Top Italian Restaurants atto terzo. Alla scoperta dei migliori ristoranti italiani nel mondo
L’ossessione per la burrata, la febbre per il tartufo, l’onnipresente tiramisù. Sono solo alcune delle costanti che ci hanno accompagnato in 12 mesi intensissimi di viaggi e assaggi. Top Italian Restaurants, la guida online che mette in fila i migliori indirizzi italiani all’estero, festeggia tre anni con 600 storie di autentico sapore italiano nei 5 continenti. Tante le novità in Guida, a conferma di un panorama a dir poco dinamico e competitivo; tra le aperture ci sono anche le firme di Massimo Bottura e Ciccio Sultano.
Scricchiolano i generi classici, l’enoteca va a braccetto con la pizzeria, i bistrot inneggiano al fun dining, la pasta fresca sempre più protagonista nei menu che, finalmente, si affilano e si accorciano. Ed è proprio da una sapiente contaminazione arrivano alcune tra le espressioni più affascinanti e riuscite. Ma veniamo ai numeri.
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Top Italian Restaurants in numeri
Le Tre Forchette tricolore di quest’edizione sono 25, i Tre Gamberi, ovvero i migliori bistrot e trattorie, sono 15, proprio come le pizzerie che vanno a segno con i Tre Spicchi; 20 le Tre Bottiglie, strepitose collezioni di vino italiano nel mondo. Le città più premiate? Un poker in prima fila: Tokyo, Parigi, New York e Copenaghen. Per incontrare il primo premio speciale ci spostiamo, però, in Russia.
Chef of The Year - Emanuele Pollini (Mosca)
Sì, l’embargo può diventare uno stimolo per andare oltre. Saliamo al secondo piano del non esattamente sobrio Lotte Hotel di Mosca per incontrare Emanuele Pollini, talento made in Cesena alla guida di Ovo. Siamo rimasti stregati dalla sua cucina: creativa, rischiosa, istintiva, d’autore in un contesto tra i più difficili al mondo per la cucina italiana. Cracco gli ha lasciato carta bianca, la fiducia è stata altamente ripagata: il menu ha piglio creativo ed esecuzione tecnica molto ben articolata e golosa. Con il caviale crea un gancio con la clientela, poi si viaggia tra sapori e ricordi di casa.
Up-and-coming Restaurant of the Year - Tèrra (Copenaghen)
Una felicissima scoperta in una zona poca battuta, il locale è piccolo e accogliente. Ci muoviamo in un campo tra innovazione e contaminazione, a metà strada tra Roma e Copenaghen. Alla base c’è una ricerca maniacale dell’ingrediente, di produttori bio super fidati, e la vena fantasiosa di Valerio Serino. Segnatevi questo nome. Tra i tanti assaggi, lo spaghettone burro, alici e bottarga boreale ci ha fatto saltare dalla sedia, la sensibilità sulle ottime paste fatte in casa è strepitosa. La compagna Lucia De Luca gli ha ricamato sopra una lista di vini italiani fresca e molto originale nelle scelte. Quando Tèrra abbassa la saracinesca, Valerio e Lucia attaccano al laboratorio di pasta Il Mattarello nel mercato di Torvehallerne.
Pizzeria of the Year - Futura (Berlino)
La pizzeria dell’anno ha il ritmo nel sangue. L’omaggio è alla canzone di Lucia Dalla, una storia d’amore, separata dal muro. Siamo a Berlino est, nel cuore di Friedrichshain, Futura è il nuovo progetto del bravissimo pizzaiolo napoletano Alessandro Leonardi, classe 1981, e il musicista dei Planet Funk, Alex Uhlmann. Dopo aver sdoganato la cultura della pizza napoletana da Standard, a Kreuzberg, Alessandro ha deciso di mettersi in proprio. Tutti gli ingredienti sono importati e selezionati in maniera ossessiva dall’Italia, tutte le pizze devono passare dalle sue mani. L’impasto è favoloso, particolarmente soffice e arioso, a regola d’arte le montanarine iniziali. E la carta dei vini è perfettamente tarata sull’offerta. Sì, oggi Berlino è una delle capitali mondiali della pizza.
