Comincia il viaggio alla scoperta dei premi speciali della guida Oli d’Italia 2022. Ad aprire le danze, Ursini, che quest’anno si è aggiudicata il premio Azienda dell’anno.
Quella della famiglia Ursini è una realtà di riferimento in fatto di produzione olearia per tutta la provincia di Chieti e per la regione in generale. Oltre alle varie tipologie di oli, l'offerta si completa con un'ampia gamma di specialità alimentari, sughi, pomodori. Abbiamo incontrato Giuseppe Ursini, direttore generale, per capire la visione aziendale e il segreto del successo di una realtà come questa, storicamente radicata nel territorio di nascita e orientata sempre di più su vari mercati.
Quali sono state le tappe principali nella vostra storia che vi hanno portato a questi risultati?
La nostra storia, iniziata nel 1988 in qualità di trasformatori, è costellata di tappe importanti e da scelte epocali. Già ai nostri esordi scegliemmo di lavorare in monovarietà, salvo poi effettuare miscele, o composizioni come amo dire io, di più oli monovarietali in modo da arrivare a un prodotto finale come migliore espressione possibile di blend di olio. Era una formidabile innovazione di processo per il periodo.
Altra tappa quella di offrire agli olivicoltori nostri fornitori, sempre negli anni '90, premialità in base alla qualità delle olive consegnate. In effetti indipendentemente dalle rese in olio noi paghiamo le olive in base ad alcuni parametri qualitativi al punto che i fornitori lottano per fornirci sempre il miglior prodotto.
Poi ci sono anche gli investimenti sulla tecnologia...
Successivamente abbiamo installato un frantoio, all’inizio anni duemila, che prevedeva l’ausilio di frangitori innovativi, gramole chiuse e inertizzate, scambiatori di temperatura affinché il controllo della stessa fosse costante, e ad altre accortezze tecnologiche che hanno favorito il risultato migliore possibile.
Sembra una frase fatta ma veramente l’obiettivo è sempre stato quello di arrivare a ottenere un alto livello di qualità in tutte le annate. In sintesi, asticella sempre più alta anno dopo anno, e in effetti gli investimenti in tecnologia continuano a ogni nuova stagione con ammodernamenti e integrazioni.
Come si muove l'azienda sul fronte commerciale?
Abbiamo sempre cercato una distribuzione specializzata, sia in Italia attraverso retail di qualità che all’estero servendoci dei migliori distributori di cibo di qualità. Il controllo delle vendite è sempre rimasto in capo alla famiglia, in modo da non rischiare di far distribuire il prodotto a operatori non all’altezza. Questa selezione non ha favorito una crescita esponenziale e veloce ma ci ha consentito di ottenere, nel tempo, il posizionamento desiderato.
Quali sono gli ostacoli più evidenti che vi trovate a dover affrontare da questo punto di vista e come li avete affrontati?
Recentemente con l’avvento dell’ultima generazione in famiglia ci siamo approcciati al mercato B2C attraverso le vendite dirette online. Questa scelta è stata fatta proprio perché abbiamo, nel tempo, trovato ostacoli spesso insormontabili in coloro che fanno la mediazione tra noi produttori e i consumatori finali. A questi ultimi non arrivano le informazioni complete, tra noi e loro ci sono agenti di commercio, negozianti e/o distributori che perdono per strada tutte le info che forniamo per spiegare loro le peculiarità del prodotto.
L’obiettivo a medio termine è esattamente quello di bypassare questa fase distributiva e arrivare direttamente al consumatore finale, fornendo le info giuste, proponendo il giusto costo e anche recuperando margini maggiori per il produttore. Filiera corta e migliori condizioni di vendita per tutti gli attori, questa la nostra ricetta per il futuro.
Quali sono, a vostro avviso, le azioni necessarie per poter migliorare il comparto olivicolo?
Fino a quando gli olivicoltori non trovano condizioni minime soddisfacenti il comparto non potrà crescere. Lo dimostrano i molti abbandoni dei terreni olivetati, l’estrema frammentazione della proprietà olivicola e la scarsa attenzione verso questo settore dagli agricoltori perché trovano più remunerative la viticoltura, l’ortofrutticoltura, il vivaismo. L’azione principale è quella di trovare strumenti migliori per abbattere la rigidità del mercato fondiario e far aumentare in generale il valore aggiunto al comparto olivicolo, in modo da rendere appetibile il settore a tutti gli operatori della produzione, sviluppando un sistema agricolo a più olivicolture, facendo dialogare meglio tra loro le superfici olivetate tradizionali, intensive e super-intensive.
Quali sono gli ostacoli maggiori?
