliente è infatti incoraggiato a scegliere, piuttosto che un rum, un gin o un mezcal, un “mood” quasi esistenziale: meditativo morbido, floreale elettrico, delicato erbaceo. La presentazione risente di una certa propensione alla spettacolarizzazione, alla cinematografica, come nel KTM: La Bestemmia della Fata, o nel Formicaio. Una terrazza orto si propone come luogo per la meditazione, il panorama o anche semplicemente una sigaretta.
L'ex discoteca: l'ambiente sopra le righe di Mela
Da qualche mese fa scalpore la trasformazione della Mela (via dei Mille, 40), storica discoteca che ha visto ballare generazioni di napoletani fin dagli anni Sessanta dello scorso secolo, in un cocktail bar di una certa ambizione. La postazione che prima era dei dj ora è deputata al missaggio dei cocktail. L’ambiente resta sopra le righe: divanetti rossi, colonne che diventano palme brillanti, una piacevole atmosfera nottambula e vagamente equivoca. Ma la drink list è di livello e il cocktail più “erotico” e di maggior successo, il “Touch Me”, base tequila con aperitivo rosso, lime, soda, passion fruit e pepe di Sichuan, ha come guarnizione un fiore rosso che va addentato a metà bevuta e dà una piccola scossa che rende l’esperienza indimenticabile. Una trovata che funziona.
La Fesseria e i suoi drink anni Novanta
Smentisce decisamente il suo nome La Fesseria, che invece è un luogo da prendere molto sul serio. Si trova al numero 17 di via Paladino, dietro l’Università, ed è un locale minuscolo dove si fa la fila per aggiudicarsi un drink ispirato ai miti degli anni Novanta, dal Tamagotchi (Roku Gin, scrippo di salvia e kumquat) al Telenovelas (rum, pimento, drom, lime e ambume), dal F.R.I.E.N.D.S al Nevermind.
Altri indirizzi di Napoli
Altri posti affidabili sono il Flanagan’s (via Carlo Poerio, 13) con il suo stile decisamente hipster, che al locale originario in via Poerio ha da poco aggiunto il Flanagan’s Room che offre anche cibo di qualità; l’Archivio Storico al Vomero, decisamente classicista; il Dopoteatro-Intrattenimenti e Miscele (via Bellini, 6), che non solo offre cocktail di buon livello sia nei classici sia nelle variazioni, ma si propone come luogo di intrattenimento e spettacolo, sempre e comunque in un clima inclusivo; il Cisterna (via Cisterna dell’Olio, 6a), un bistrot che ha sempre puntato forte sul bere miscelato: e il Barril, un lounge bar nel cuore di Chiaia, che dal 2012 propone buoni cocktail, pensati più per l’aperitivo e per l’happy hour che al dopocena, per la verità.