I marchi produttori di cibo ultra processato mettono a rischio la salute dei consumatori quanto le grandi aziende del tabacco. A lanciare l’allarme è Chris van Tulleken, professore associato della University College London.
Gli alimenti ultra-processati creano dipendenza
Chris van Tulleken ha spiegato che le aziende produttrici di alimenti ultra-processati stanno utilizzando le stesse tecniche delle aziende produttrici di tabacco per creare e poi commercializzare alimenti che creano dipendenza, soprattutto per i bambini: «Una dieta povera ha superato il tabacco come principale causa di morte a livello globale e una dieta povera significa una dieta ultra processata». Secondo van Tulleken le aziende starebbero dunque «anteponendo il profitto alla salute dei consumatori».
Quali sono gli alimenti ultra processati
I cibi ultra-processati vengono realizzati attraverso numerose fasi di produzione, hanno spesso un alto contenuto di sale e zucchero e contengono additivi, emulsionanti e conservanti. Rientrano in questa categoria: le pizze surgelate, i piatti pronti, i dolci confezionati e gli snack a base di patate. Ma anche alcuni prodotti considerati salutari come il pane a fette e le bevande e i cibi dietetici. Intervenendo alla conferenza annuale dell’Unicef nel Regno Unito, a Harrogate, lo scorso novembre, van Tulleken ha detto: «Siamo sicuri che questi alimenti creino dipendenza, sia nei bambini che negli adulti».
Gli snack come le sigarette
Come scrive il Daily Mail in base alle analisi di 281 studi, pubblicati sul British medical journal, fino a un adulto su sette e un bambino su otto sono dipendenti dagli alimenti ultra-processati. Ricerche precedenti, inoltre, hanno collegato il consumo di alti livelli di questi cibi con una serie di problemi di salute, tra cui l’obesità, il diabete di tipo 2 e il cancro. Un’analisi dei decessi in 195 paesi, pubblicata su The Lancet nel 2019, ha rilevato che una cattiva alimentazione è ora responsabile di più morti nel mondo rispetto al tabacco.
Per capire meglio le dimensioni del fenomeno basta pensare che alcuni produttori americani di sigarette come Philip Morris e R. J. Reynolds possedevano, in passato, dagli anni Ottanta agli inizi del Duemila, alcuni dei più grandi produttori alimentari del mondo, tra cui General Foods, Kraft e Nabisco. Ed è proprio in questo periodo che si è verificato un aumento del consumo mondiale di alimenti ultra-processati. Attacca Chris van Tulleken: «Il problema non è solo che i grandi marchi alimentari si comportano come produttori di tabacco, ma che un tempo erano davvero produttori di tabacco».
La risposta dei produttori
Un portavoce della Food and Drink Federation, che rappresenta l'industria alimentare nel Regno Unito, ha dichiarato: «In questi anni abbiamo investito molto nel modificare le ricette dei nostri prodotti per eliminare grassi, zucchero e sale e per aggiungere più fibre, frutta e verdura. Abbiamo anche ridotto le dimensioni delle porzioni e lanciato prodotti nuovi e più sani». Uno studio dell’Università di Bergen uscito nei giorni scorsi ha evidenziato che proprio eliminando i cibi processati e le bevande zuccherate, e incrementando il consumo di frutta e cereali integrali è possibile allungare fino a 10 anni la propria aspettativa di vita.