Certo è, di contro, che la continua e asfissiante attività di promozione sul prezzo finale dell’olio nella GDO (come a esempio la pratica del sottocosto) ci allontana da questi obiettivi. Basti pensare che circa il 70 % dell’olio venduto in grande distribuzione si vende con gli sconti, da quelli minimi a quelli più robusti fino al 50%. È una cosa assurda. Non è possibile che un prodotto alimentare così speciale, praticamente il portabandiera della famiglia dell’alimento-farmaco viste le caratteristiche salutistiche di un olio evo di qualità, debba essere sottoposto a queste ghigliottine del prezzo-civetta obbligate dai mercanti più che dal mercato! Altro punto critico, trascurato troppo secondo me, è educare coloro che possono essere dei veri ambasciatori dell’olio evo: i ristoratori. Su costoro però, se continuano a considerare l’olio come un costo e non come uno strumento formidabile di qualità e anche di valorizzazione dei loro piatti, difficilmente possiamo riuscire a far leva. Devono destarsi e comprendere il potenziale di un condimento che farebbe fare la differenza alle loro cucine. C’è tanto lavoro ancora da fare ma la sintesi si può riassumere in questa frase: “la qualità non basta, bisogna imparare a fare sistema”.
Come andrebbe cambiata o migliorata secondo voi la comunicazione dell'extravergine di qualità?
Come anticipato nella precedente risposta va fatto leva sul consumatore finale fornendogli tutte le informazioni possibili, attraverso un linguaggio semplice ma efficace. Intanto ribadire il primato e il ruolo dell’olio evo italiano: non ci sono grossi dubbi che è il primo in assoluto per qualità, gusto e proprietà nutraceutiche. Confortati dal fatto che possiede una combinazione ideale di polifenoli, acido oleico e Vitamina E, e fortunatamente questi stessi nutrienti che hanno un impatto positivo sul nostro metabolismo sono anche quelli che conferiscono all’olio evo italiano i sui sapori caratteristici.
Potrei azzardare alcune strade:
- Fare educazione alimentare sul valore nutrizionale dell’Olio Evo italiano già nelle scuole in modo da superare le asimmetrie informative che hanno spesso i genitori oggi;
- Promuovere, pur consapevole della difficoltà per ottenerlo, una certificazione di un Olio Evo Premium che affermi un prodotto di alta qualità, nutraceutico e sostenibile. Un Evo che si differenzi nettamente dalla pletora di prodotti che affolla il mercato oggi.
Cose apparentemente semplici ma durissime da superare.
Quali sono le giuste parole chiave per incrementare l'uso di questo prodotto tra i consumatori?
- Eccole:
- Benessere (o Salute)
- Trasparenza
- Sostenibilità
Qual è il vostro approccio al concetto di sostenibilità ambientale?
La mia idea è che in generale, e questo non solo in Italia, in questo ambito l’olivicoltura genera diversi impatti positivi sull’ambiente naturale e sul territorio. La pianta di olivo è infatti in grado di sequestrare CO2 dall’atmosfera stoccando carbonio nel terreno in quantità tali da arrivare ad azzerare quasi tutte le emissioni complessive della stessa filiera olearia. L’Olio Evo e la sua filiera custodiscono dunque un potenziale altissimo sull’impatto ambientale - esso può mitigare l’impronta complessiva in modo virtuoso – e deve continuare a esercitarlo sui campi ma anche potenziando il sistema di trasformazione.
In che modo?
Questa è la norma da seguire secondo me, negli oliveti cercando di adottare pratiche agricole sostenibili con lo scopo di tutelare l’ambiente, nella trasformazione in frantoio utilizzando fonti di energie alternative, pulite e rinnovabili. Continuare però a esercitare questa norma anche attraverso altre azioni, come ad esempio l’utilizzo di materiali ecosostenibili tra gli stessi contenitori ed etichette minimizzando la diffusione dei materiali superflui e invadenti, così come il modo di veicolarli fino a farli arrivare a domicilio del consumatore. Che non sia però tutto questo animato solo da desiderio di “greenwhashing”, perché altrimenti si vanifica tutto. In definitiva mi sento di indicare anche qui una parola chiave: ecolonomia! Ovvero l’ambizione di rappresentare e interpretare un modo nuovo di intraprendere rispettando l’ambiente e investendo sull’avvenire. Questa è in futuro la mia mission!
Ursini - Fossacesia (CH) - Strada Provinciale S.Maria La Nova, 12 - 0872 579060 - https://ursini.com
Oli d'Italia 2022 – pp. 544 – 13,90 euro - acquistabile in libreria e on line
a cura di Indra Galbo
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