Wine List of the Year - Giando (Hong Kong)
Una vespa azzurra all’ingresso e una cantina super incisiva tra i grattacieli di Hong Kong. La carta dei vini dell’anno premia il lavoro del vulcanico Gianni Caprioli, attivissimo nella promozione dei migliori prodotti italiani anche attraverso la sua trattoria Già, oltre a una rete di negozi di prodotti di nicchia dove troverete anche 5 varietà di pomodori italiani. A redigere la carta Emanuele Berselli, uno dei più grandi conoscitori di vino incontrati nei nostri viaggi. Dopo l’esperienza a La Ciau del Tornavento è rientrato da Giando. Il filtro è una ricerca e una selezione che ha pochi paragoni, grandissima profondità nei millesimi, si arriva anche agli anni ’50 e, soprattutto, scelte brillanti e coraggiose poco viste in Asia. Il servizio è perfetto, la cucina tradizionale e rassicurante. Si sta proprio bene.
Best New Opening - Feroce (New York)
Per l’apertura dell’anno bisogna spostarsi a Chelsea, New York, la firma è di Francesco Panella. Feroce spariglia le carte grazie a un ambizioso, e riuscitissimo, progetto tra ristorazione di stampo classico, ottima materia prima. C’è un bel bar all’italiana, la pizzeria con dischi sottili e fragranti deliziosi, grazie allo zampino della famiglia Roscioli, e un ristorante bello esteticamente, con arredi vintage e un team interamente tricolore. I sapori sono netti, autentici: un palato molto italiano, difficilissimo da trovare nella Grande Mela. Perfetto il pacchero al pomodoro, così come una cotoletta alla milanese con tutti i crismi del genere. Un format solido e divertente. E di grande successo.
Guardian of Tradition - Mancini (Stoccolma)
Serietà e rispetto sono le due parole che associamo a questo ristorante a gestione familiare, attivo dal 1978. In un panorama di centinaia di aperture rumorose, e chiusure repentine e silenziose, crediamo che la costanza sia un valore primario. Mancini si aggiudica il premio di Guardiano della Tradizione per l’instancabile lavoro di valorizzazione delle migliori materie prime e rigore delle ricette. Sul tavolo, un biglietto divertente invita la clientela a non immergere l’aceto nell’olio. La cantina, perfettamente gestita dal bravissimo Giancarlo Clark, vanta 2000 bottiglie, molta profondità sulle annate, tra le più belle cantine del Nord Europa. Si respira aria di cose buone. Si comincia con salsicce fatte in casa servite nel pentolino (fare la scarpetta è d’obbligo), o due fette giuste di prosciutto. Le paste sono sempre ben tirate, in stagione il tartufo è quello vero e classicamente proposto; ottima la selezione di oli e di formaggi. In più, Claudio Mancini è un ottimo padrone di casa. Prezioso.
Restaurant of the Year - Il Ristorante Luca Fantin (Tokyo)
Da 10 anni al decimo piano della Bvlgari Ginza Tower. Luca Fantin ha costruito nel tempo la più solida cucina creativa italiana in Asia, dosando al meglio le eccezionali materie prime locali, il ritmo delle stagioni e un background maturato nei più grandi ristoranti in Italia, Spagna e Giappone. Sensibilità e sapori s’intrecciano alla perfezione, magistrale la mano sulle affumicature, i dettagli fanno la differenza: le temperature di servizio, la precisione delle cotture, la gestione della parte sapida e piccante. Lo spaghetto monograno Felicetti ai ricci ce lo sogniamo ancora la notte. Per noi è il Ristorante dell’Anno e la più alta esperienza di cucina italiana d’autore fuori dai confini nazionali.
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